La Nuova Sardegna

Una folla in lacrime dice addio ai due fratelli

di Kety Sanna
Una folla in lacrime dice addio ai due fratelli

Nuoro, rose bianche e palloncini rossi per salutare Francesco e Matteo Pintor

28 dicembre 2017
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NUORO. Pioggia e lacrime. Infinita tristezza, immane dolore. I funerali di Francesco e Matteo Pintor sono stati strazianti. Centinaia di giovani, loro amici hanno riempito la chiesa del Sacro Cuore che non ha potuto contenere la folla riunita per salutare un’ultima volta i due ragazzi, e stringersi ai genitori e a Giovanni, sopravvissuto per miracolo al drammatico incidente del giorno di Natale. Tanti, tantissimi coetanei con gli occhi gonfi di pianto, hanno atteso in rispettoso silenzio stringendo in mano una rosa bianca mentre fuori tanti altri hanno aspettato l’arrivo delle salme con palloncini bianchi e rossi. Sono i colori dei Sirbones, la squadra di pallacanestro in cui Matteo giocava nel ruolo di guardia. Con la fascia tricolore il sindaco di Nuoro Andrea Soddu e quello di Orotelli, Nannino Marteddu, a rappresentare la vicinanza delle due comunità. C’erano anche diversi assessori comunali, dirigenti della Banca Intesa, amici, conoscenti ma pure tanti semplici cittadini, toccati nel profondo dalla tragedia dei Pintor.

Alle 10,30 i rintocchi delle campane hanno annunciato l’arrivo del carro funebre mentre all’interno della chiesa si levavano le voci del coro: da quel momento la commozione è stata incontrollabile. Ancora più grande, quando dal portone si sono intravviste le due bare di legno chiaro, sorrette fino all’altare dagli amici di Francesco e Matteo. Dietro i genitori, il fratello, i nonni, gli zii, gli adorati cugini, piegati da un dolore così inumano, ingiusto, inaccettabile. Mamma Annarita stringeva tra le braccia una coperta a righe che ha poi poggiato, insieme alla tesi di laurea in Economia e commercio, sulla bara del figlio più grande, accanto al cuscino di garofani rossi. A coprire quella di Matteo, invece, c’era la maglietta dei Sirbones, la numero 15, firmata da tutti i suoi compagni di squadra. Ha accolto i feretri dei due fratelli il vescovo Mosè Marcia, insieme ad altri sacerdoti, tra cui don Giovannino Puggioni, ex parroco del Sacro Cuore che Francesco e Matteo li aveva visti crescere.

«Insegnaci a pregare – ha invocato a Dio il vescovo di fronte alla chiesa gremita – Te lo chiediamo attoniti, davanti a Matteo e Francesco. Vogliamo stare accanto a questa famiglia che piange i figli che non sono più – ha aggiunto affidando ancora le sue parole ai passi del Vangelo e ricordando quanto importante sia riflettere sugli errori che non sono mai vani – A questa comunità che ha soffocato parole e canti di gioia per il bimbo che ci veniva donato e le ha sostituite con le lacrime del dolore».

Poi il pensiero è andato ad Alessandro Satta, il cugino di Matteo e Francesco che il giorno della tragedia era alla guida dell’auto, e ora si trova ancora ricoverato in gravi condizioni nel reparto di Rianimazione: «Non segni la sua vita questo Natale con rimpianti e rimorsi». E ha aggiunto: «Ci sentiamo malati e particolarmente indeboliti da tanto dolore. Resta accanto a noi tutti: siamo come un bambino smarrito che ha perso la strada, è disorientato e solo ora ammette di aver bisogno di te. Prendici per mano Dio. Prendi per mano la famiglia Pintor, camminale accanto in questa strada attraversata ora dal deserto della prova e della morte. Padre nostro – ha concluso Marcia – sii accanto a questa comunità, soprattutto la sua parte più giovane e liberaci. Tante volte ci siamo fatti imprigionare da strumenti da noi stessi fabbricati; ci siamo messi bende oscure che ci fanno vedere la realtà sotto colori alterati. Senti il nostro grido di angoscia che è il grido di un’intera comunità».

A chiudere la cerimonia il saluto di due studenti del Liceo Fermi, compagni di classe di Matteo che lo hanno ricordato per la simpatia, la sincerità e la serietà. E di un amico di Francesco, che con la voce rotta dall’emozione ha aggiunto: «Nessuno riesce ancora a crederci che non ci sei più. È assurdo. Sei stato speciale. Ciao amico».

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