La Nuova Sardegna

La sassarese ex compagna di Concas: "Ho amato un assassino"

Silvia Sanna
La sassarese ex compagna di Concas: "Ho amato un assassino"

Parla la donna che è stata per 11 anni con l’ogliastrino: «La prostituta l’ha uccisa lui»

30 gennaio 2018
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SASSARI. Alla tv la notizia di un magazziniere arrestato nel Modenese per l’omicidio di una donna. Il telefono che squilla quasi subito: «È lui, è lui». La madre e la sua più cara amica non hanno dubbi. Il nome ancora non c’è ma loro sanno già che ad uccidere la giovane prostituta ungherese e a gettare il cadavere sui binari è stato Pasquale Concas. E nel suo cuore lo sa anche lei, la donna che gli è stata accanto per 11 anni. E che lo conosce meglio di tutti. «L’ha uccisa, ne sono certa». Lei ha 38 anni, è di Sassari e vive a Cagliari. Dice d’un fiato: «Mi sento una miracolata».

La vita con lui. Con Pasquale ha interrotto i rapporti l’8 marzo del 2016. Era il giorno della festa della donna e lei l’ha cacciato di casa, dall’appartamento in affitto a Grizzana Morandi, nell’hinterland bolognese. Quella sera è finita una storia lunga 11 anni. Iniziata nel 2005 quando lei era una studentessa universitaria di Pedagogia desiderosa di impegnarsi nel sociale e indagare nei tormenti della psiche. Aveva accettato con entusiasmo la possibilità di un tirocinio nel carcere di Alghero con i detenuti. L’animava un istinto quasi da crocerossina, li vedeva come poveri Cristi che hanno diritto a una seconda opportunità. Di Pasquale Concas si innamorò all’istante. Lui aveva 37 anni ed era in carcere da 9 per l’omicidio di Loredana Gottardi, rapinata e accoltellata a morte nella sua casa a Olbia il 19 gennaio del 1994. «Per molto tempo non ho saputo la verità – racconta l’ex compagna dell’ogliastrino – Ho sempre pensato che lui fosse stato incastrato, ho creduto alle sue bugie. Leggere che quella donna era stata sgozzata è stato uno choc. Per questo ho provato ad allontanarmi da lui. Inutilmente. Perché è stavo bravo a convincermi di essere cambiato. Mi diceva “senza di te non sono nessuno”. Mi sentivo amata. E l’ho difeso contro tutto e contro tutti. Ho attaccato duramente il sistema carcerario quando gli era stata revocata la semi libertà, ho contestato un’assistente sociale e sono stata indagata per minacce: non c’entravo nulla, sono stata prosciolta da ogni accusa. Ma per lui mi sono esposta tantissimo. Volevo aiutarlo, ero convinta di riuscirci. Un’illusione».

Le fughe e le bugie. Negli 11 anni vissuti insieme, tra il carcere, la semi libertà e la libertà vera, sono due gli elementi che ritornano sempre: le fughe e le bugie di Pasquale. «Lui è uno che scappa, l’ha sempre fatto. Ci ho pensato quando ho letto che i suoi avvocati modenesi hanno chiesto la scarcerazione “perché non sussiste il pericolo di fuga”. È l’esatto contrario. Pasquale scappò la prima volta nel 1994 subito dopo l’arresto per l’omicidio della signora Gottardi: in commissariato chiese di entrare in bagno e si calò dalla finestra. Poi nel 2005 non rientrò nel carcere di Alghero e salì su un traghetto diretto a Genova. E nel 2014, quando era già libero, andò via di punto in bianco dalla Sardegna con in tasca i 700 euro che i miei genitori ci avevano dato per pagare l’affitto di casa. E poi ancora nel 2015, quando vivevamo insieme nel Bolognese: una notte mi convinse a fare una doccia, riempì una valigia di vestiti, prese i soldi dal tavolo e se ne andò di casa con la mia auto. Ebbi paura che potesse fare qualcosa di brutto, avevo iniziato a capire che era fuori controllo. Allora andai a denunciare dai carabinieri. Tornò, mi chiese scusa. E io per l’ennesima volta lo perdonai». Ma quella fu l’ultima volta. Perché lei aveva scoperto le tante bugie, aveva capito che aveva il vizio del gioco, che i soldi guadagnati in Sardegna nella gestione delle pizzerie lui li spendeva alle macchinette. «Pasquale è inaffidabile, non porta a termine nulla. Dice bugie, scappa, volta le spalle a chi l’ha aiutato. Come i miei genitori, che pagano ancora i suoi debiti: 10mila euro per le multe prese con la mia auto». La Renault Scenic che secondo la polizia modenese guidava quando ha ucciso la prostituta: «Per fortuna – commenta l’ex fidanzata – avevamo fatto il passaggio di proprietà, quell’auto ormai è sua».

La paura. Lui non l’ha mai toccata: niente violenza fisica, solo offese. Dal 2013, quando era stato scarcerato dopo 19 anni, Pasquale Concas era cambiato. «Sembrava un’altra persona, aveva scatti d’ira, prendeva a calci le porte e le sedie. Nei miei confronti smise di avere attenzioni e iniziarono le bugie. Sul fatto che giocasse la prima a insospettirsi fu mia madre, lo vide in una sala slot vicino alla pizzeria che avevamo in gestione a Sassari. E poi in casa, nonostante lavorasse, non c’erano mai soldi. L’ho mandato via tante volte e sempre ripreso. Sino a quando un giorno controllai il suo conto e vidi che aveva prelevato 50 euro in una sala slot. Lui negò ma ormai era finita».

L’addio. Dall’8 marzo 2016 non si sono più visti. Lui neanche un mese fa le ha mandato un messaggio su WhatsApp, lei non ha risposto e l’ha cancellato. «Sto provando a ricostruirmi una vita, non è facile», racconta. Nel sentire la notizia dell’arresto a Modena, un brivido e una certezza: «È stato lui, l’ha uccisa e ha provato a cancellare le prove. Come a Olbia, quando aveva tentato di provocare un’esplosione nella casa dove aveva ammazzato la signora Gottardi. Pasquale fa queste cose. Ora l’ho capito. E sono felice di essermi salvata».

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