La Nuova Sardegna

Calangianus incollato alla tv per il suo arbitro da serie A

di Serena Lullia
Il sindaco Fabio Albieri (al telefono) con altri spettatori calangianesi della partita
Il sindaco Fabio Albieri (al telefono) con altri spettatori calangianesi della partita

Bar presi d’assalto per l’esordio di Giua. Il giudizio: promosso a pieni voti

25 febbraio 2018
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INVIATA A CALANGIANUS. Il maxi schermo è sintonizzato su Bologna-Genoa in tutti i bar del paese. Mezzora prima del fischio di inizio i tifosi prendono posto tra sedie e tavolini. Emozionati, agitati, gonfi di orgoglio. Tutti lì per sostenere l’arbitro Antonio Giua, il giovane 29enne al suo esordio in serie A. Una partita che per Calangianus vale un mondiale. Perché quando un tuo concittadino arriva nell’Olimpo del calcio italiano, tutto il resto del paese è come se fluttuasse tra le nuvole e gli dei.

Familiari allo stadio. Papà Pietro segue la partita dagli spalti del Dall’Ara. Al suo fianco l’altro figlio, Ermanno. Il debutto di Antonio in A è un evento a cui la famiglia non può mancare. Da Calangianus arriva però il sostegno a distanza. Tutti inchiodati davanti alla Tv, a casa e nei bar. Chi siano le squadre in campo o quale posizione abbiano in classifica sono elementi di poca importanza. Come anche la presentazione delle formazioni e del modulo di gioco. Ma quando le telecamere inquadrano il giovane Antonio e compare il suo nome, scatta l’applauso. «È teso, è teso», dice qualcuno. «Chissà cosa avrà detto alle squadre negli spogliatoi. L’ha fatto lui il discorso ai giocatori». «Ma quanto è bello!». Pochi minuti ancora al fischio di inizio e ognuno aggiunge la sua pennellata personale al ritratto di Giua.

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Semplice e determinato. 30 anni a metà marzo, ingegnere gestionale con laurea a Pisa, un lavoro da insegnante all’istituto tecnico di Tempio. Figlio di papà Pietro, capo cantiere di Forestas, uomo semplice e riservato. E nipote di Ermanno Giua, storico vice presidente del Consiglio provinciale di Sassari eletto nelle file del Partito socialista.

Orgoglio sardo. «Ha sempre avuto la stoffa per fare l’arbitro – dice il sindaco Fabio Albieri –. Un ragazzo serio, di polso, inflessibile e con carattere. È un orgoglio per noi vederlo su quel campo. Con la sua bravura ha bruciato le tappe». Lo scorso anno l’esordio in B; nel 2013 quello in Lega Pro. «Lo ricordo bene, si giocava Torres-Alessandria e io ero direttore sportivo della Torres – ricorda il primo cittadino –. Perdemmo, ma Antonio fu inappuntabile nell’arbitraggio». «Questa è la prima volta in cui tifo un arbitro – ride Paolo Asara, consigliere comunale –. Antonio è un ragazzo semplice, la sua bellezza sta nella sua semplicità, si merita tutto questo». Rimarca l’orgoglio di avere una stella della seria A come concittadino anche Lollo Amadori. «Da ex assessore, da ex calciatore e da concittadino sono davvero felice che Antonio sia arrivato a questi livelli».

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Vita in paese. Il giovane fischietto orgoglio di Sardegna è cresciuto e vive a Calangianus. Ogni mattina fa colazione al Botticelli Zoo cafè. Succo di albicocca e cornetto vuoto. Niente caffè. E nel bar di via Vittorio Emanuele che Antonio frequenta anche la sera con la sua comitiva, sono tanti gli amici che si sono ritrovati per vederlo in campo. «È un ragazzo socievole, alla mano, senza grilli per la testa – dice il proprietario del locale Salvatore Deligios –. Oggi siamo tutti qui per vedere lui. Di Bologna e Genoa poco ci interessa. Di certo se non ci fosse stato Antonio non avremmo guardato questa partita».

Promosso. Giua mostra il primo cartellino giallo. Ammonizione per Di Francesco del Bologna. Il replay mostra l’azione. Qualcuno dice che il fallo c’era, qualcuno non è d’accordo. Un categorico «Mì che è Antonio nostro. Ha fatto bene!», chiude la polemica sul nascere tra le risate. La partita prosegue. Gli occhi seguono solo l’arbitro. Qualcuno riprende con il telefonino i momenti in cui Giua compare a tutto schermo. Alla fine del primo tempo i sostenitori si guardano soddisfatti. Il giudizio è unanime. Ottimo arbitraggio. Le squadre rientrano in campo e parte il secondo tempo. La tifoseria sottolinea il viso più rilassato, quasi la certificazione che l’emozione è stata spazzata via. Applausi quando il direttore di gara gallurese invita in modo energico Pandev a evitare simulazioni. Dal pubblico si solleva un coro di «Bravo Antò». Il match finisce 2-0 per il Bologna. Ma per Calangianus l’unico vincitore è Antonio Giua.
 

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