La Nuova Sardegna

Strapotere a 5 Stelle, in Sardegna il Pd perde 110mila voti

Strapotere a 5 Stelle, in Sardegna il Pd perde 110mila voti

Ricambio profondo, ci sono 20 esordienti su 25 eletti. 16 sono dell’M5s I grillini crescono fino al 42 per cento. Crollano i Dem, vola la Lega-Psd’Az

06 marzo 2018
4 MINUTI DI LETTURA





CAGLIARI. Nove a zero nei collegi, centomila voti in più del centrodestra alla Camera, più che doppiato il centrosinistra al Senato, sedici parlamentari su venticinque e, come se non bastasse, quasi dieci punti sopra la media nazionale del Movimento: 42,2 contro 32,6. Più gialla di così la Sardegna non poteva essere. Per i Cinque stelle è stata un’apoteosi in ogni angolo. Solo in due collegi ha dovuto faticare un po’ di più e sono quelli per Montecitorio della Gallura, qui la vittoria è stata per appena un punto, e Cagliari, con un distacco di cinque lunghezze. Negli altri, hanno stravinto sempre in doppia cifra, davanti al centrodestra e al centrosinistra molto staccato.

Sondaggisti a segno. In Sardegna i vari Istituti non hanno sbagliato un colpo. Sin all’inizio, i nove collegi erano stati colorati di giallo, con la vittoria più schiacciante ipotizzata nel Sulcis, Camera, e a Nuoro, Senato, con quasi il cinquanta per cento degli elettori schierati con i Cinque stelle, e così è stato. Fra exit poll e instant poll, le interviste fuori dai seggi hanno riportato una realtà esatta fino ai decimali.
La profezia di Di Maio. Nell’ultimo comizio, a Cagliari, il candidato premier lo aveva detto, dopo aver dato uno sguardo all’ultima cartina pubblicata su quotidiani e siti: «Qui gli altri neanche esistono». Ha avuto ragione. Con capacità divinatorie mischiate anche alla cabala, come usano fare a Napoli e dintorni, sbattute tra l’altro in faccia a chi aveva osato insistere con questa frase «ma dicono che il centrosinistra sia in risalita». E lui di rimando, nella replica: «Macché, se supera il 20 per cento, gli andrà anche bene». Ha azzeccato anche questa previsione.

[[atex:gelocal:la-nuova-sardegna:nazionale:1.16555988:gele.Finegil.StandardArticle2014v1:https://www.lanuovasardegna.it/italia-mondo/2018/03/05/news/elezioni-boom-m5s-eletto-velista-mura-1.16555988]]

Caduta libera. Per il Pd è stato un tonfo dovunque e anche la Sardegna ha punito il partito di maggioranza relativa in Parlamento e alla Regione. Centomila voti in meno rispetto al 2013 alla Camera e 110mila sotto nel confronto col Senato. Sempre terzo in ogni collegio e sempre staccato di molto dal centrodestra e di moltissimo dal Movimento. Pensare che le Politiche di cinque anni fa erano state già disastrose per il Partito democratico, che già allora, nell’isola, aveva dovuto cedere lo scettro del primo posto ai Cinque stelle. Solo che allora lo scarto, alla Camera, era stato di appena 42mila voti. Domenica di 186mila, quattro volte tanto. L’unica soddisfazione per i Dem sardi è questa: non sono stati i peggiori in Italia, ad andare ancora più sotto, sempre al Sud, ci hanno pensato siciliani, campani e calabresi. Almeno in quest’occasione la maglia nera è andata altri, mentre nel referendum costituzionale del 2016 era stata la Sardegna a dare lo schiaffo più pesante a Renzi, con il 72 per cento di no. Un messaggio, visti i risultati di domenica, che il Pd sardo ha sempre sottovalutato e dopo due anni il conto è stato ancora più salato.

Resistenti a destra. Il centrodestra è risorto dalle ceneri del 2013, allora era arrivato terzo, e dalla sconfitta alle Regionali del 2014. Cinque anni fa, la coalizione di Berlusconi s’era fermata a 206mila voti, domenica ha recuperato ed è arrivata a un passo dai 270mila. Di sicuro ha funzionato il trascinamento dell’accordo a effetto fra Lega e Psd’Az, che ha ottenuto un sorprendente 10 per cento finale alla Camera. Ma Forza Italia una cosa importante l’ha fatta lo stesso: in Sardegna non s’è fatta superare dai sardoleghisti e sui cugini avversari ha mantenuto un vantaggio significativo di quattro punti. Comunque la Lega avrà per la prima volta un deputato eletto dai sardi ed è Antonio De Martini, coordinatore regionale del Carroccio.
Ballo dei debuttanti. Su venticinque parlamentari eletti, venti sono gli esordienti. Gli unici cinque al secondo mandato sono Emanuela Corda e Antonio Vallascas dei Cinque stelle, Giuseppe Luigi Cucca e Romina Mura del Pd, più Emilio Floris di Forza Italia.

Addio Roma. Domenica, in un colpo solo, «quattro classi dirigenti sono state spazzate via – ha scritto sul suo blog il giornalista Vito Biolchini – e il futuro è tutto da scrivere». Di sicuro, dovranno svuotare l’armadietto in Parlamento diversi pezzi da novanta: Silvio Lai, Caterina Pes, Francesco Sanna, Giovanna Sanna, Paola Pinna e Ignazio Angioni, tutti del Pd, ma anche Luciano Uras (Campo progressista), Bruno Murgia (Fdi) e l’oriundo Paolo Vella di Forza Italia.

Miraggio Roma. I consiglieri candidati alle Politiche erano una dozzina, solo in quattro ce l’hanno fatta: Ugo Cappellacci e Pietro Pittalis di Forza Italia, saranno sostituiti da Gianni Lampis di Fdi e Salvatore Coinu, Gavino Manca del Pd lascerà il posto a Raimondo Cacciotto, Christian Solinas, Psd’Az, a Nanni Lancioni. Fra le bocciature più pesanti alle Politiche, quella del presidente del Consiglio Gianfranco Ganau del Pd.
Più rosa di sempre. Le parlamentari elette domenica sono sette su venticinque. Il Rosatellum ha fatto meglio dell’affossato Italicum: nel 2013 erano state sei. (ua)

Comune

Sassari, terremoto politico in giunta: fuori l’ex M5S Laura Useri

Le nostre iniziative