La Nuova Sardegna

Le inchieste sulla Costa al centro dei veleni al tribunale di Tempio

di Marco Bittau
Le inchieste sulla Costa al centro dei veleni al tribunale di Tempio

La guerra tra giudici e pm scatenata dalle indagini di Fiordalisi su Porto Cervo. L’ex procuratore accusato da Mazzaroppi di avere insabbiato un fascicolo

25 marzo 2018
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TEMPIO. Prima l’arresto del giudice Vincenzo Cristiano, poi la maxi inchiesta sulle aste pilotate con sei magistrati indagati, adesso l’esposto-bomba trasmesso l’altro ieri dalla Procura di Tempio a quella di Perugia. Un dossier di 28 pagine e uno scottante carteggio via mail dove un ex magistrato accusa due colleghi di aver “nascosto” un fascicolo d’inchiesta per bancarotta fraudolenta. A questo punto, non si offenda nessuno se quello di Tempio viene additato come il tribunale dei veleni. La terra di nessuno dove ogni tanto si celebra un processo.

In un clima da tutti contro uno (o uno contro tutti, dipende dai punti di vista) ora volano gli stracci. Il primo passo verso la resa dei conti è l’esposto firmato dall’ex magistrato Francesco Mazzaroppi, indagato nell’inchiesta sulle aste giudiziarie, che accusa l’ex procuratore di Tempio Domenico Fiordalisi e il pm romano Stefano Rocco Fava di aver insabbiato un fascicolo d’inchiesta. Fatti naturalmente ancora tutti da accertare. Mazzaroppi non è una persona qualunque, è stato presidente del tribunale di Tempio e presidente della sezione di Corte d’appello di Sassari. È il “potente presidente” descritto nell’inchiesta sulle aste pilotate. Firma lui da solo l’esposto, ma sembra rappresentare anche gli altri magistrati sotto inchiesta. Non meno “potente” è Domenico Fiordalisi, oggi magistrato in Cassazione a Roma. È lui l’ispiratore di tutte le indagini che riguardano i colleghi (dall’arresto del giudice Cristiano all’inchiesta sulle aste pilotate), nel senso che le ha avviate e poi ha trasmesso gli atti per competenza alla Procura di Roma, finiti sul tavolo del pm Stefano Rocco Fava.

Una guerra senza esclusione di colpi e il perché si è arrivati a questo punto di non ritorno è presto detto. La stagione dei veleni è iniziata nel 2013, con l’arrivo di Fiordalisi a Tempio da Lanusei e con le sue prime inchieste sulla Costa Smeralda. Prima il villaggio Harrods, poi gli abusi edilizi, quindi la corruzione e l’evasione fiscale nella vendita di case e alberghi da Tom Barrack agli arabi del Qatar. Una crociata per il procuratore e quattro anni da incubo per Porto Cervo e dintorni con i grandi alberghi sequestrati e dissequestrati a rotazione sotto gli occhi allibiti dei turisti in vacanza. Sequestri e dissequestri, appunto, una estenuante telenovela giudiziaria che ha creato una frattura tra il procuratore Fiordalisi e i giudici di Tempio, soprattutto i gip.

Il risultato di tante inchieste per ora è stato piuttosto scarso visto che i processi sinora celebrati si sono conclusi quasi tutti con assoluzioni piene. Per quelli ancora in corso si vedrà. Il vero risultato però è stato un altro: lo scontro tra Procura e gip sulla Costa Smeralda ha lacerato il tribunale di Tempio così profondamente da innescare un vortice di inchieste, esposti, denunce e segnalazioni al Consiglio superiore della magistratura. Uno contro tutti o tutti contro uno, insomma.

Adesso la resa dei conti con il clamoroso esposto di Mazzaroppi recepito dalla Procura di Tempio e trasmesso a quella di Perugia. Una storia incredibile che ruota intorno al fallimento di una società del defunto imprenditore di Arzachena Sebastiano Ragnedda (sempre quello delle aste pilotate). Un pentolone ribollente e dentro c’è di tutto: un fascicolo fantasma ritrovato dopo anni, un’inchiesta per bancarotta fraudolenta, una vedova (oggi indagata) che nelle mail si rivolge al procuratore chiamandolo “zio Mimì”. Quasi la sceneggiatura di un film.

@marcobittau

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