La Nuova Sardegna

«In autunno la prossima liberazione»

«In autunno la prossima liberazione»

Berlinguer, responsabile del piano: speriamo nell’integrazione con la fauna locale

15 aprile 2018
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ALGHERO. Dei 14 grifoni spagnoli liberati ieri nel cielo di Capo Caccia, due arrivano da Amsterdam. È la prima volta che dei rapaci allevati nel celebre zoo olandese vengono reimmessi in natura in Sardegna. Per un evento di tale portata, ieri alle “Prigionette” è arrivato il direttore dello zoo di Amsterdam, Rembrandt Sutorius. E ha portato con sé due storie davvero fantastiche, che aggiungono poesia a un avvenimento davvero molto emozionante. «Uno dei due grifoni che abbiamo portato è il figlio di una coppia di rapaci spagnoli che purtroppo non possono essere reimmessi in natura a causa dell’incidente stradale che hanno avuto durante una migrazione – spiega Sutorius –. Hanno riportato delle gravi lesioni e non possono più volare, ma possono riprodursi li abbiamo curati e ora li teniamo con noi». L’altro grifone che dalla Spagna ha fatto scalo ad Amsterdam prima di planare a Porto Conte è una femmina, ed è stata allevata da una coppia di grifoni maschi. Alla faccia di pregiudizi, dibattiti e lenti processi normativi su cui solo l’uomo perde tempo, i suoi genitori sono una coppia omosessuale di fatto. «Hanno fatto il nido e hanno incubato l’uovo fertilizzato di un’altra coppia, che l’aveva abbandonato», riferisce ancora Rembrandt Sultorius prima di assicurare che «la collaborazione col progetto per il ripopolamento del grifone continuerà».

Life “Under griffon wings” ne avrà bisogno perché il lavoro è ancora tanto. «C’è una emergenza demografica, il progetto nasce per questo, e speriamo che i 60 esemplari che arriveranno complessivamente dalla Spagna si integrino con quelli già presenti», è la valutazione di Fiammetta Berlinguer, docente del Dipartimento di Veterinaria e responsabile scientifica. «Il progetto è iniziato nel settembre del 2015 e in questi primi tre anni abbiamo lavorato per preparare le condizioni e rendere l’habitat più ospitale», racconta Berlinguer. «Abbiamo mitigato il rischio da avvelenamento, di cui il grifone è vittima collaterale, attraverso la costituzione per la prima volta in Sardegna del “nucleo antiveleno” del corpo forestale, i cui cani sono stati formati dall’Università di Sassari, gli animali hanno perlustrato il territorio e grazie a loro è stato già rinviato a giudizio un allevatore accusato di avvelenamento della fauna». Un’altra azione fondamentale è stata «la mitigazione della carenza alimentare attraverso la creazione di due stazioni alle “Prigionette” e sul monte Minerva di Villanova – prosegue la responsabile – ma per la prima volta in Italia è stata realizzata un’azione pilota per la realizzazione dei carnai aziendali da parte degli allevatori della zona». I grifoni, ricorda ancora Berlinguer, «sono stati portati qui da Vulture Conservation Foundation, la fondazione europea leader nella conservazione dei vulturidi». Il progetto, conclude, «andrà avanti sino all’agosto 2020, la prossima liberazione è prevista in autunno sul monte Minerva, e ce ne sarà un’altra nel 2019». Come spiega Marco Muzzeddu, direttore del Centro di recupero della fauna selvatica di Bonassai, dell’agenzia Forestas, «sono stati due anni di grosso lavoro, i risultati della gestione in cattività è stato molto positivo. Il risultato del reinserimento resta un punto interrogativo perché non conoscono il territorio speriamo venga agevolato dalla presenza della “popolazione locale”». (g.m.s.)

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