La Nuova Sardegna

Per le elezioni regionali si profila una corsa a 4

di Luca Rojch
Per le elezioni regionali si profila una corsa a 4

Le coalizioni sono ancora in alto mare ma già ci sono i primi nomi su cui puntano La certezza è Puddu, si lavora su Pittalis e Zedda e c’è anche Maninchedda 

08 settembre 2018
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SASSARI. Il traguardo neanche si vede, ma la corsa per le Regionali è già iniziata. Nessuno lo ammetterà mai, ma coalizioni e partiti si pesano. Tutti vogliono il top player, il fuoriclasse capace di catalizzare voti. Carismatico, non troppo usato, nuovo, o almeno nuovista, e con abbastanza verginità politica per poter guardare con il giusto sdegno al passato.

5 Stelle. C’è chi un candidato governatore lo ha già fabbricato e scelto da tempo. I 5 Stelle hanno eletto nella giornata cliccocratica sul loro sito Mario Puddu. E l’ex sindaco di Assemini è in campo da oltre un mese. E il Movimento ha anche il vantaggio di non dover perdere tempo ad alambiccare compromessi programmatici o cencellinare poltrone. L’M5s andrà da solo.

Scaricato da subito il patto d’acciaio Lega-Psd’Az. Puddu ha fatto capire che l’esperimento di governo giallo verde non ha radici per attecchire in Sardegna. Troppo debole la Lega in Sardegna per essere un alleato appetibile. Troppo orientato a destra il Psd’Az per piacere ai grillini di Sardegna. Il risultato per ora è plastico. Duri e puri i 5 Stelle si presentano con il loro programma, anche se per ora non si è visto, da soli, diretti come un razzo al Palazzo di via Roma.

Centrodestra. I 5 Stelle guadagnano metri. Ma il centrodestra mattone dopo mattone costruisce una armata capace di fare paura anche alla corazzata grillina. Il perno è Forza Italia. Attorno Fratelli d’Italia, Udc, Riformatori Sardi, Lega e Psd’Az. E Forza Italia dovrà esprimere anche il candidato governatore. Il motivo è duplice. Fi è ancora il primo partito di centrodestra nell’isola. E le candidature devono essere viste su uno scacchiere nazionale. Si vota anche in Basilicata, Trentino, Emilia, Abruzzo e Piemonte. E i partiti della coalizione hanno diviso gli scranni da governatore. La Sardegna spetta agli azzurri. La designazione arriverà sempre e solo da Silvio Berlusconi, che rimane sempre il dominus del partito. Il cavaliere azzurro sceglierà il suo condottiero per le Regionali. Troppo presto per avere certezze, ma la rosa si restringe. Si parla di Salvatore Cicu, sostenuto dal presidente del parlamento europeo Antonio Tajani. Ma sul suo nome c’è il veto di una parte importante del partito. Al di là delle smentite di facciata i rapporti col deputato Ugo Cappellacci non sono caldissimi. Ancora in corsa il sindaco di Olbia Settimo Nizzi, uno dei pochi capaci di vincere, anche se di un pugno di voti, anche quando Forza Italia colava a picco. Prende quota il nome di Pietro Pittalis, deputato Fi. Già quasi coordinatore regionale, manca la nomina ufficiale di Berlusconi, e particolarmente gradito al presidente. Come avere il jolly in tasca e le carte vincenti in mano. Coordinatore e candidato governatore. Un po’ asso pigliattutto.

Centrosinistra. Il Pd cerca di ripartire dopo lo choc delle Politiche del 4 marzo. Molti chiedevano uno tsunami nel partito, c’è stato al massimo un po’ di venticello. Il segretario Emanuele Cani è arrivato con l’accordo di una parte del partito, che ha messo in minoranza l’area soriana. Ma al di là di questo è rimasta nel Pd la contrapposizione in correnti. Il tentativo di aprire a qualcosa di diverso, come un Pd sardo, è finito dentro il freezer. Rimandato a dopo le Regionali. La possibilità di un’alleanza liquida sembra essere quasi svanita. Se da una parte resta aperta la possibilità di convergere con il progetto portato avanti dal Partito dei sardi, dall’altra si va avanti alla ricerca della conferma del perimetro del centrosinistra che governa la Regione.

Cani prova ad allargare il campo anche attraverso il dialogo con il partito dei sindaci. Ma per ora l’unica certezza è l’accordo con Campo Progressista.

Anche in questo caso è forse troppo presto parlare di un candidato, ma il nome su cui si punta, già da tempo, è il sindaco di Cagliari Massimo Zedda. Lui non ha ancora sciolto la riserva, anche perché sono da valutare confini e programma della coalizione. Ma Zedda dalla sua ha due mandati in cui ha convinto da primo cittadino. Il golden boy della politica isolana potrebbe essere la carta vincente di questa coalizione.

Pds. È la mina vagante. Il jolly che vorrebbe, e potrebbe, scardinare questa architettura. Il candidato governatore più probabile è Paolo Maninchedda. È lui il motore della coalizione che prende corpo. Ma il Maninchedda-pensiero va al di là degli schieramenti.

Più volte l’ex assessore ha ribadito che i concetti di centrodestra e centrosinistra non sono più utili. La “Convergenza nazionale” parte dai temi, dalle battaglie che il Partito dei sardi porta avanti da anni. Temi che servono da base su cui costruire una coalizione. Facile capire che la saldatura non può essere ideologica, ma tematica. Visione che consente al Pds di dialogare con facilità con Forza Italia e con il Pd. A cercare l’alleanza con i Riformatori sardi e con il Partito socialista, con cui già c’è. E Maninchedda ha lanciato la sua opa anche sul partito dei sindaci.

Lo aveva già fatto nella convention di Ottana ad aprile a cui avevano partecipato un centinaio di primi cittadini. Ora cerca di allargare ancora la sua base. Il Pds ha programmato per il 23 settembre un incontro a Tramatza, di fatto aperto a tutti, ma che vuole essere anche un ulteriore consolidamento di questo rapporto tra il Pds e gli amministratori.

@LucaRojch. @RIPRODUZIONE RISERVATA



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