La Nuova Sardegna

Il Pd: primarie di coalizione per scegliere il governatore

Il Pd: primarie di coalizione per scegliere il governatore

Il popolo del centrosinistra sarà chiamato a votare agli inizi di novembre Il segretario Cani: torneremo ad ascoltare le piazze e la società civile

28 settembre 2018
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CAGLIARI. Il candidato presidente del centrosinistra per le Regionali del 2019 sarà «scelto solo con le primarie aperte alla coalizione che andremo a costruire». Non in chissà quali stanze segrete, ma neanche «attraverso diverse consultazioni popolari proposte da altri (dovrebbero essere quelle nazionali lanciate dal Pds) e che rischiano di essere solo la fotocopia dell’originale, le nostre storiche primarie». Ma quando ci sarà la scelta? All’inizio di novembre. A annunciare il percorso più probabile e la data più verosimile, è stato il segretario regionale del Pd. Però prima Emanuele Cani ha detto anche questo: «Da ottobre e per un mese intero il Partito democratico sardo sarà impegnato in una lunga, capillare e decisiva campagna d’ascolto nei territori, destinata a concludersi in un conferenza programmatica del Partito, che per noi sarà fondamentale. È da lì che usciranno il programma elettorale, i nomi degli eventuali candidati e tra l’altro, a quel punto, saranno anche più definiti i confini del nuovo centrosinistra». Perché per risalire la china, dopo le ultime sconfitte elettorali e soprattutto provare a ripetere il successo del 2014, «abbiamo deciso – ha detto Cani – di ripartire dalle piazze, dalle sezioni, dal coinvolgimento non solo degli iscritti, ma di tutta quella società civile, appassionata e solidale. È quella con cui dopo aver dialogato per anni e anni, in un recente passato abbiamo sbagliato a non ascoltare più o molto meno». Di fatto, in estrema sintesi, il Pd ha deciso per contrastare la carica a testa bassa del Movimento Cinque stelle e della Lega, i vincitori delle Politiche di marzo, deve ritornare a essere quello che era prima alle ultime e clamorose grandi sconfitte. Vuole ritornare a essere popolare. «Il nostro sarà quindi un rientro nel mondo reale – ha sottolineato Cani – Perché se è scontato che oggi dica “viviamo l’era dei social, siamo inondati dai post e il consenso è scandito solo dal numero di like”, per fortuna la politica è anche altro o deve ritornare a essere altro. A cominciare dai faccia a faccia con la gente, dal sentire dalla viva voce degli elettori quali sono i loro problemi quotidiani, o il poter discutere, intorno a un tavolo non attraverso i computer, perché ci hanno votato fino all’altro giorno e poi non l’hanno più fatto». Per il Pd quella che sta per partire sembra essere una controrivoluzione culturale anche nella comunicazione. Il vicesegretario Franco Sabatini è stato deciso nel dire: «Certo, useremo ancora e eccome i social, infatti abbiamo in mente di aprire un Forum di discussione sulla Rete, ma allo stesso tempo vogliamo riaccendere le popolari discussioni di una volta». È una strategia – ha aggiunto Laura Pisano – «con cui ci rivolgiamo non solo ai nostri iscritti (sono 11.500), ma a tutti, perché l’obiettivo finale è ricostruire grazie a quello che dovrà essere un contributo collettivo di progetti e soluzioni». Su diversi macro argomenti, che sono stati messi in fila da Cesare Moriconi: giovani e lavoro, turismo, ambiente e industria, sanità e welfare, insularità e trasporti, infrastrutture e spopolamento, cultura e scuola. «Saranno questi – ha detto – i cardini del programma che, a ottobre, costruiremo grazie al contributo fondamentale e decisivo della gente». Roberta Muascas della segreteria Pd ha chiuso così: «Torniamo a essere persone, andremo noi da loro, e non più solo nickname». (ua)

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