La Nuova Sardegna

Camminata tra gli olivi le terre dell’olio si svelano

di Antonello Palmas
Camminata tra gli olivi le terre dell’olio si svelano

Manifestazione in contemporanea nazionale, itinerari nel verde in 16 paesi sardi Alla riscoperta di una importante risorsa e del suo legame con storia e cultura

28 ottobre 2018
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SASSARI. Diciotto regioni coinvolte, 123 i centri italiani, di cui sedici sardi, aderenti al circuito “Città dell’Olio” che nella giornata di oggi organizzano passeggiate negli oliveti, visite a frantoi e olivi secolari, degustazioni, itinerari culturali, corsi di assaggio e tante altre iniziative. È in programma la “Camminata tra gli Olivi”, seconda edizione della manifestazione nazionale che ha lo scopo di raccontare la bontà dell’olio italiano e far scoprire la bellezza del paesaggio. Un’idea semplice ma efficace, quella di proporre qualcosa che altrimenti difficilmente faremmo: camminare circondati dal suggestivo paesaggio degli olivi, che in ogni parte d’Italia vestono le nostre colline. Un’esperienza rigenerante e da riscoprire.

Spiega il sindaco di Santadi, Elio Sundas, coordinatore regionale dell’associazione “Città dell’Olio”: «Siamo partiti lo scorso anno con l’idea di una data fissa e c’è stato subito un buon riscontro, con nove soci aderenti e 80-100 persone partecipanti in media agli itinerari proposti, non male per essere la prima volta». La formula è molto semplice: «Si tratta di una camminata, aperta a tutti, con difficoltà pari a zero, effettuata in aree in cui sono presenti olivi, per conoscere la realtà di questa coltivazione, non solo come prodotto anche per il ruolo che ha nel territorio e nel paesaggio.

Questi paesi partecipanti: nel Sassarese Ittiri, Uri e Usini; in Gallura Berchidda; nel Cagliaritano Dolianova, Escolca, Genuri, Gonnosfanadiga, Serrenti e Villacidro; nel Sulcis Iglesiente Giba, Masainas e Santadi; nell’Oristanese Bosa, Riola Sardo e Seneghe. Diverse tra loro le proposte: «Ogni socio può personalizzarla – dice Sundas – c’è chi punta sui frantoi e chi sulla storia, o chi associa l’iniziativa a un evento culturale. Uri e Usini si incontrano nella seconda parte della giornata per un’iniziativa in comune. Si tratta comunque di una grande opportunità che abbraccia un po’ tutti i territori dell’isola. Speriamo solo nella clemenza del meteo (purtroppo le previsioni non sono le più confortanti, ndc)».

Sarà anche l’occasione per spingere un settore che non sta attraversando una stagione esaltante, con perdite oltre il 50 per cento: «Le forti piogge sia in fase di fioritura che in estate hanno fatto male alle piante e, anche se sento parlare del ritorno della mosca olearia, credo sia più la tigna a fare danni a certe cultivar. Ma non tutti i territori sono stati colpiti» afferma Sundas.

Non ci sarà Alghero, ma la città catalana non si è certo defilata: «A metà dicembre ospiteremo Girolio, di cui siamo tappa finale – spiega il sindaco Mario Bruno, che dell’associazione è consigliere nazionale – e Alghero diventerà vetrina della produzione, mettendo insieme i paesi con le loro imprese uniti da... un filo d’olio. Per quanto riguarda la Camminata, lo spirito è la valorizzazione del paesaggio: gli olivi caratterizzano quello sardo e sono uno strumento fondamentale della nostra economia. Ma è un modo per scoprire la nostra produttività e i nostri territori». Far parte di questo circuito a cosa serve? «Mette insieme comuni e territori diversi ma che sono il cuore pulsante dell’Italia e sono accomunati dalla cultura dell’olio». E da tempo l’associazione si batte per la valorizzazione dei paesaggi olivicoli e per l’inserimento di aree territoriali vocate nel Registro nazionale dei paesaggi rurali storici del Ministero dell’agricoltura.

«Il successo della prima edizione, con circa 20mila partecipanti in tutta Italia – afferma il presidente nazionale Enrico Lupi – ci ha regalato la conferma di una scelta e la responsabilità di un percorso che intreccia il valore delle coltivazioni e dei prodotti e la preziosa passione dei loro custodi, gli olivicoltori. Chi cura e chi visita questi luoghi rappresenta ugualmente un investimento per il futuro economico e turistico del nostro paese». «La sfida che abbiamo di fronte è generare innovazione nel turismo italiano – aggiunge Francesco Palumbo, direttore generale del Mibact – L’idea di cibo deve diventare una “chiave” per leggere i diversi territori italiani, le persone che vi abitano e che coltivano e producono grazie a queste terre. Introducendo così una dinamica di relazione tra turista, cittadino e produttore».

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