La Nuova Sardegna

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«Il futuro non ci deve spaventare»

«Il futuro non ci deve spaventare»

Giovani, istruzione e protezione sociale: la ricetta del Governatore

22 novembre 2018
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CAGLIARI. Francesco Pigliaru, in uno dei suoi ultimi interventi generalisti prima dell’avvio della campagna per le regionali di febbraio, sceglie la platea del convegno per lanciare alcune idee alte sulla Sardegna che verrà.

«Il nostro primo obiettivo è stato evitare che i giovani vadano via dalla Sardegna: questa è la resilienza più importante; lo abbiamo fatto con una serie di misure, e di nuove saranno annunciate a breve, che rendono conveniente l’assunzione di giovani. Se non teniamo i giovani nelle imprese più dinamiche, e non li aiutiamo a fare impresa, non avremo futuro».

Ma le politiche per i giovani sono solo una delle carte per rispondere alla crisi. «Gli intervenuti hanno parlato di come applicano le qualità vincenti per stare sul mercato anche a dispetto degli shock: capitale umano, conoscenza, capacità di cooperare. Queste imprese vivono la crisi come una opportunità, non come un rischio di sconfitta ma come una occasione di vittoria, trovando spazi di mercato che altri non riescono a coprire. Se la Sardegna fosse tutta qui non avremmo problemi, ma non è così. Al di là di eccellenze abbiamo ben visibili e gravi difficoltà. Li ho descritti nella campagna elettorale di 5 anni fa, consapevole che eravamo di fronte a una crisi pesantissima, che non è finita, e mentre parliamo di cose positive intorno a noi cresce la sfiducia verso il futuro, declinata con le disuguaglianze».

Secondo Pigliaru la lettura del passato è utile per trovare risposte oggi. «Il doppio shock, globalizzazione e cambiamento tecnologico, ci pone davanti a un bivio: o ci chiudiamo sperando che torni il passato, oppure governiamo innovativamente il cambiamento, nelle imprese e la società. Al tempo della rivoluzione industriale o dopo i conflitti mondiali il cambiamento insito in quei sconvolgimenti è stato governato. Dobbiamo farlo anche ora. Il nord Europa lo sta facendo con politiche mirate di flexsecurity, e cioè massima flessibilità per le aziende e protezione massima dei lavoratori che fuoriescono dal ciclo produttivo; un raffinato accompagnamento verso nuovo lavoro che richiede alta qualità e molti soldi da spendere. Questa, la battaglia contro chi vuole chiusure e muri, ritorni al passato e divisioni, è la battaglia da combattere, tutti uniti».(g.cen.)

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