La Nuova Sardegna

Traffico di coca, il 52enne di Borore dal gip

Per la Dda di Milano l’imprenditore era il referente di una rete che operava tra Italia e Sud America

30 novembre 2018
2 MINUTI DI LETTURA





SASSARI. Sarà interrogato stamattina dal gip Carmela Rita Serra il 52enne originario di Borore (ma da tempo residente a Sassari) arrestato mercoledì dalla polizia nell’ambito di un’inchiesta per droga della Dda di Milano. Lussorio Manca, imprenditore titolare della Calcestruzzi Mejlogu, con sede legale a Ittiri, tutelato dal suo avvocato Gian Marco Mura deciderà se rispondere alle domande del giudice per fare chiarezza sul suo presunto coinvolgimento in un’associazione criminale – questa è la contestazione – finalizzata al traffico internazionale e alla distribuzione di ingenti quantitativi di cocaina.

Secondo le indagini della Procura distrettuale antimafia del capoluogo lombardo, Manca era il referente sardo della rete che operava tra il Sud America, la Lombardia e la Calabria, con una base logistica nel Varesotto. Oggi l’imprenditore potrà chiarire la sua posizione ma potrebbe anche scegliere di non rispondere – almeno per il momento – alle domande del giudice che lo interrogherà nel carcere di Bancali.

In contemporanea all’arresto di Lussorio Manca a Sassari, altre sei ordinanze di custodia in carcere sono state eseguite dagli agenti del commissariato di polizia di Busto Arsizio. Manca, dopo la perquisizione personale e i controlli all’interno dell’azienda eseguiti dal personale della squadra mobile di Sassari, è stato accompagnato in cella. Secondo gli investigatori attraverso società e imprese all’apparenza pulite sarebbe riuscito a fornire copertura all’acquisto di partite di cocaina attraverso falsi ordini di merce e in una fase successiva ne avrebbe organizzato il trasporto via mare, nascondendo la droga su mezzi industriali o container. L’operazione è stata chiamata Pineapple perché la droga viaggiava insieme alle cassette cariche di ananas provenienti da Santo Domingo. I panetti nascosti in mezzo alla frutta tropicale venivano presi in carico nell’area cargo dell’aeroporto di Milano Malpensa da due componenti dell’organizzazione che lavoravano nello scalo come addetti di una cooperativa: erano loro a recuperare la droga e a fare in modo che superasse indenne i controlli di sicurezza e la videosorveglianza per poi consegnarla ai complici che si sarebbero occupati di smistarla e distribuirla.

Ma a un certo punto qualcosa non è andata per il verso giusto, nel 2016 infatti un commerciante di Padova trovò due panetti di cocaina in mezzo alle cassette di ananas appena scaricate nel suo magazzino, evidentemente dimenticati durante la fase di trasbordo dall’aeroporto.

Incarichi vacanti

Sanità nel baratro: nell’isola mancano 544 medici di famiglia

di Claudio Zoccheddu
Le nostre iniziative