La Nuova Sardegna

I ricci in via d’estinzione, il ristoratore di Alghero: non li servo

di Antonello Palmas
I ricci in via d’estinzione, il ristoratore di Alghero: non li servo

Deriu di Alamo: stop sino a metà dicembre per proteggere la specie. Il ricciaio Bichi: giusta l’apertura anticipata, il vero problema sono gli abusivi

04 novembre 2019
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SASSARI. L’unica cosa certa è che i ricci di mare sono in forte sofferenza. Lo dicono tutti: pescatori, ristoratori, ambientalisti e politici. Per il resto il dibattito cui ha dato luogo l’apertura della pesca al prelibato echinoderma, non solo ristretta ma addirittura anticipata di 15 giorni rispetto agli altri anni, vede posizioni distanti anni luce, pure in presenza di una situazione ambientale che dovrebbe consigliare scelte ben precise. Questo perché dietro il prelievo del riccio c’è un’economia che deve barcamenarsi tra attenzione per la sostenibilità, richieste della clientela (poco disposta a rinunciare al piatto di linguine condite con la mitica salsa rossa) e bisogno di sfamare la famiglia. Quasi sempre a uscirne male è la prima.

Stagione anticipata. Il 24 ottobre scorso l’assessora all’agricoltura Gabriella Murgia ha (un po’ a sorpresa) emanato un decreto sulla stagione del riccio che ha fatto cominciare la pesca il 1° novembre invece che il 15, data che secondo alcuni era già considerata eccessivamente anticipata. La qualità in questo periodo non è ottimale e spinge a un prelievo oltre misura per sopperire alla scarsezza di prodotto ricavabile. Il termine è stato fissato al 15 aprile 2020. Decisioni prese in accordo con i ricciai: taglia minima non inferiore ai 50 millimetri (esclusi gli aculei), per i professionisti limite, 3500 se hanno un’unità d’appoggio, pescando sei giorni su sette; 50 per gli sportivi e solo per il consumo personale e per un giorno. La Murgia ha quindi attribuito le colpe della situazione agli abusivi, e pur ammettendo che la specie è in sofferenza, ha spiegato che la scelta è tutelare i professionisti che dai ricci ci vivono, con l’intento di rafforzare i controlli».

I ricciai soddisfatti. David Bichi, presidente dell’Usps, una delle due associazioni di ricciaio di Oristano, conferma che tutte le decisioni sono state prese in accordo tra le rappresentanze di Cagliari, Oristano e Alghero-Porto Torres con l’assessorato e afferma che «per le dichiarazioni sugli abusivi diamo dieci punti alla Murgia. Perché sinora si è sempre e solo puntato il dito contro chi è regolare e quindi facile da controllare, mai davvero contro chi opera fuori legge. E sono loro a fare i danni all’ambiente. È vero, la specie è in sofferenza, sicuramente, e sono significative le restrizioni agli sportivi, perché dietro questa categoria spesso si nascondono gli abusivi, che non scendono in acqua per i 50 ricci permessi, ma per prendere il più possibile, più di quel che possiamo pescare noi. Vedremo a fine stagione se queste misure saranno servite, ma a patto che si controllino non solo i regolari».

Demolire le licenze. Riguardo all’apertura anticipata: «È stata una nostra scelta – spiega Bichi – nel tentativo di evitare una proroga (come quella della scorsa primavera, ndc)». Ma sei mesi non sono troppi, vista la situazione? «Dal punto di vista operativo il periodo reale a disposizione dei pescatori è molto inferiore, se si tiene conto delle domeniche (in cui è vietato, lunedì per Porto Torres) e del maltempo». E Bichi parla di “demolizione delle licenze”, ovvero di pagare una quota di pescatori per ritirarsi dall’attività e compensare gli investimenti fatti, come possibile strategia, come avvenuto per il pesce spada. «Ma mancano i fondi».

Ristoratori sensibili. C’è però anche chi si muove in senso diverso. Ad Alghero c’è la rassegna “Rosso di mare”, alla quarta edizione gli scorsi febbraio e marzo, una kermesse culinaria con lo scopo di valorizzare il riccio come attrazione turistica, ma con una filiera che va dal pescatore pro autorizzato al ristorante aderente, in modo da sensibilizzare il cliente e preservare l’ambiente. È poi il ristorante “Alamo” di Francesco Deriu a guidare la battaglia della sensibilizzazione sul tema: «Il via alla pesca ora non va bene, le temperature sono troppo alte – spiega – il periodo giusto è metà dicembre, al massimo ai primi del mese. Così il mio locale non serve pasta ai ricci sino a quel periodo. Addirittura c’è chi propone di limitare a due tre mesi, i primi dell’anno, i prelievi». Ricci verso la sparizione? «I pescatori mi dicono che sono molti meno degli anni scorsi, almeno negli scogli».

Ipotesi fermo biologico. «Chiudere la pesca come propongono gli ambientalisti? «No, è una stupidaggine, perché comunque c’è da considerare il problema sociale che si creerebbe, con meno di 200 pescatori sardi che vivono da questa attività – risponde Deriu – Credo che con tempistiche diverse e una seria lotta al bracconaggio del mare, a chi pesca sotto taglia o nei periodi di riproduzione, si possano ottenere grossi risultati. I nostri clienti capiscono il messaggio: la pasta ai ricci non è una carbonara, è un’eccellenza che non puoi avere sempre e non a prezzi bassi. Si prelevi di meno e a prezzi più alti per compensare i pescatori.

Più controlli. «E poi, lo dico contro il mio interesse: occorrono più controlli sui ristoranti – dice il titolare di Alamo, un nome che sa tanto di resistenza eroica – Se l’abusivo non sa a chi vendere, cambia attività. E occorre una stretta su quelli in mare: il riccio è una risorsa troppo importante, ad Alghero e Cagliari è un vero attrattore turistico, e non può essere messo a repentaglio. Molti pescatori la pensano come me. Sediamoci a un tavolo tutti quanti, Comune, associazioni, pescatori, ristoratori, facciamo un quadro e prendiamo una strada che non può essere “continuiamo a pescare finché ce n’è” e neppure “chiudiamo tutto” che significa consegnare i ricci agli abusivi. Muoviamoci prima che finiscano, come a Cagliari».

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