La Nuova Sardegna

Accordo tra Ue e Cina per difendere il Pecorino

 Accordo tra Ue e Cina per difendere il Pecorino

Il formaggio è tra i 26 prodotti italiani protetti dalle possibili imitazioni  Palitta, consorzio di tutela della Dop: «Da anni lavoriamo a questo obiettivo»

07 novembre 2019
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BRUXELLES. Sono ventisei i prodotti italiani inseriti nell’accordo bilaterale contro la contraffazione siglato ieri fra Unione Europea e Cina e la bella notizia è che tra essi c’è anche il Pecorino romano. Il patto firmato a Bruxelles ha l’obiettivo di proteggere cento indicazioni geografiche europee in Cina e altrettante del Paese asiatico nell'Ue da imitazioni e usurpazioni. La cooperazione tra Europa e Cina in questa materia è iniziata più di dieci anni fa, ma il primo atto concreto ci fu nel 2012 quando furono registrate e protette dieci indicazioni geografiche di entrambe le parti. La notizia dell’esito dei negoziati che seguono all’intesa siglata ad aprile è stata data dalla commissione europea in una nota.

«L'accordo riconosce in pieno la legislazione della “protezione”, prevedendo un periodo di transizione triennale per quanto riguarda il Pecorino Romano» dice il presidente del consorzio del Pecorino romano Dop, Salvatore Palitta. Al termine del periodo di “phase out”, di diversa durata a seconda delle Dop, spariranno quindi dal mercato cinese tutti quei prodotti che utilizzano in maniera impropria una denominazione (contraffazione e Italian sounding). Oltre al Pecorino, il periodo di transizione per i formaggi con denominazione riguarda anche l'Asiago (sei anni) e la Feta greca (otto anni).

«Passiamo da una condizione di totale assenza di garanzie di protezione a un riconoscimento in toto – spiega Palitta – si tratta di un risultato molto importante. Quella contro le contraffazioni e l'Italian sounding è una battaglia complessa, impegnativa e sicuramente ancora molto lunga. Una battaglia che il Consorzio combatte da anni in prima linea e continuerà a combattere per proteggere il nostro prodotto sui mercati internazionali, come ha fatto in tutti questi anni parallelamente a quella già vinta sui dazi Usa. Tutto questo per tutelare un formaggio che è simbolo della Sardegna ed è determinante per la sua economia». Palitta sottolinea che «essere riusciti a farsi includere in una lista cosi ristretta di prodotti italiani già in prima battuta è il risultato di un lunghissimo lavoro».

E ora ci si attende di vedere al più presto i frutti di questo accordo, «sotto forma di vantaggi commerciali reciproci e un incremento della domanda di prodotti di elevata qualità – dice Palitta –: c’è una classe media cinese in crescita, infatti, che apprezza moltissimo i prodotti europei autentici, e che cerca l’esclusività e l’originalità. Puntiamo perciò a un riscontro importante proprio da questa fascia di consumatori, come ha sottolineato la stessa Unione europea». Da rilevare che la Cina è la seconda destinazione delle esportazioni agroalimentari dall’Ue e la seconda destinazione di indicazioni geografiche dell’agroalimentare, con un volume che ha raggiunto fra il 2018 e il 2019 i 12,8 miliardi di euro.

«L'accordo, che dovrebbe entrare in vigore entro il 2020, sarà ora sottoposto a un controllo giuridico, dopo di che Parlamento e Consiglio europeo daranno la loro approvazione», spiega il presidente del Consorzio. E solo quattro anni dopo la sua entrata in vigore l’accordo potrà essere esteso ad altre 175 indicazioni geografiche per parte. (a.palm.)

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