La Nuova Sardegna

A fare paura è ora il calabrone europeo

A fare paura è ora il calabrone europeo

Crescono le specie introdotte: monitoraggio su cimice asiatica e Vespa velutina

16 novembre 2019
2 MINUTI DI LETTURA





SASSARI. Il tema dell’introduzione di specie aliene è di grande attualità in tutto il mondo. L’entomologo Ignazio Floris mostra un grafico eloquente: «È un trend divenuto esponenziale a partire dagli anni 80-90 – qui è presente un picco vistoso – un aumento legato all’aumento della movimentazione delle persone e degli scambi commerciali. Registriamo in continuazione l’ingresso di nuove specie di insetti con ricadute di interesse agrario, ambientale e sanitario. Spiega il ricercatore Arturo Cocco: «Se nell’isola le introduzioni erano una ogni due-tre anni, ora si parla di 2-4 ogni anno. In Italia il numero di specie aliene censite è più di 1000, in Sardegna sono circa 290». Qui è stato istituito il Mcdc, il Centro mediterraneo per il controllo delle malattie legate ai vettori, fa capo al dipartimento di veterinaria dell’università di Sassari e si avvale degli entomologi di agraria come esperti. Floris ricorda che l’isola partecipa a progetti europei come Aliem, acronimo di Azioni per limitare il rischio di diffusione di specie invasive in ambiente mediterraneo, che studia anche il comportamento del punteruolo rosso. «Il database che stiamo creando in rete con altri istituti ha l’obiettivo di censire le specie, ma anche di informare e coinvolgere la popolazione nelle segnalazioni. Nel mirino ci sono diverse specie introdotte: oltre al punteruolo e alla temuta cimice asiatica, c’è la Piralide del bosso, una farfalla il cui bruco mangia il bosso. «Il problema – dice Floris – è che in Sardegna abbiamo una specie endemica di bosso, il Buxus balearicus, che ha un areale molto limitato nel Sulcis e la sua perdita sarebbe gravissima per gli equilibri ecologici». Ora si sta monitorando il possibile ingresso del calabrone asiatico, o Vespa velutina, e il calabrone europeo (Vespa crabro), già presente e in grado di attaccare alveari entrando in competizione con altre specie, un pericolo anche dal punto di vista medico in caso di puntura, viste le dimensioni. Secondo Floris, sarebbe il caso di rivedere la normativa sugli ingressi delle merci, perché da qui nasce il problema. «L’Italia ha 39 punti di ingresso contro i 2-3 di altre nazioni, così tutto è più difficile, e spesso importiamo merci di scarsissimo livello economico, tipo la legna da ardere, che nascondo più facilmente le insidie. Per il docente associato Andrea Lentini, la lotta e la ricerca sono fondamentali: «Di tanti insetti considerati in passato una vera piaga non si trova quasi più traccia, specie con l’introduzione di nemici naturali». Sarebbe utile – conclude Floris – capire se ce ne sono già presenti in ambiente, così da ottimizzare gli sforzi. (a.palm.)



In Primo Piano
La lotta al tabacco

Un sardo su tre fuma e i divieti sono ancora blandi

di Claudio Zoccheddu
Le nostre iniziative