La Nuova Sardegna

La pioggia riempie gli invasi le dighe sorvegliate speciali

di Silvia Sanna
La pioggia riempie gli invasi le dighe sorvegliate speciali

Dal 1° novembre raccolti 100 milioni di metri cubi, 30 nell’ultimo fine settimana Al via il rilascio da Casteldoria. Maccheronis, portata limitata dopo l’incubo del 2013

19 novembre 2019
3 MINUTI DI LETTURA





SASSARI. Quasi cento milioni di metri cubi invasati in 18 giorni, 30 solo nell’ultimo week end, tra sabato e domenica. Le piogge eccezionali hanno rimpinguato gli invasi dell’isola che oggi complessivamente contengono 1122 milioni di metri cubi d’acqua, pari al 63% della capienza autorizzata. Un salto notevole rispetto al 31 ottobre, quando le scorte ammontavano 1038 milioni pari al 57% del volume consentito. E il livello, considerato che dopo una breve tregua è previsto il ritorno della pioggia, è destinato a salire in maniera rilevante entro al fine del mese. È chiaro che l’attenzione è altissima, come conferma l’ingegnere Paolo Botti, responsabile del Servizio tutela e gestione delle risorse idriche dell’Agenzia regionale del distretto idrografico: «In questo momento non sono presenti situazioni di criticità dovuti a un eccessivo riempimento degli invasi ma in un paio di casi è stato necessario disporre rilasci graduali di acqua dalle dighe: mi riferisco ai piccoli invasi, quelli in cui si è raggiunto il livello massimo consentito».

Le dighe. È il caso della diga di Casteldoria, al confine tra il Sassarese e la Gallura, dove l’Enel, ente gestore, a partire da domenica Enel ha autorizzato il rilascio di 80 metri cubi al secondo nel fiume Coghinas. «Un provvedimento assunto anche sul Tirso nella piccola traversa di Santa Vittoria – dice Botti – entrambi invasi di capienza molto ridotta che si riempiono in tempi ristretti». Quella di Casteldoria ha una capacità di 8 milioni di metri cubi, molto meno rispetto alla diga di Monte Crispu a Bosa, sul fiume Temo: anche qui negli ultimi giorni è stato disposto il rilascio d’acqua. «Sia Monte Crispu che la diga sul rio Mogoro sono dighe di laminazione – spiega Botti – significa che non devono contenere acqua destinata alla erogazione ma hanno lo scopo di proteggere i territori a valle dal rischio di piena del fiume, trattenendo un certo quantitativo d’acqua che poi viene liberato in maniera graduale». Da qualche anno la diga di Maccheronis sul rio Posada a Torpé ha assunto una doppia funzione: «Tre anni fa la giunta regionale ha approvato il piano di laminazione statica, significa che il livello dell’invaso viene tenuto più basso rispetto al passato riservando una parte alla laminazione», dice Botti. L’intervento, previsto da una norma nazionale del 2004 e attuato nell’isola (ma non solo) con un importante ritardo, ha l’obiettivo di garantire maggiore sicurezza in presenza di gravi eventi: «I territori a valle dell’invaso – spiega il dirigente dell’Agenzia distretto idrografico – cioè i comuni di Posada e Torpé vengono avvisati con un anticipo di almeno 4-5 ore di eventi potenzialmente rischiosi per le comunità. Un margine di tempo prezioso durante il quale attivare le procedure previste di piani di protezione civile, per esempio la chiusura delle strade e della scuole»

Mai più Cleopatra. Il 18 novembre di 6 anni il ciclone Cleopatra devastò mezza Sardegna e provocò la tracimazione della diga di Maccheronis. Milioni di metri cubi d’acqua si rovesciarono sui paesi a valle seppellendo case, strade e campagne. Una scia di morte di cui il ricordo è ancora vivissimo. «Si trattò di un evento eccezionale – dice Paolo Botti – con un tempo di ritorno plurisecolare». Qualche numero per farsi un’ìdea: nel 2013 l’invaso di Maccheronis aveva una portata massima di 30 milioni di metri cubi, oggi ridotti a un massimo di 25. Il 18 novembre i milioni di metri cubi d’acqua che si accumularono nella diga furono 150, cinque volte in più rispetto al riempimento consentito. Ecco perché l’attenzione è altissima, da parte della Regione e dell’Enas. Con l’attivazione di interventi e procedure che in passato non c’erano e che invece oggi possono salvare la vita delle persone ed evitare la devastazione del 2013 di cui la Sardegna – e alcune zone dell’isola in particolare – portano ancora ben evidenti i segni.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

In Primo Piano
La lotta al tabacco

Un sardo su tre fuma e i divieti sono ancora blandi

di Claudio Zoccheddu
Le nostre iniziative