Enel, le energie del futuro solo da fonti rinnovabili
di Claudio Zoccheddu
La centrale di Portovesme non chiude, per la riconversione serve il metano
27 novembre 2019
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INVIATO A MILANO. Le premesse sono chiare e per metterle in pratica sono pronti 14 miliardi di euro. Enel punta tutto, o quasi, sulla sostenibilità ambientale che in fatto di energia si traduce in un due parole: fonti rinnovabili. È questo il focus principale del piano strategico 2020-2022. Non solo, l’obiettivo è massimizzare il valore della multinazionale dell’energia attraverso la sostenibilità. E il piano prevede una drastica decarbonizzazione della produzione energetica che comporterebbe la progressiva chiusura degli impianti non più “sostenibili”, ecologicamente ma anche, e forse soprattutto, economicamente.
Il futuro di Portovesme. Il futuro della centrale elettrica “Grazia Deledda”, dunque, è ancora in ballo ma non sembra avere una posizione centrale nella strategia aziendale dal momento in cui è stata dichiarata “non strategica”. D’altra parte, ieri la centrale sarda non è comparsa nella relazione dell’amministratore delegato di Enel, Francesco Starace, che è entrato nel dettaglio della situazione delle centrali italiane solo per quanto riguarda le centrali di Brindisi, La Spezia e Civitavecchia e Fusina (Venezia) ma ha anche annunciato che per dismettere le centrali a carbone sarà necessario sostituirle con centrali a gas metano. Un annuncio che apre un nuovo scenario nell’isola perché la centrale di Portovesme non verrà dismessa ma nemmeno riconvertita dato che l’isola non ha una dorsale del metano ma soprattutto non sa se mai ne avrà una. Un’incertezza che frena i piani di Enel, già complicati dalla presenza nella zona di Portovesme di altre industrie energivore che ovviamente entrano nello stesso discorso e che per il momento non possono fare altro che accodarsi all’incertezza generale che domina il futuro del Sulcis.
Decarbonizzazione. Gli investimenti destinati al parco impianti a livello globale – sono 1200 disseminati in 31 paesi – ammonteranno al 50 per cento del capex (conto capitale). Il totale ammonta a 14,4 miliardi di euro che verranno investiti per accelerare la capacità di produzione da fonti rinnovabili e contemporaneamente mandare in pensione la generazione “a carbone”. Entro il 2022 il Gruppo Enel dovrebbe sviluppare 14,1 gigawatt di energia da fonti rinnovabili, superando del 22 per cento il piano strategico precedente e conseguentemente riducendo del 61 per cento la produzione legata al carbone rispetto a quello che accadeva entro il 2018 fino ad arrivare al 74 per cento di riduzione entro il 2022. La previsione sulle capacità produttive delle rinnovabili è stata stimata sul 60 per cento del totale, entro i prossimi tre anni. Una prospettiva che mette in evidenza anche il 68 per cento di produzione e emissioni zero di Co2.
Gli investimenti. Oltre agli 1,2 miliardi destinati all’elettrificazione dei consumi, Enel ha messo in conto 13 miliardi che serviranno a gestire la fase di transizione energetica, dividendo la quota in 11,8 miliardi che verranno investiti nella digitalizzazione – che prevede un passaggio al Cloud di tutte le applicazioni di Enel, un passaggio che farà precipitare i costi di gestione ma che trasformerà Enel in un gigantesco provider con 72 milioni di clienti – e automazione delle reti, punto cardine nella strategia della multinazionale. Un investimento che migliorerà la qualità del servizio portando un contributo di crescita sull’Ebitda (il margine relativo lordo) quantificato in 0,7 miliardi. 1,1 miliardi, invece, serviranno per la costruzione delle infrastrutture e dei servizi necessari a garantire e gestire la fase di transizione.
Cambiamenti climatici. In questo caso il portafoglio è più capiente. Per gli investimenti organici nei prossimi tre anni sono stati previsti 28,7 miliardi divisi in produzione di energia pulita e accessibile (7), industria innovazione e infrastrutture (9), città e comunità sostenibili (11) che saranno messi in campo per raggiungere gli obiettivi che impegnano Enel contro i cambiamenti climatici. Nonostante gli impegni economici e le spese per gestire la transizione energetica, Enel prevede per il 2022 un utile netto di 6,1 miliardi che vale il 27 per cento in più rispetto a quello che era stato previsto per il 2019. Anche gli azionisti saranno al sicuro dato che Enel continuerà a corrispondere un dividendo del 70 per cento sull’utile netto ordinario consolidato e un dividendo per azione minimo garantito, con un utile netto di crescita composto dell’8,4 per cento sul Dps implicito e del 7,7 per cento del Dps minimo, che aumenterà di un centesimo.
Il futuro di Portovesme. Il futuro della centrale elettrica “Grazia Deledda”, dunque, è ancora in ballo ma non sembra avere una posizione centrale nella strategia aziendale dal momento in cui è stata dichiarata “non strategica”. D’altra parte, ieri la centrale sarda non è comparsa nella relazione dell’amministratore delegato di Enel, Francesco Starace, che è entrato nel dettaglio della situazione delle centrali italiane solo per quanto riguarda le centrali di Brindisi, La Spezia e Civitavecchia e Fusina (Venezia) ma ha anche annunciato che per dismettere le centrali a carbone sarà necessario sostituirle con centrali a gas metano. Un annuncio che apre un nuovo scenario nell’isola perché la centrale di Portovesme non verrà dismessa ma nemmeno riconvertita dato che l’isola non ha una dorsale del metano ma soprattutto non sa se mai ne avrà una. Un’incertezza che frena i piani di Enel, già complicati dalla presenza nella zona di Portovesme di altre industrie energivore che ovviamente entrano nello stesso discorso e che per il momento non possono fare altro che accodarsi all’incertezza generale che domina il futuro del Sulcis.
Decarbonizzazione. Gli investimenti destinati al parco impianti a livello globale – sono 1200 disseminati in 31 paesi – ammonteranno al 50 per cento del capex (conto capitale). Il totale ammonta a 14,4 miliardi di euro che verranno investiti per accelerare la capacità di produzione da fonti rinnovabili e contemporaneamente mandare in pensione la generazione “a carbone”. Entro il 2022 il Gruppo Enel dovrebbe sviluppare 14,1 gigawatt di energia da fonti rinnovabili, superando del 22 per cento il piano strategico precedente e conseguentemente riducendo del 61 per cento la produzione legata al carbone rispetto a quello che accadeva entro il 2018 fino ad arrivare al 74 per cento di riduzione entro il 2022. La previsione sulle capacità produttive delle rinnovabili è stata stimata sul 60 per cento del totale, entro i prossimi tre anni. Una prospettiva che mette in evidenza anche il 68 per cento di produzione e emissioni zero di Co2.
Gli investimenti. Oltre agli 1,2 miliardi destinati all’elettrificazione dei consumi, Enel ha messo in conto 13 miliardi che serviranno a gestire la fase di transizione energetica, dividendo la quota in 11,8 miliardi che verranno investiti nella digitalizzazione – che prevede un passaggio al Cloud di tutte le applicazioni di Enel, un passaggio che farà precipitare i costi di gestione ma che trasformerà Enel in un gigantesco provider con 72 milioni di clienti – e automazione delle reti, punto cardine nella strategia della multinazionale. Un investimento che migliorerà la qualità del servizio portando un contributo di crescita sull’Ebitda (il margine relativo lordo) quantificato in 0,7 miliardi. 1,1 miliardi, invece, serviranno per la costruzione delle infrastrutture e dei servizi necessari a garantire e gestire la fase di transizione.
Cambiamenti climatici. In questo caso il portafoglio è più capiente. Per gli investimenti organici nei prossimi tre anni sono stati previsti 28,7 miliardi divisi in produzione di energia pulita e accessibile (7), industria innovazione e infrastrutture (9), città e comunità sostenibili (11) che saranno messi in campo per raggiungere gli obiettivi che impegnano Enel contro i cambiamenti climatici. Nonostante gli impegni economici e le spese per gestire la transizione energetica, Enel prevede per il 2022 un utile netto di 6,1 miliardi che vale il 27 per cento in più rispetto a quello che era stato previsto per il 2019. Anche gli azionisti saranno al sicuro dato che Enel continuerà a corrispondere un dividendo del 70 per cento sull’utile netto ordinario consolidato e un dividendo per azione minimo garantito, con un utile netto di crescita composto dell’8,4 per cento sul Dps implicito e del 7,7 per cento del Dps minimo, che aumenterà di un centesimo.