La Nuova Sardegna

Chessa: fiere ed eventi per “vendere” la Sardegna

di Alessandro Pirina
Chessa: fiere ed eventi per “vendere” la Sardegna

L’assessore regionale al turismo: abbiamo le carte per diventare i numeri uno, facciamo sinergia

01 dicembre 2019
4 MINUTI DI LETTURA





SASSARI. L’assessore vuole “vendere” la Sardegna, ma ovviamente non nel senso auspicato qualche anno fa dal leghista Borghezio. No, Gianni Chessa ha tutt’altre intenzioni. Il titolare di Turismo, commercio e artigianato scommette anche lui sulle fiere per conquistare i turisti «a casa loro», ma in modo diverso rispetto al passato. «Sarà una rivoluzione», annuncia. Il primo assaggio del turismo secondo Chessa lo si avrà oggi all’apertura della fiera dell’artigianato di Milano, la più grande d’Italia, dove la Sardegna parteciperà con un suo mega stand. «È la prima che organizzo da assessore, sarà un cambiamento radicale. Ci proponiamo per diventare dei numeri uno. A testa alta, da sardi».

Assessore, in che cosa consistono le novità?

«Abbiamo deciso di dedicare alla Sardegna un grande spazio, perché anche l’occhio vuole la sua parte. Uno stand di 1.800 metri quadri, fatto con materiali ecocompatibili, tutti brandizzati con il marchio Sardegna. Un’idea di arredamento molto accogliente, elegante, bella. Abbiamo abbinato qualità alla tecnologia. Avremo un led wall in cui saranno trasmessi filmati sulla nostra storia, cultura, tradizioni. Sulle nostre storie autentiche. Tutto questa fa la differenza, anche se è inevitabile che rispetto al passato ci siano volute più risorse».

[[atex:gelocal:la-nuova-sardegna:site:1.38038942:gele.Finegil.Image2014v1:https://www.lanuovasardegna.it/image/contentid/policy:1.38038942:1653504813/image/image.jpg?f=detail_558&h=720&w=1280&$p$f$h$w=d5eb06a]]

Quanto è costata alla Regione la partecipazione alla fiera?

«700mila euro più Iva»

Cosa rappresenta l’artigianato per l’economia dell’isola?

«Gli artigiani sono il tessuto commerciale più importante. Ecco perché dobbiamo valorizzare in modo innovativo tutto ciò che è la nostra manodopera di qualità. Anche perché quando c’è la mano del sardo c’è eccellenza. E la fiera sarà il giusto strumento. Finalmente i nostri artigiani avranno più spazio per esporre. Basta con i gabbiotti del passato. Basta con gli angoletti nascosti delle fiere dove non ci vedeva nessuno. E ancora: tutte le azioni di marketing dovranno essere gestite in modo unitario. Fino allo scorso anno la Camera di commercio di Nuoro se ne andava per conto proprio, oggi si è accodata a quello che sta facendo l’assessorato. Stiamo arrivando al brand Sardegna. D’ora in poi le fiere non le faremo gestire da altri, ma le gestiremo noi sardi. È l’ora di fare sistema, non è più tempo di chentu concas, chentu berrittas».

Sarà così per tutte le fiere?

«Certo, abbiamo acquistato gli spazi da Unioncamere. Ogni fiera sarà organizzata secondo le nostre esigenze. E se sbagliamo sarà perché abbiamo sbagliato noi. La fiera di Milano sarà il banco di prova e già da domani (oggi per chi legge, ndr) vedremo cosa c’è da migliorare. Sono convinto che gli artigiani non si aspettino questo grande cambiamento».

[[atex:gelocal:la-nuova-sardegna:site:1.38038943:gele.Finegil.Image2014v1:https://www.lanuovasardegna.it/image/contentid/policy:1.38038943:1653504813/image/image.jpg?f=detail_558&h=720&w=1280&$p$f$h$w=d5eb06a]]

A Milano saranno presenti 109 aziende sarde.

«Si va dagli orafi ai ceramisti, dai produttori dolciari ai coltellinai. La fiera è un momento fortemente commerciale. Arrivano circa 1,7 milioni di persone. È una grande opportunità. Per loro e per me».

In che senso?

«La gente va alla fiera anche per comprare artigianato sardo. E dunque commercianti e artigiani fanno cassa. Ma se la fiera è fatta bene e funziona io vendo l’immagine della Sardegna. A questo servono: a farci pubblicità. La fiera non è un mercatino, ma è una grande occasione di vendita della Sardegna. L’artigianato è un valore aggiunto per la Sardegna, non c’è turista che vada via dall’isola senza comprare qualcosa di artigianale».

Tra i suoi primi annunci ci fu la creazione di un Museo del coltello. A che punto è?

«Ci sto lavorando».

Lo stesso modello di Milano verrà utilizzato anche per le fiere del turismo?

«Certo, il “modello sardo”. Perché le gestiremo direttamente noi, laddove sarà possibile. In base a questo principio abbiamo cambiato alcune destinazioni. I mercati cambiamo velocemente e noi dobbiamo fare lo stesso. Abbiamo tolto Utrecht e messo Vienna: ce lo hanno chiesto le associazioni del turismo all’aria aperta: chi più di loro conosce il settore. Abbiamo aggiunto Tel Aviv, faremo Dubai. Ma le fiere da sole non bastano».

Avete altro in programma?

«Lavoriamo ad azioni congiunte con gli aeroporti, a convenzioni con società sportive come il Cagliari o la Dinamo, in modo che i vari voli verso città straniere siano accompagnati da eventi di sostegno. Noi i turisti dobbiamo andare a strapparli a casa loro. Io non porto i Giganti fuori, ma porto la Sardegna nel mondo. E lo faccio anche grazie ai Giganti. L’archeologia non è mai stata venduta come dovrebbe, eppure è una ricchezza impressionante».
 

In Primo Piano
Elezioni comunali 

Ad Alghero prove in corso di campo larghissimo, ma i pentastellati frenano

Le nostre iniziative