La Nuova Sardegna

Pecorino romano Dop: il consorzio ha 40 anni

Pecorino romano Dop: il consorzio ha 40 anni

Nel 1979 a Bortigali la costituzione dell’organizzazione di tutela del formaggio. Il presidente Palitta: «Da allora crescita importante, ora il nuovo disciplinare»

01 dicembre 2019
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SASSARI. «In tutti questi anni tanto è stato fatto, molto è stato costruito, e i risultati raggiunti sono evidenti, con un prodotto di altissima qualità che è fra i più esportati e conosciuti al mondo». Salvatore Palitta, presidente del Consorzio di tutele del pecorino romano, si dice «onorato di guidare il Consorzio nel momento in cui ha raggiunto un traguardo così importante, i 40 anni dalla fondazione». E questo grazie a un impegno quotidiano, costante, che impone di superare gli ostacoli e non fermarsi mai, per proteggere la nostra Dop – che è la più antica d'Europa – e per tutelare gli interessi dei consumatori, che sono sempre il nostro primo obiettivo».

Il 29 novembre 1979 un gruppo di produttori sardi e laziali, si riunirono nella sede della storica cooperativa lattiero-casearia Lacesa di Bortigali e costituirono il Consorzio per la tutela del Pecorino Romano, una denominazione tutelata riconosciuta internazionalmente dal 1951, con la convenzione di Stresa. Fu grazie a quel riconoscimento che il pecorino romano aveva potuto prosperare nella zona delimitata di origine (Lazio, Sardegna e Maremma), ma solo nel ’79 ebbe finalmente un vero governo della produzione e della tutela.

La riuscita dello storico accordo del ’79 si deve in particolar modo all’allora direttore generale dell’Istituto zootecnico e caseario per la Sardegna, Salvatore Casu, e ad Antonio Ledda responsabile del servizio caseario dello stesso istituto, che forti del loro ruolo nell’amministrazione regionale di allora riuscirono a far coagulare un gruppo di produttori, allora divisi e separati, con una grande azione di sensibilizzazione e di informazione. Da allora il Consorzio è cresciuto sino a divenire il consorzio di tutela più importante in Europa tra i formaggi ovini e il quarto consorzio in Italia in assoluto.

Tra le tappe più significative, il decreto di affidamento dell’incarico di tutela e vigilanza del 14 gennaio 1981, proseguendo con la prima operazione di marchiatura all’origine del 25 febbraio 1982 e con le registrazioni internazionali del marchio nello stesso anno. Tutte azioni che senza la tenacia dei produttori associati non si sarebbero mai compiute. La svolta che permise al Consorzio di accrescere la sua notorietà ci fu quando il ministero dell’agricoltura, tramite il sottosegretario Mariotto Segni, riconobbe al Consorzio l’unicità della titolarità del marchio e la gestione di tutte le provvidenze che allora il Mec (Mercato comune europeo) metteva a disposizione dei formaggi tutelati. Tutti i produttori aderirono, riconoscendone un ruolo fondamentale per la valorizzazione del settore e per una politica di programmazione. Era il 25 febbraio 1987.

Nel frattempo il baricentro si era spostato decisamente verso la Sardegna. Entrò nella stanza dei bottoni un esponente del mondo delle cooperative, Antonello Loddo, che guidò il Consorzio dal 1986 al 1992. Dal 1992 al 1996 il timone passò a un importante produttore privato, il thiesino Serafino Pinna. Gli succedette, dopo un triennio, Salvatore Meloni che, eletto per la prima volta nel 1996, al suo quinto mandato, guidò il Consorzio fino al 2011. Dal 2011 al 2014 il Consorzio è stato guidato da Gianni Maoddi, mentre L’attuale presidente è Salvatore Palitta.

Il percorso del Consorzio è stato contrassegnato dalla crescita delle produzioni e dalla conseguente crescita del patrimonio zootecnico, passando dal 1,2 milioni di capi ovini dei primi anni Ottanta fino a 3 milioni.

La fase di crescita e confronto continua ancora oggi, con le nuove sfide internazionali nel campo della tutela giuridica e della promozione e valorizzazione. «Abbiamo tante cose ancora da fare e migliorare – dice Palitta – Noi siamo prontissimi: vogliamo aumentare la differenziazione dei prodotti sul mercato anche per favorire l’equilibrio tra domanda e offerta, infatti stiamo modificando il disciplinare per portare sul mercato altri tre tipi di pecorino romano da tavola; vogliamo migliorare la performance di mercato del prodotto e rafforzare i produttori in modo che possano trasformare la qualità in valore per le proprie aziende e per l'economia regionale, favorire lo sviluppo locale del territorio di origine, conquistare un sistema di tutela del latte ovino in Europa e rafforzare l'alleanza fra le Dop per contare di più sui mercati internazionali. Infine, abbiamo un obiettivo che mi è particolarmente caro: iniziare un percorso con il Parmigiano Reggiano, con il quale abbiamo una visione comune della Dop e condividiamo la "coabitazione" in alcuni preparati e sughi della tradizione culinaria italiana». Cosa bolle in pentola? «Non posso dire di più – risponde Palitta – ma presto ci saranno importanti novità». (a.palm.)



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