La Nuova Sardegna

Le 3mila ore di volo di Piras fra tragedie e soccorsi

di Francesco Pirisi
Le 3mila ore di volo di Piras fra tragedie e soccorsi

Oggi 76enne, di Oniferi, per anni specialista degli elicotteristi dei vigili del fuoco Dal terremoto in Irpinia agli incendi in Gallura fino ai sequestri De André e Kassam 

13 gennaio 2020
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NUORO. Guardare la Sardegna dall’alto e conoscerne le vicende e i palpiti. Lo può affermare Gianni Piras, 76 anni, di Oniferi, specialista del reparto elicotteristi dei vigili del fuoco. Oggi in pensione, anche se ancora non a riposo. Dal 1999 è formatore per la sicurezza sul lavoro della Geasar, la società che gestisce l’aeroporto di Olbia. Non vola più, ma quelle 3mila ore sopra i mezzi aerei dei vigili, sono come un lunghissimo nastro che svolge spesso nella sua mente. Per ricordare e raccontare. Molte volte sono storie tristi. Nel novembre 1980 vola con l’elicottero da Alghero in Irpinia. Per diversi giorni, la terra tra la Campania e la vicina Basilicata ha ballato rovinosamente. I vigili del fuoco vengono richiamati da tanti comandi d’Italia. Piras: «Il campo operativo vicino a Potenza. Con l’elicottero abbiamo trasportato diversi feriti negli ospedali. Tante vittime e una povertà che il sisma aveva accresciuto». Tanto che il campo sardo dei pompieri era meta di chi aveva necessità di sfamarsi e persino mettere indosso un vestito. Cosa significasse la distruzione delle comunità per le bizze della terra, il vigile del fuoco oniferese lo aveva già visto con i suoi occhi, nel 1972, ad Ancona: «Svolgevo il servizio a Modena, prima sede in Italia con il reparto elicotteristico. Fummo mandati a sovvenire alle necessità della popolazione, in parte sfollata dai luoghi del terremoto». Piras vola nelle Marche, così come in ogni altra area in emergenza. Lo sostiene la risolutezza di chi nella vita ha voluto metterci anche un bel po’ di rischio.

Sceglie i vigili del fuoco già per la leva militare. Quattro mesi di addestramento nelle Scuole centrali antincendi alle Capannelle, di Roma. Poi un anno da ausiliario a Milano, comando di eccellenza: «L’ambiente era altamente formativo. Straordinario, così come a Roma, l’impatto con la grande città». Tra i lati del Duomo sono le stagioni del boom economico: «Figurarsi la sensazione per un ventenne come me. Sino ad allora ero vissuto nella piccola Oniferi, dove l’unico diversivo era una tv collocata nel bar centrale. Ci radunavamo per il film e o la partita di calcio. Ma dovevamo tirare fuori le 10 lire per una consumazione». Più facile diventare un contadino o un piccolo allevatore. Gianni Piras prende al volo il concorso che proprio il comando dei vigili ha appena pubblicato. Di nuovo alle Capannelle, prima di diventare effettivo.

La sede è Nuoro. Vi entra un giovane già formato, nella tecnica professionale e nel carattere: «I vigili curano molto l’aspetto ginnico. A Roma c’era il professor Enrico Massocco, che guidava gli esercizi di 600 allievi, da una torretta posta ai limiti del piazzale: “Uomo sulle spalle”. “Cambio uomo sulle spalle”. E, di volta in volta, ognuno si ritrovava a cavalcioni del compagno o lo caricava sulle proprie spalle». Se si sbagliava era pronto il richiamo di Massocco: “Non si fa così! Perché sei qui? Chi ti ha raccomandato?”. Piras ha già immagazzinato nozioni e prove pratiche che decide di destinare a una carriera da specialista elicotterista, l’uomo che affianca il pilota. I compiti: «Prima di partire fa la verifica sull’efficienza del velivolo e firma il quaderno tecnico di bordo. In volo, tiene sotto controllo motore, impianto elettrico e idraulico». Nuoro e Oniferi sono di nuovo lontane. Altri 12 mesi di corso, tra Caserta e Frosinone, sedi dell’aeronautica militare.

Nel 1972 arriva ad Alghero, per formare uno degli equipaggi che si spostano a bordo degli Augusta AB 47 G2, elicottero da ricognizione, o dei più capienti AB 205 e J3 B1. Tra le emergenze, gli incendi. I fatti sono indimenticabili per il carico di tristezza: «Durante il rogo di Laconi, del 1985, interveniamo per recuperare i corpi dei 4 componenti l’equipaggio di un G222 dell’aeronautica, andato a sbattere su una roccia. Qualche anno dopo, l’incendio di Portisco, sopra Olbia, dove perderanno la vita 14 persone». Il verricello in acciaio con l’aereo-soccorritore in un’occasione scende in verticale anche a Lu Bagnu di Castelsardo, per il recupero di due naufraghi. C’è maestrale, tanto da rendere difficoltoso l’hovering, lo stazionamento in volo dell’elicottero. A Orosei il salvataggio di un giovane incastrato in fondo a un sito archeologico. Sull’elicottero bianco-rosso salirà anche il padre di Farouk Kassam, il bambino sequestrato nel ’92, in Costa Smeralda, per un viaggio con gli inquirenti che pensano di avere individuato il luogo della prigionia. Un'altra vicenda legata a un sequestro di persona passa attraverso le comunicazioni telefoniche della torre di controllo di Fertilia, a cui sono collegati anche i vigili del fuoco. Lo scalo era chiuso per lavori. Un aereo privato contattò la torre di controllo per chiedere l’avvicinamento. Spiegò che si trattava di un velivolo dell’azienda Eridania e che a bordo c’era il professor De Andrè, padre di Fabrizio, in quei giorni in mano ai sequestratori. All’aereo fu consentito comunque di atterrare. Piras: «Non molto tempo dopo, il cantautore genovese e la sua compagna, Dori Ghezzi, furono liberati. Qualcuno ipotizzò che su quel volo avessero trasportato i soldi del riscatto». Vicende segrete, ma non per chi è dentro al sistema di sicurezza e segretezza che caratterizza le operazioni più delicate in una nazione. Gianni Piras e il suo reparto elicotteristico ne hanno avuto una parte, in linea col motto: un giorno senza rischio, risulta un giorno sprecato.

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