Commissioni occupate sfiorato lo scontro fisico
di Umberto Aime
Si inasprisce la protesta delle opposizioni in allarme per lo stallo della Ct1 Bloccati i lavori, i commessi pronti a fare da cuscinetto tra le due fazioni
29 gennaio 2020
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CAGLIARI. Un’occupazione tira l’altra, in Consiglio regionale, e lo scontro ormai è totale. Dopo aver invaso venerdì i banchi della Giunta, le opposizioni sono ritornate all’attacco e sempre per lo stesso motivo: «È solo colpa del caos scatenato dal centrodestra sulla continuità territoriale aerea». Stavolta però hanno cambiato obiettivo: dall’aula grande sono passati alle stanze delle commissioni. Hanno occupato anche quelle, il Partito democratico, Leu, i Cinque stelle e l’intero gruppo dei Progressisti. In massa hanno bloccato i lavori, e solo per «il sangue freddo che, noi del centrodestra, abbiamo dimostrato di avere, nonostante le loro continue provocazioni, la situazione non è degenerata». Dunque, il contatto fisico è stato sfiorato almeno due o tre volte in un pomeriggio ad alta tensione, vissuto con l’affanno in ogni piano del Palazzo. Le urla dei consiglieri, uno contro l’altro, in un susseguirsi di duelli verbali, hanno fatto scattare persino l’allarme generale, con i commessi costretti a far addirittura da cuscinetto fra le due fazioni. Anzi, pronti a intervenire per dividere, se ci fosse stato bisogno, i più esagitati. Per fortuna, alla fine, sono volate solo parole grosse, e nessuno «s’è fatto male», diranno gli impiegati dopo aver assistito ammutoliti alla baruffa.
La mattina. Le opposizioni lo avevano annunciato all’inizio della settimana: «Sulla Ct1 non molliamo di un millimetro, dopo che il presidente ci ha snobbato. Venerdì, non s’è presentato in aula, e anche l’assessore ai trasporti ha marcato visita. Un doppio sgarbo inaccettabile». È stato questo il primo bollettino di guerra circolato dalla sala stampa, al piano terra, fino alla presidenza, al sesto. Poi a scaldare ancor più gli animi è stata la conferma che il vertice fra la Regione e Bruxelles era stato rinviato al 3 febbraio. «Eccola, l’ennesima balla di Solinas. Ormai le sue fake news sono quotidiane», ha tuonato verso l’ora di pranzo Francesco Agus, capogruppo dei Progressisti. Intuito che all’orizzonte c’era aria di tempesta, la maggioranza s’è riunita in un battibaleno con l’assessore ai trasporti Giorgio Todde, per far sapere poco dopo con Francesco Mura di Fratelli d’Italia: «Ci ha confermato che dobbiamo essere ottimisti. La trattativa con l’Europa va avanti. Siamo a buon punto sia sui bandi che sulla proroga». Poi, davanti all’ascensore, qualcuno della maggioranza ha provato a proporre un armistizio all’opposizione. La risposta è stata una sola e scontata: «Chissenefrega di quello che vi siete detti. Noi vogliamo confrontarci con Solinas. Occuperemo le commissioni».
Il pomeriggio. L’assalto è cominciato, intorno alle 16, nell’aula delle riforme, poi la marea si è spostata nella stanza dove doveva riunirsi il parlamentino che si occupa di lavoro e cultura. La strategia d’attacco è stata identica: con un colpo di mano, le opposizioni hanno preso possesso delle poltrone destinate ai presidenti e bloccato sul nascere le riunioni. In un attimo la situazione è diventata esplosiva. Il centrodestra ha chiamato in causa i questori del Consiglio, sono loro i responsabili dell’ordine pubblico nel Palazzo: «O ci fate lavorare, oppure che intervengano i commessi per portarvi via di peso», è stata la minaccia. Dal fronte opposto hanno replicato a muso duro: «Noi non ci muoviamo». Con Piero Comandini del Pd che è stato fra i primi a metterci la faccia davanti alle telecamere: «La nostra misura è colma. Andremo avanti ad oltranza». In quel preciso momento tra l’altro s’è consumato anche il confronto più aspro di tutta la giornata, protagonisti Desirè Manca dei Cinque stelle e Giorgio Oppi dell’Udc, il decano dei consiglieri. Con la prima che, in serata su Facebook rilancerà questa ricostruzione: «Il collega mi ha apostrofato dandomi della tonta, dicendomi che non rappresentavo nulla e che dal nulla arrivo e nel nulla devo tornare». Oppi replicherà: «Le ho detto solo che c’è un regolamento e che qui nessuno può fare di testa sua». Lo scambio furibondo, allargato a tutti i presenti, è andato avanti per almeno un’ora e di sicuro è stato l’arrivo in forze dei commessi a evitare il peggio.
La serata. Con gli animi ancora su di giri, il centrodestra ha organizzato una conferenza stampa volante. «Non abbiamo paura e mai ci faremo intimidire da chi ha scaricato sulle nostre spalle il pasticcio della Ct1 e ora gioca a fare il violento. Nonostante la gazzarra, siamo riusciti comunque a dare il via libera alla bozza della legge sul Corpo forestale. Noi lavoriamo. Gli altri fanno cabaret», hanno detto uno dopo l’altro, Franco Mura e Giovanni Satta del Psd’Az, Dario Giagoni e Pierluigi Saiu della Lega e Stefano Tunis di Sardegna 20Venti. Cosa vuole dire? «Che la prossima volta, interverranno i commessi». Vale a dire: questa guerra, sempre più totale e totalizzante, di sicuro è solo agli inizi.
La mattina. Le opposizioni lo avevano annunciato all’inizio della settimana: «Sulla Ct1 non molliamo di un millimetro, dopo che il presidente ci ha snobbato. Venerdì, non s’è presentato in aula, e anche l’assessore ai trasporti ha marcato visita. Un doppio sgarbo inaccettabile». È stato questo il primo bollettino di guerra circolato dalla sala stampa, al piano terra, fino alla presidenza, al sesto. Poi a scaldare ancor più gli animi è stata la conferma che il vertice fra la Regione e Bruxelles era stato rinviato al 3 febbraio. «Eccola, l’ennesima balla di Solinas. Ormai le sue fake news sono quotidiane», ha tuonato verso l’ora di pranzo Francesco Agus, capogruppo dei Progressisti. Intuito che all’orizzonte c’era aria di tempesta, la maggioranza s’è riunita in un battibaleno con l’assessore ai trasporti Giorgio Todde, per far sapere poco dopo con Francesco Mura di Fratelli d’Italia: «Ci ha confermato che dobbiamo essere ottimisti. La trattativa con l’Europa va avanti. Siamo a buon punto sia sui bandi che sulla proroga». Poi, davanti all’ascensore, qualcuno della maggioranza ha provato a proporre un armistizio all’opposizione. La risposta è stata una sola e scontata: «Chissenefrega di quello che vi siete detti. Noi vogliamo confrontarci con Solinas. Occuperemo le commissioni».
Il pomeriggio. L’assalto è cominciato, intorno alle 16, nell’aula delle riforme, poi la marea si è spostata nella stanza dove doveva riunirsi il parlamentino che si occupa di lavoro e cultura. La strategia d’attacco è stata identica: con un colpo di mano, le opposizioni hanno preso possesso delle poltrone destinate ai presidenti e bloccato sul nascere le riunioni. In un attimo la situazione è diventata esplosiva. Il centrodestra ha chiamato in causa i questori del Consiglio, sono loro i responsabili dell’ordine pubblico nel Palazzo: «O ci fate lavorare, oppure che intervengano i commessi per portarvi via di peso», è stata la minaccia. Dal fronte opposto hanno replicato a muso duro: «Noi non ci muoviamo». Con Piero Comandini del Pd che è stato fra i primi a metterci la faccia davanti alle telecamere: «La nostra misura è colma. Andremo avanti ad oltranza». In quel preciso momento tra l’altro s’è consumato anche il confronto più aspro di tutta la giornata, protagonisti Desirè Manca dei Cinque stelle e Giorgio Oppi dell’Udc, il decano dei consiglieri. Con la prima che, in serata su Facebook rilancerà questa ricostruzione: «Il collega mi ha apostrofato dandomi della tonta, dicendomi che non rappresentavo nulla e che dal nulla arrivo e nel nulla devo tornare». Oppi replicherà: «Le ho detto solo che c’è un regolamento e che qui nessuno può fare di testa sua». Lo scambio furibondo, allargato a tutti i presenti, è andato avanti per almeno un’ora e di sicuro è stato l’arrivo in forze dei commessi a evitare il peggio.
La serata. Con gli animi ancora su di giri, il centrodestra ha organizzato una conferenza stampa volante. «Non abbiamo paura e mai ci faremo intimidire da chi ha scaricato sulle nostre spalle il pasticcio della Ct1 e ora gioca a fare il violento. Nonostante la gazzarra, siamo riusciti comunque a dare il via libera alla bozza della legge sul Corpo forestale. Noi lavoriamo. Gli altri fanno cabaret», hanno detto uno dopo l’altro, Franco Mura e Giovanni Satta del Psd’Az, Dario Giagoni e Pierluigi Saiu della Lega e Stefano Tunis di Sardegna 20Venti. Cosa vuole dire? «Che la prossima volta, interverranno i commessi». Vale a dire: questa guerra, sempre più totale e totalizzante, di sicuro è solo agli inizi.