La Nuova Sardegna

Coronavirus, esperimento sociale: in giro per Sassari con un cinese in mascherina

di Luigi Soriga
Coronavirus, esperimento sociale: in giro per Sassari con un cinese in mascherina

Ecco la reazione della gente alle Poste e in autobus

12 febbraio 2020
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SASSARI. L’esperimento sociale è presto fatto: prendi un cinese, gli metti una mascherina, lo porti in giro a Sassari, e poi lo fai entrare in un ufficio postale affollato o in un autobus. E vedi come reagisce la gente.

Presente la vecchia pubblicità progresso dell’Aids, quello con l’omino che cammina con l’aurea fosforescente? Ecco, un cinese che passeggia bardato di mascherina è all’incirca così. Tra occhi sgranati, colpetti di gomito, si sentiva un tantino osservato.

«Sicuro che sia il caso di entrare alle Poste? Se poi mi linciano mi difendi tu?».

Ore 11,30, ufficio postale di via Ungaretti, affluenza utenti medio alta. Massimo si prepara a recitare la parte dell’untore. Indossa la mascherina, ma si vede che non ha studiato all’actor studio. Prima ancora di entrare in scena sta già ridendo a lacrime. Riprende contegno e varca la porta. E la reazione è stupefacente: nessun fugone e niente panico. Anzi, una certa brezzolina di indifferenza. Massimo decide di alzare un tantino il livello. Prende il ticket, vede una sedia vuota e si sistema accanto a due signore. C’è un attimo di smarrimento. Per qualche minuto lo scansionano tipo tomografia assiale. Massimo fa finta di nulla. Poi una nonnina prende il coraggio: «Ma tu perché porti la mascherina?». «Perché ho la tosse». E lì accade qualcosa di surreale: «Ah, meno male – esclama un’altra – chissà che fastidio, mi sono detta. Pensavo ti avessero fatto indossare per forza la mascherina. Poverino. Già siete discriminati con questa roba del coronavirus. Voi lavorate, siete onesti, meglio di così». La nonnina è anche preoccupata: «Ma stai prendendo qualcosa per la tosse?». E lui: «Lo sciroppo». «Nooo, prendi Seki pastiglie, funziona meglio».

Massimo a questo punto è il lizza per l’Oscar. Ha anche l’aria un po’ commossa per l’affetto dei sassaresi.

Si cambia location: 11,52, ufficio postale di via Luna e Sole, affluenza alta. Massimo entra in assetto da untore, e anche questa volta non se lo fila nessuno. Sta in piedi davanti agli sportelli accanto a un utente. E questo, invece di allontanarsi, gli attacca un bottone di 5 minuti: «Ma il coronavirus è molto grave? I tuoi sono qui o in Cina? Stanno tutti bene? Tu sei il numero 70, io sono il 54 e sto qui già da un’ora...». Prima che gli chiedesse gruppo sanguigno e iban, Massimo decide che è meglio andare via. Esce ancora sollevato dall’affettuosa incoscienza dei sassaresi. Esperimento fallito.

E allora è giunto il momento dell’upgrade. Il Level 2: o cinese c’a tosse. Come quello dell’audio napoletano, che affitta “o cinese” per ogni occasione. Emiciclo, via Tavolara, ore 12,15. Un gruppo di ragazzini alla fermata del pullman scherza: «Ebbè coronavirus, cro cro!». Massimo sceglie la corsa LP, destinazione Li Punti. Sale e si accomoda nella sedia davanti alla porta. Un passeggero era già dentro da un po’. Manca un minuto alla partenza: sulla testa gli si materializza la nuvoletta col fumetto: “che faccio? #°^+§ ??* scendo o non scendo, scendo o non scendo?”. Massimo gli dà una mano con un sonoro colpo di tosse. Quello, si alza, temporeggia un istante, e poi con una certa nonchalance, guadagna l’uscita e svapora a passo svelto. Massimo è a lacrime. L’autista accende il motore, un minuto e si parte. E i passeggeri si fiondano nell’autobus. Timbrano il biglietto e quando alzano lo sguardo per loro è troppo tardi, sono in un punto di non ritorno: davanti a loro c’è “o cinese c’a tosse”, e non possono scappare. Allora è un po’ come quel gioco, dove c’è una sedia in meno e chi resta in piedi perde. Tutti fanno a gara a chi si siede più lontano. Tra una fermata e l’altra il mezzo si riempie, i posti latitano e quello accanto a Massimo è ancora libero. Sale una signora, sta per occuparlo, poi nota la mascherina, sgrana gli occhi e inchioda. Ripiega sul posto disabili. Il bus ormai è zeppo, e resta solo un posto libero. “O cinese” lo difende a colpi di tosse. Level 2, obiettivo completato. E pensa: "ma che toghi i sassaresi".

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