La Nuova Sardegna

Spettacolo e paura, la domenica da eroi alla corsa delle pariglie

di Enrico Carta
Spettacolo e paura, la domenica da eroi alla corsa delle pariglie

Tanti numeri da applauso sullo sterrato di via Mazzini Cavaliere cade e viene calpestato dal cavallo: in ospedale

24 febbraio 2020
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ORISTANO. Il buio nasconde le insidie. Il coraggio prova a cancellarle, ma la dura legge di via Mazzini tradisce una parte del gruppo dei 111 cavalieri. La corsa delle pariglie, che sino a quel momento era stata di altissimo livello, gela i cuori quando Salvatore Montisci finisce a terra. Non è il primo a provare quanto dura sa essere la sabbia su cui i cavalli sembrano volare col loro incedere massiccio al galoppo. Qualche minuto prima era stato Marco Cardias ad assaporare il duro impatto, ma si era rialzato subito, salvo accorgersi dopo un po’ che in fondo la botta in testa, per quanto non seria, avesse bisogno di una controllata dei medici e così è salito in ambulanza per una verifica.

Quando invece Salvatore Montisci perde l’equilibrio e finisce giù, per essere poi calpestato al petto dagli zoccoli del suo destriero, la paura nei cuori delle migliaia di persone che assistono allo spettacolo, è tanta. È cosciente e muove le gambe, ma dopo aver accennato per un attimo a rialzarsi, deve cedere al dolore del trauma e crolla. Il sole è andato via da un pezzo e lungo la pista le uniche luci sono quelle delle insegne dei negozi e dell’illuminazione pubblica. È forse per questo, per l’ombra della sera che incombe inesorabile, che il numero provato assieme ai compagni di pariglia Bernardino Ecca e Alessio Falchi riesce solo per qualche decina di metri. Poi il volo e l’angoscia, cancellata comunque dal fatto che non abbia mai perso conoscenza. È solo un trauma, un bruttissimo trauma, ma poteva andare peggio anche se per lui c’è una sera di festa cancellata e un letto di ospedale che neanche oggi lascerà.

Da quel momento c’è spazio solo per la benedizione del componidori Ignazio Lombardi, con l’arrivederci a domani, e spazio per la chiusura della giostra con la corsa delle pariglie che diventa monca. Dodici terzetti che non fanno in tempo a esibirsi perché le condizioni non lo consentono più e si rischia troppo. Quel pizzico di delusione in chi aspettava altre evoluzioni è compensato dall’altissimo livello dei tanti numeri sin lì apprezzati. I fuochi d’artificio erano iniziati con il “tre su tre” dei cavalieri in piedi sulla sella e cavalli al galoppo firmato da Federico Fenu, Sergio Ledda e Matteo Licheri o con la variante del cavaliere centrale di spalle alla direzione di corsa proposto da Cristian Pisanu, Elisabetta Sechi e Gianni Serra; seguiti da Gianluca Fais, Davide Fiori e Fabio Fiori; e da Alberto Carta, Fabrizio Pomogranato e Claudio Tuveri.

Da lì, come avviene nelle grandi orchestre, è stato un crescendo grazie alla “piramide” di Michale Casula, Marco Pau e Roberto Volturo; al “ponte volante” dell’esordiente Davide Cingolani con Luigi Iriu e Alessandro Scanu; al “tre su tre” con la variante dei due cavalieri laterali che voltano le spalle al percorso, griffato Daniele Mattu, Alessio Piras e Christian Sarais.

Per il pubblico, non sazio di adrenalina dopo il più ripetitivo copione della corsa alla stella, c’è stato poi modo di trattenere il fiato prima di liberare gli applausi davanti al “ponte volante” un po’ incerto di Daniele Cannea, Gianfranco Manunza e Filippo Vidili e quello più solido di Andrea Piroddi, Furio Tocco e Alberto Vacca; la pariglia di Emanuela Colombino, Rodolfo Manni e Paolo Soddu ha regalato una “verticale sulla sella”, seguita poi da un tris di “tre su tre” proposti da Francesco Carboni, Renzo Mura e Francesco Salis; e ancora, per quanto un po’ traballante, da Alberto Matta, Carmen Murru e Fabrizio Sanna; infine quello quasi perfetto o, perché no, perfetto di Salvatore Aru, Fabio Chessa e Gianluca Muru.

Mancava solo l’acuto finale, invece c’è stata la stonatura dell’ambulanza, in pista per due volte, e l’ordine di interrompere tutto, ché andare avanti senza luce sarebbe stato impossibile. Roba da eroi e, in fondo, i cavalieri in sella lo erano già stati.

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