La Nuova Sardegna

Miele, terzo anno in calo: produzione dimezzata in Sardegna

di Antonello Palmas
Miele, terzo anno in calo: produzione dimezzata in Sardegna

Un disastroso 2019 a causa della primavera tardiva e durata troppo poco. Schirra, Apiaresos: «Ora temiamo le gelate distruttive dopo il caldo anomalo»

01 marzo 2020
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SASSARI. L’apicoltura sarda prova a riprendersi dopo tre stagioni di fila contrassegnate da cali paurosi e perdite. «Anche il 2019 ha fatto registrare un crollo ulteriore, all’incirca del 50 per cento, pur mancando ancora dati ufficiali – spiega Nino Schirra, presidente di Apiaresos, la principale associazione del settore – Se nel 2017 fu colpa della siccità e nel 2018 dell’eccesso di precipitazioni, lo scorso anno c’è stata una primavera molto anomala, iniziata tardissimo e quindi durata troppo poco, perché subito è cominciata l’estate. Questo scombussolamento della campagna del miele ha fatto mancare i flussi nettariferi e le api a causa delle temperature rigide non sono potute uscire, provocando il calo produttivo. A quel punto i grossisti hanno alzato i prezzi e la grande distribuzione si è rivolta su mercati che proponevano prezzi nettamente più bassi, a scapito della qualità, come quello cinese, e sono state scoperte diverse frodi».

In attesa dei pagamenti. Anche a livello nazionale il calo è del -50%, con punte del -85% in qualche regione. La causa è sempre quella: cambiamenti climatici e importazioni ai massimi storici. «Se sul problema clima noi apicoltori possiamo fare ben poco – dice Schirra – dobbiamo constatare che nulla è cambiato nell’atteggiamento della Regione. Basti dire che non sono stati ancora pagati i danni per la siccità del 2017 e le aziende fanno fatica ad andare avanti senza liquidità dopo tre stagioni tra le peggiori degli ultimi 20 anni. Ci sono state le elezioni, le promesse, ma siamo alle solite. Nonostante i pagamenti per le calamità fossero in bilancio, non li abbiamo visti, promettono di attivare una task force per le richieste inevase e affermano che ci sono problemi con Agea, ma voci di corridoio dicono che rischiamo di perderli. Per fare un paragone, la Toscana ha istituto dei microcrediti operativi da subito che danno la possibilità di accedere a tasso zero e con la possibilità di restituire in 15 anni».

Previsioni per il 2020. La fine dell’anno dal punto di vista meteo è stata abbastanza promettente: «Tanta acqua ha rinverdito le campagne e riempito le falde – spiega Schirra – poi da metà gennaio niente più pioggia e primavera anticipata: siamo abbastanza preoccupati. In pratica è come se fossimo ad aprile, c’è stata una fioritura anticipata. E il rischio gelate è dietro l’angolo, bastano un paio di notti con la temperatura sotto lo zero per distruggere tutto. La natura ha dei ritmi che vanno seguiti. Ad esempio, ora c’è la fioritura dell’asfodelo, ma l’ape potrebbe non essere pronta per raccogliere il nettare, avendo bisogno di venti gradi centigradi per operare. Ma c’è un altro serio problema con cui fare i conti».

I tagli degli eucaliptus. Il miele di eucaliptus – dice il presidente di Apiaresos – ha sempre rappresentato il 60 per cento della produzione sarda. «Le campagne denigratorie nei confronti di questa pianta vanno avanti da una quindicina di anni con la scusa che non sono piante autoctone, consumano molta acqua e ai pastori non piacciono perché dicono che sotto non ci cresce nulla. I danni già si vedono. Ora però, per rifornire le centrali a biomasse, dopo aver tagliato le pinete si è cominciato ad attingere dai boschi di eucaliptus. Alla Regione chiediamo almeno di vigilare sulle aree pubbliche».

Pesticidi e parassiti. Schirra parla di «un silenzio assordante della politica sul settore, con i soldi della legge regionale sull’apicoltura 19/2015 spesi con tre anni di ritardo, 500mila euro all’anno per tutta la Sardegna. Tutto molto lento e inadeguato a un mondo che richiede velocità. Non si può fare un progetto e aspettare 4 anni per vederlo finanziato. La nostra associazione sta lavorando molto sulla formazione e l’aggiornamento per fare in modo che l’isola non resti indietro». E dall’altra i problemi legati ai cambiamenti climatici «e all’uso scriteriato dei pesticidi, che costringe gli apicoltori a fuggire dalla zone a coltivazione intensiva. In Sardegna il fatto di avere meno agricoltura ci salva parzialmente: abbiamo ampie aree incolte e se il clima favorisce le api, non ci sono problemi». Parassiti a parte: in 20 anni nell’isolane sono arrivati 18 nemici dell’eucaliptus. Un anno fa Apiarsos era pronta a testare per la prima volta in Italia l’AluenCap, prodotto a base di acido ossalico, che ha avuto successo in Argentina contro la Varroa. Ma all’ultimo gli argentini si sono rifiutati di mandare il materiale adducendo pretesti riguardanti i brevetti. Ora l’università di Cagliari cerca di capire come produrre un preparato simile. Nel frattempo «Apiaresos ha condiviso il progetto di Unaapi per un nuovo Psr che consideri le api come fondamentali per il mantenimento dell’ecosistema».

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