Coronavirus, sardo positivo a Monza: è un medico dell’ospedale
di Alessandro Pirina
Quarto caso fuori dall’isola: contagiato in reparto, è in isolamento dentro casa. Il racconto: «Epidemia scoppiata improvvisamente, in tanti avevamo la febbre»
3 MINUTI DI LETTURA
SASSARI. Da domenica è in isolamento nella sua casa, lunedì sera poi è arrivato il tampone che ha dato la conferma: positivo al coronavirus. Lui è un medico originario di un centro del cagliaritano che lavora a Monza, il quarto sardo contagiato fuori dalla penisola. Dalla sua abitazione racconta la sua quarantena dopo giorni passati ad affrontare l’emergenza sanitaria che per prima ha colpito la Lombardia. «Molto probabilmente l’ho preso in reparto – racconta –. Siamo risultati positivi quattro su sette. Nei nostri ospedali la situazione è drammatica e le risorse sono limitate. Io lavoro anche in continuità assistenziale nel bergamasco e mi è capitato di dovere chiamare il 118 per i pazienti. Riuscire a portarli al pronto soccorso era quasi impossibile. Tutte le ambulanze sono occupate, con liste d’attesa infinite». Una situazione drammatica che - racconta il medico sardo - nell’ospedale di Monza ha avuto il suo picco nell’ultimo weekend. «Fino a giovedì-venerdì era tutto apparentemente tranquillo, era aperto anche il pronto soccorso. Si poteva accedere, ma fino a quel momento non si erano registrati casi. Invece, sabato è scoppiata una epidemia improvvisa. Pazienti e personale hanno cominciato ad avere febbri e siamo stati sottoposti tutti al tampone: quattro su sette siamo risultati positivi».
Da domenica mattina il medico è in casa, poi la sera ha fatto il tampone, che l’indomani ha dato il responso che temeva: positivo al coronavirus. E per due settimane deve stare in quarantena. «Siamo sorvegliati quotidianamente, ogni giorno ci chiamano per monitorare la temperatura e per sapere se abbiamo eventuali sintomi respiratori. Si devono mettere in atto tutte le misure per contrastare il virus e il suo contagio. È un virus molto subdolo perché ricalca la sindrome influenzale, e dunque febbre, tosse, congiuntivite. Ma ha anche un aspetto caratteristico della polmonite interstiziale, ovvero gravi difficoltà respiratorie». Poi, al termine delle due settimane come a tutte le persone contagiate, al medico verrà effettuato un nuovo tampone per verificare se risulta positività.
L’epidemia del coronavirus sta vedendo impegnati da settimane migliaia di medici e infermieri. Un carico sovrumano di lavoro che ha messo in evidenza l’importanza del sistema sanitario nazionale. «Probabilmente servono queste emergenze per rendersi conto delle cose importanti – dice il medico sardo –. Negli anni è stata sottovalutata l’importanza di un servizio sanitario come quello italiano che dà accesso alla sanità a tutti e con la massima qualità». Sulle misure prese dal governo il medico sceglie il profilo basso. «Con il senno di poi è facile parlare, ma se mi metto nei panni di chi ci governa mi rendo conto che limitare la libertà non è mai semplice. Di certo le misure in atto non avranno un effetto immediato, i numeri stanno crescendo in maniera esponenziale, ma i primi risultati li vedremo tra 10-15 giorni. Ecco perché è fondamentale che anche in Sardegna siano in vigore regole molto stringenti. Bisogna cercare di bloccare la diffusione». Quanto alla sottovalutazione iniziale anche da parte di qualche segmento del mondo scientifico non è molto d’accordo. «La comunicazione non è stata gestita bene, ma il mondo scientifico è stato fin da subito concorde nel gestire in maniera severa questa diffusione del virus. Perché è vero che le persone maggiormente colpite sono soggetti anziani con patologie a carico, ma ci sono anche dati di pazienti molto più giovani in terapia intensiva. Non è vero, insomma, che per i giovani è una semplice influenza».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Da domenica mattina il medico è in casa, poi la sera ha fatto il tampone, che l’indomani ha dato il responso che temeva: positivo al coronavirus. E per due settimane deve stare in quarantena. «Siamo sorvegliati quotidianamente, ogni giorno ci chiamano per monitorare la temperatura e per sapere se abbiamo eventuali sintomi respiratori. Si devono mettere in atto tutte le misure per contrastare il virus e il suo contagio. È un virus molto subdolo perché ricalca la sindrome influenzale, e dunque febbre, tosse, congiuntivite. Ma ha anche un aspetto caratteristico della polmonite interstiziale, ovvero gravi difficoltà respiratorie». Poi, al termine delle due settimane come a tutte le persone contagiate, al medico verrà effettuato un nuovo tampone per verificare se risulta positività.
L’epidemia del coronavirus sta vedendo impegnati da settimane migliaia di medici e infermieri. Un carico sovrumano di lavoro che ha messo in evidenza l’importanza del sistema sanitario nazionale. «Probabilmente servono queste emergenze per rendersi conto delle cose importanti – dice il medico sardo –. Negli anni è stata sottovalutata l’importanza di un servizio sanitario come quello italiano che dà accesso alla sanità a tutti e con la massima qualità». Sulle misure prese dal governo il medico sceglie il profilo basso. «Con il senno di poi è facile parlare, ma se mi metto nei panni di chi ci governa mi rendo conto che limitare la libertà non è mai semplice. Di certo le misure in atto non avranno un effetto immediato, i numeri stanno crescendo in maniera esponenziale, ma i primi risultati li vedremo tra 10-15 giorni. Ecco perché è fondamentale che anche in Sardegna siano in vigore regole molto stringenti. Bisogna cercare di bloccare la diffusione». Quanto alla sottovalutazione iniziale anche da parte di qualche segmento del mondo scientifico non è molto d’accordo. «La comunicazione non è stata gestita bene, ma il mondo scientifico è stato fin da subito concorde nel gestire in maniera severa questa diffusione del virus. Perché è vero che le persone maggiormente colpite sono soggetti anziani con patologie a carico, ma ci sono anche dati di pazienti molto più giovani in terapia intensiva. Non è vero, insomma, che per i giovani è una semplice influenza».
©RIPRODUZIONE RISERVATA