La Nuova Sardegna

Coronavirus, i medici in Sardegna sono disarmati: servono i caschi protettivi

Coronavirus, i medici in Sardegna sono disarmati: servono i caschi protettivi

Mancano i dispositivi per mettere in sicurezza il personale in tutti i reparti. La Protezione civile: le scorte sono al minimo, così si favoriscono i contagi

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CAGLIARI. L’urgenza è sempre più una sola: far fronte alla carenza di dispositivi individuali di protezione. È così dappertutto. Ma lo è soprattutto negli ospedali, dove oramai le semplici mascherine da chirurgo non sono di sicuro più sufficienti a fermare i contagi. Il caso dei troppi medici e infermieri risultati positivi al test Covid-19 – al San Francesco di Nuoro, nei giorni scorsi, e poi, sabato e domenica, al Santissima Annunziata, a Sassari, e al Santissima Trinità e al Brotzu, a Cagliari – hanno rilanciato l’allarme con forza.

Da giorni lo sanno tutti: il sistema sanitario, in qualunque reparto, è oggi quello messo più sotto pressione e quindi più a rischio. Dagli stessi ospedali è arrivata infatti questa richiesta urgente: tutto il personale deve avere in dotazione caschi e visiere protettive, che finora invece sarebbero presenti solo nei reparti di malattie infettive. Dall’Unità di crisi della Regione fanno sapere che «anche questa fornitura, così come tante altre, l’abbiamo sollecitata al Dipartimento nazionale e siamo in attesa di una conferma nelle prossime ore». Per la verità nelle consegne ci sarebbe ancora un imbuto, a Roma, anche se è stata annunciata un’accelerazione a partire da oggi. Mascherine. La Regione s’è data da fare in questo fine settimana. L’assessore alla sanità, Mario Nieddu, lo ha detto e ripetuto più volte: «Abbiamo fatto l’impossibile per recuperare tutti i dispositivi reperibili sul mercato».

L’ultima distribuzione è stata, sabato sera, quella di 30mila mascherine, consegnate negli ospedali e in altri presidi. Una notizia non confermata accenna anche che la Prefettura di Cagliari avrebbe requisito un container, con all’interno diverso materiale sanitario, destinato al Nord Italia. Però dalla sala operativa preferiscono non soffermarsi sul presunto caso del container. «Noi diciamo solo – fanno sapere – che le scorte sono al minimo e con l’aumento dei contagi, abbiamo bisogno di molto più dispositivi».

Le donazioni. Sono in aumento sia sul conto corrente aperto dall’Ats – il numero Iban per i bonifici va qui ricordato IT88B0101517203000070727420, sia da parte di aziende e istituti di credito. Il Banco di Sardegna s’è detto pronto ad acquistare 60 ventilatori polmonari da installare nei reparti di terapia intensiva. «È un contributo importante, decisivo – sottolinea l’assessore Nieddu – Perché quelli che abbiamo sollecitato da giorni al Dipartimento della Protezione civile, arriveranno solo in settimana».

Anche l’ex presidente del Cagliari calcio e oggi del Brescia, Massimo Cellino, s’è fatto avanti: donerà una cinquantina di respiratori, o comunque altro materiale sanitario, al Santissima Trinità di Cagliari. È stato il direttore sanitario dell’ospedale, Sergio Marracini, a confermare la notizia. Oggi dalla Cina arriverà anche il carico di aiuti spedito a Cagliari dal gruppo Blue River, che è socio nello stabilimento Alimenta in Sardegna. È stato annunciato che nei container ci saranno mascherine, guanti, tute e altro materiale necessario per difendersi dal coronavirus. Assunzioni. L’aumento nell’organico di medici e infermieri negli ospedali comincerà questa settimana. L’Ats e le Aziende sanitarie hanno chiarito gli ultimi aspetti burocratici per dar via alle assunzioni di laureati e specializzandi iscritti agli ultimi due anni delle scuole. L’Azienda unica è stata una delle prime ad applicare la delibera approvata dalla giunta Solinas. Oggi firmeranno il contratto quattro borsisti in anestesia e rianimazione, una delle specializzazioni di cui in questo momento c’è più bisogno. Anche l’Asl di Olbia ha chiuso alcuni contratti e richiamato al lavoro alcuni medici in pensione. Lo stesso faranno oggi le altre aziende sanitarie. Anche se c’è qualche polemica, sollevata soprattutto dalle associazioni degli infermieri, sul tipo di contratto proposto Ma pare che lo stipendio per sei mesi presto potrebbe essere aumentato. (ua)

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