La Nuova Sardegna

Ora bisogna cominciare la discesa

Ora bisogna cominciare la discesa

I numeri inducono gli esperti all’ottimismo, ma l’incognita è la tenuta del Sud

01 aprile 2020
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[FIRMA&LUOGO]di Enrica Battifoglia

<MC>ROMA

[TESTO]Ancora segnali buoni e incoraggianti dai dati presentati dalla Protezione civile, ma secondo gli esperti è davvero molto presto per sbilanciarsi: ci sono numeri positivi, ma ci sono anche tante incognite, a partire dal rischio della comparsa di focolai a livello locale. «Che la crescita dei nuovi casi in Italia sia molto rallentata è certo, ma aspettiamo di vedere il momento in cui comincerà a scendere sul serio», ha osservato il fisico Giorgio Parisi, dell'Università Sapienza di Roma e fra i ricercatori che stanno seguendo l'andamento dell'epidemia di Covid fin dagli inizi. «Finché il picco non è passato non c'è certezza», ha aggiunto. Quelli che contano sono i numeri, come quelli che indicano «il lieve numero contagi in rapporto all'aumentato numero dei tamponi». C'è insomma «qualche segnale di rallentamento: bisogna vedere se tra qualche giorno si consoliderà». Aumenta il numero dei guariti, con un totale di 15.729, 1.109 in più nelle ultime 24 ore e 1.590 in più registrati lunedì; continuano a salire in modo costante i nuovi casi, arrivati a 77.635, con un incremento di 2.107 in 24 ore e di 1.648 da domenica a lunedì. Diverso il discorso per quanto riguarda i decessi, che al momento non accennano a diminuire: il loro numero resta costante: i 12.428 registrati oggi sono 837 in più rispetto a ieri e lunedì l'aumento era stato di 812. Anche in questo caso attendere è d'obbligo perché i decessi fotografano la situazione di circa 20 giorni fa, considerando i tempi della malattia e quelli che trascorrono dall'incubazione alla comparsa dei sintomi e poi alla diagnosi. «Non ci sono ancora sicurezze», ha rilevato Parisi. Le incognite si nascondono a livello locale: «è necessario controllare l'epidemia in tutte le province. È chiaro che, se dovessero verificarsi situazioni fuori controllo, questo potrebbe essere un problema, dobbiamo avere successo ovunque». Il problema serio, secondo Parisi, è che «nel Sud la sanità è più debole, anche se i dati non sembrano cattivi». Tuttavia avere già un centinaio di casi in più potrebbe rischiare di saturare gli ospedali. Ci possono essere ancora «molti imprevisti e capire quando la curva epidemica comincerà a scendere e quanto velocemente è al momento completamente un'incognita: dipenderà - ha rilevato Parisi - da quanto sono state applicate le misure». Analoga la posizione del fisico Giorgio Sestili, fondatore e fra i curatori della pagina Facebook «Coronavirus - Dati e analisi scientifiche». Fra i dati che invitano all'ottimismo, uno dei più importanti, ha rilevato, riguarda il «rapporto fra i tamponi positivi e quelli eseguiti, che sta continuando a scendere costantemente negli ultimi giorni». Anche secondo Sestili bisogna guardare all'evoluzione dei dati sui decessi, che «nel prossimo periodo dovranno cominciare a rallentare: se calcoliamo 25 giorni dall'introduzione del lockdown fra sette giorni, ossia intorno al 7 aprile, dovremmo cominciare a vedere risultati».

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