La Nuova Sardegna

Tutti a terra: l'emergenza covid mette a rischio la stagione

Luca Rojch
L'interno dell'aeroporto di Olbia desolatamente vuoto  (foto giovanna sanna)
L'interno dell'aeroporto di Olbia desolatamente vuoto (foto giovanna sanna)

Il coronavirus ha messo in stand by i programmi delle compagnie verso la Sardegna

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SASSARI. Contagio dopo contagio il virus ha infettato sistema globale dei trasporti. Si è moltiplicato silente in diverse parti del mondo e ha lasciato a terra le flotte di tutte le compagnie. L’isola, ancora più fragile, rischia di diventare una terra irraggiungibile in mezzo al Mediterraneo.

L’allarme corre sotto l’onda dell’emergenza coronavirus. Ma sembra quasi scontato che esploderà non appena la quarantena di massa sarà allentata. I trasporti aerei riprenderanno a essere il tema centrale. La proroga del regime di continuità varato nel 2011 è appena una piccola manciata di ossigeno in polmoni collassati. Perché la continuità territoriale, anche se ridotta per numero di posti e voli, rischia di essere l’unico tipo di collegamento certo che la Sardegna avrà per tutto il 2020. Perché il fragile sistema dei collegamenti aerei rischia di essere spazzato via dal ciclone coronavirus.

La fuga dall’isola. Il primo dato fragilissimo del sistema dei trasporti è l’assenza di compagnie. La fine di Air Italy deve essere vista come una catastrofe. Viene meno la compagnia di bandiera, che in questi anni ha sempre garantito i collegamenti. Prima di collassare travolta dai debiti Air Italy volava da Olbia su Roma e Milano senza compensazioni, in perdita. Solo per una questione politica. Cosa che nessuna compagnia sarà disposta a fare. Tutta la Ct1 è garantita da Alitalia, anche in questo caso parliamo di una società quasi fantasma, con buchi monstre nei bilanci e una situazione di commissariamento permanente. Alitalia, che perde un milione di euro al giorno, resta in piedi solo grazie ai fondi pubblici che lo Stato getta nelle casse bucate della società.

Non resterebbe che puntare tutto sulle low cost. Ma le compagnie straniere, quelle a basso costo ancora di più, sono in fuga dall’Italia e dalla Sardegna. Ryanair vola con solo il 20 per cento delle rotte. Tutte le compagnie non sanno se e quando potranno planare nell’isola. Non solo perché gli aeroporti sono chiusi. Ma perché la richiesta di biglietti è ridotta al minimo. E c’è anche un’ipotesi che potrebbe diventare devastante per i trasporti e anche per il settore turismo nell’isola: il divieto di spostarsi all’estero per tutto il 2020.

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Senza futuro. In questo clima di totale incertezza diventa impossibile per gli scali programmare una reale ripartenza. Anche perché mancano le regole di ingaggio. Quanti passeggeri potranno volare dentro un aereo. Sarà ancora conveniente per le compagnie far decollare un velivolo che al massimo potrà portare la metà dei passeggeri di quelli che trasportava fino all’anno prima? Sarà possibile per i tre scali sardi sopravvivere con un numero di passeggeri così basso? Cagliari negli ultimi due mesi ha perso il 98 per cento dei passeggeri rispetto al 2019. Olbia e Alghero sono chiusi. E il futuro è fatto di divieti e restrizioni. Di ulteriori costi in sicurezza e protocolli.

Nessuno ha il coraggio di dirlo a voce alta, ma l’esistenza di tre aeroporti in un territorio con un milione e 600mila abitanti potrebbe diventare un lusso insostenibile. E ancora di più se la regia unica, che l’ex assessore Carlo Careddu portava avanti, verrà messa da parte. Solo con un sistema che metta in armonia rotte e obiettivi e condivida i costi di gestione i tre scali sardi potrebbero sopravvivere.

L’attuale sistema dei trasporti è già al collasso, e mai come ora la questione della nuova continuità territoriale sembra avere perso quota. Forse diventerà di nuovo centrale tra qualche mese. Perché Alitalia per luglio e agosto ha messo in vendita solo 8 voli giornalieri in Ct1. Nel 2019 erano 20. Ma la maggiore incertezza sembra legata al fatto di come il mondo sarà dopo lo tsunami del coronavirus. Se sarà ancora un mondo iperconnesso e senza confine, in cui viaggiare da una nazione all’altra sarà possibile e consentito. O se le regole di protezionismo sanitario alzeranno barriere insuperabili.

La strategia. Lo schema dei trasporti aerei dovrà essere del tutto rivisto e dovrà adattarsi alle regole e ai flussi del traffico post coronavirus. Per prima cosa i tre aeroporti sardi dovranno cercare di sopravvivere al 2020 che di sicuro farà crollare i flussi di traffico. Si dovrà poi capire quante compagnie aeree riusciranno a non fallire dopo un colpo doppio. Da una parte lo stop prolungato, dall’altra le nuove regole che non consentiranno mai di volare con percentuali di riempimento soddisfacenti. Alitaia in queste settimane ha volato da Cagliari con aerei mezzo vuoti. E anche in caso di forte richiesta la distanza sociale imporrà il trasporto di un numero minore di passeggeri.

Diventa anche complicato capire quali saranno i reali numeri della continuità territoriale. Quanti posti serviranno visto che volare sembra essere un privilegio per pochi. Il rischio potrebbe diventare il portare a casa un modello di continuità anche sovradimensionato rispetto al traffico reale e non trovare nessuna compagnia disposta a sostenerlo. Un’incertezza che rende ancora più complicato il passaggio verso la nuova Ct1. Perché se in questo momento l’allarme trasporti è scomparso, ingoiato dalla pandemia globale, tra qualche mese sarà di nuovo al centro delle emergenze.

Air Italy. Ma una prima illustre vittima del coronavirus tra le imprese c’è già. È Air Italy. Lo spezzatino dei resti della società sembra un destino inevitabile. La politica, che nelle prime fasi della liquefazione della compagnia, si era mossa alla ricerca di una soluzione, anche con la rischiosa riedizione della flotta sarda, è stata travolta dall’emergenza covid. E Air Italy è finita all’asta a pezzi e venduta in smart working. Con il baratro della disoccupazione di 1500 dipendenti, un terzo sardi. Ma c’è anche un aspetto industriale e strategico che non è stato considerato in modo adeguato.

Un’industria strategica viene cancellata dall’isola. Una fabbrica dei cieli che in 60 anni aveva creato occupazione e know how. Oltre ad avere garantito a generazioni di sardi la certezza di avere sempre un aereo disponibile per non restare ostaggio della loro isola. Difficile pensare che qualcuno in futuro possa prendere il posto della compagnia di bandiera dei sardi. E il diritto alla mobilità sembra diventare sempre più un principio ideale. L’utopia del volo.
 

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