La Nuova Sardegna

Marisa uccisa dal marito con decine di coltellate

Marisa uccisa dal marito con decine di coltellate

La donna è stata ripetutamente colpita alla schiena mentre cercava di scappare Ancora gravi le condizioni dell’uomo che ha tentato di farla finita dopo il delitto

07 maggio 2020
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CAGLIARI. Decine di coltellate, forse trenta o quaranta per uccidere ferocemente la moglie che cercava di fuggire e di proteggersi con le braccia protese in avanti dalla furia del marito. Quali e quanti siano i fendenti che hanno tolto la vita a Marisa Pireddu (50 anni) si saprà soltanto all’esito dell’autopsia che il medico legale Roberto Demontis eseguirà nei prossimi giorni. Le condizioni della donna, letteralmente crivellata con un coltello artigianale con una lama da venti centimetri, confermano come Giovanni Murtas (57 anni), ex falegname e poi giardiniere precario, abbia infierito sulla compagna di vita inseguendola nell’appartamento di via Turati 52 a Serramanna per colpirla alla schiena mentre cercava di guadagnare un riparo, ai fianchi e al collo. La ricostruzione del delitto elaborata dai carabinieri di Sanluri non sembra lasciare spazi a libere interpretazioni: all’origine c’è la lite, le urla ripetute e prolungate che i vicini hanno sentito chiaramente attorno alle 18.30 di martedì. Alle urla sono seguiti rumori e schianti, probabilmente sedie rovesciate, suppellettili cadute sul pavimento. C’è poi l’apparizione di Murtas alla finestra al primo piano dell’edificio e l’annuncio: «L’ho ammazzata, ho ammazzato mia moglie, non posso farcela senza di lei». Quindi le coltellate al torace, almeno due secondo i medici, che Murtas si è inflitto per chiudere la partita con se stesso e con la giustizia. È stato in quel momento esatto che sono partite le chiamate al 112 e i carabinieri sono arrivati nel giro di pochi minuti insieme all’ambulanza del 118. L’ingresso nell’abitazione e il sangue sparso sul pavimento ha reso subito tutto chiaro: il falegname era disteso sul letto, al fianco della moglie ormai senza vita. Inutile il tentativo di rianimarla, mentre un elicottero trasportava l’uxoricida all’ospedale Brotzu di Cagliari, dove Murtas si trova ricoverato in cardiochirurgia dopo il lungo intervento subito nel corso della notte. Se per lui è certo il provvedimento di custodia cautelare con l’accusa di omicidio volontario, rimane da risolvere l’interrogativo sul perché della lite. Il figlio ventinovenne non era in casa, i vicini hanno sentito le urla ma non il contenuto dello scontro verbale. Di certo Giovanni Murtas non passava un momento felice della sua vita: lavoro a singhiozzo, solo quando qualcuno lo chiamava per sistemare il giardino. Lo stress del lockdown vissuto come un’imposizione che l’ex falegname non sopportava: per due volte i vigili urbani l’avevano trovato in giro per il paese senza una giustificazione valida, c’era stata una chiassata all’ufficio postale e due contravvenzioni che l’avevano fatto gridare al complotto. Un segno di stanchezza mentale, di nervosismo, ma stando alle indagini dei carabinieri nessun precedente che autorizzi a dipingere Murtas come un uomo violento o particolarmente ribelle. Anche i rapporti con la moglie apparivano tranquilli, nulla che potesse far prevedere un’esplosione di violenza come quella di martedì scorso.

L’inchiesta giudiziaria è praticamente finita nel giro di una giornata. Qualche dettaglio in più potrebbe arrivare dalla testimonianza del figlio e dall’esito dell’esame autoptico sul corpo della vittima. Giovanni Murtas si trova invece a un bivio: da una parte c’è il carcere e un processo senza zone d’ombra. Dall’altra una fine cercata nella disperazione di un pomeriggio che nulla potrà cancellare. (m.l)

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