La Nuova Sardegna

Uomini feroci a caccia di prede - IL COMMENTO

di DANIELA SCANO
Uomini feroci a caccia di prede - IL COMMENTO

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13 maggio 2020
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Tre donne braccate da tre uomini nelle strade urbane svuotate dalla quarantena che da due mesi ha chiuso in casa l’Italia. Tre donne stuprate. È successo il 31 marzo a Mantova, il 7 maggio a Napoli, l’altro ieri a La Maddalena. Le tre vittime sono state scelte a caso da carnefici fuori controllo che vivono ai margini della società e che, in questo tempo di lockdown, sono liberi di muoversi come belve in cerca della preda.  

Forse perché, nei tempi complicati che le istituzioni stanno vivendo, sembra essere diventato l’ultimo dei problemi verificare ciò che fanno questi soggetti, come consumano il proprio tempo, dove vivono, in quali condizioni igieniche.

Tre di queste persone, tutti extracomunitari e in due casi con precedenti per violenza sessuale, si sono materializzati alle spalle di donne inermi come il peggiore incubo che le loro vittime non dimenticheranno mai. I tre stupri sono agghiaccianti repliche di una realtà dove la donna è sola, indifesa, come una vittima predestinata.

Donne che, in tutti gli ultimi episodi, sono state catturate nei rari momenti di libertà consentiti e negli spazi resi agibili dai Dpcm e dalle ordinanze: la ragazza di Mantova nel marciapiede dove portava a spasso il cane; l’infermiera di Napoli, appena uscita dal reparto Covid dove lavora, alla fermata dell’autobus . La signora di La Maddalena violentata lunedì sera da un sedicenne tunisino ospite di una comunità di recupero, è finita in trappola mentre faceva una corsa per tenersi in forma. Tutte e tre le donne sono state assalite nei luoghi, fino a poco tempo fa affollati, che il lockdown ha trasformato in posti deserti e pericolosi. A Mantova come a Napoli e nella tranquilla La Maddalena.

Tre città, tre donne, una sola scia di violenza. La rabbia di queste vittime, il dolore per ciò che hanno vissuto, la profonda ingiustizia subita sono la nostra rabbia e il nostro dolore. Il loro strazio ci ricorda che sulla violenza sessuale non bisogna mai abbassare la guardia.

L’autore della aggressione di lunedì è un minore tunisino e, in quanto tale, ha il diritto alla tutela garantita dalle leggi e dalla deontologia dei giornalisti. La giovanissima età dell’accusato non può tuttavia distogliere l’attenzione dalla inaudita gravità del gesto che ha commesso e, soprattutto, dalla nuova ondata di violenza sulle donne. Una realtà che è una escalation che non può essere ignorata o sottovalutata.

Non è (solo) sull’autore del gesto che bisogna puntare l’attenzione. E neppure (solo) sul fatto che è uno straniero. Bisogna allargare lo sguardo e farsi qualche domanda. ll violentatore della signora ha 16 anni e già conti pesanti con la giustizia italiana. Per scontare una pena definitiva, questo adolescente era ospite della casa di accoglienza a La Maddalena da dove lunedì è uscito per cercare la sua preda.

A sedici anni, mentre tutti i suoi coetanei dividono il proprio tempo tra la didattica a distanza e i pochi momenti di libertà concessi dai genitori, questo ragazzo problematico che doveva essere sottoposto a vigilanza continua stava invece tranquillamente in giro da solo con l’unico obbligo di rientrare in istituto entro le 22. In attesa di maggiori informazioni sulla vicenda, colpisce questa apparentemente indulgente interpretazione della “pena detentiva” che una persona normale immagina invece scandita dai controlli e dalle regole. A maggior ragione quando a subirla sono ragazzi che devono, soprattutto se affrontano le conseguenze delle azioni devianti, essere ricondotti sulla strada maestra delle norme da rispettare, dei precetti e degli orari. Il lockdown potrebbe avere acceso i riflettori sui varchi aperti nelle realtà che credevamo blindate.

©RIPRODUZIONE RISERVATA
 

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