La Nuova Sardegna

Economia ancora in apnea ma si risveglia l’edilizia

di Silvia Sanna
Economia ancora in apnea ma si risveglia l’edilizia

I dati dell’Osservatorio Aspal: primi timidi segnali di ripresa anche nel turismo 

04 giugno 2020
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SASSARI. I primi, appena impercettibili segnali di ripresa iniziano a vedersi. Ma è una minuscola goccia in un mare di percentuali negative, contratti saltati, comparti in ginocchio. L’Osservatorio dell’Aspal sull’andamento dell’epidemia e il suo impatto sul mercato del lavoro scatta una fotografia drammatica della situazione dell’isola. Che nei mesi di lockdown ha vissuto in apnea e ora si risveglia boccheggiante. Ricominciare è difficilissimo, recuperare il tempo e i contratti perduti è impossibile. Soprattutto per i settori più penalizzati. Su tutti, quello turistico-ricettivo, precipitato in un sonno profondo con calo di assunzioni che ha raggiunto il 90%. Però da qualche giorno, grazie alla ripartenza di moltissime attività, i primi timidi ma persistenti segnali di ripresa ci sono. Stessa situazione anche per quanto riguarda il settore delle Attività artistiche: il passo è molto lento ma c’è. Molto più incoraggiante il quadro che viene fuori da un altro comparto, quello che viaggia su numeri pre Covid: si tratta dell’edilizia e delle costruzioni che in fase di lockdown è precipitato sino al -80% e ora invece cammina veloce, grazie soprattutto agli incentivi previsti dai decreti nazionali come i bonus ristrutturazioni-risparmio energetico al 110%. Un trend simile viene seguito anche dal settore Attività professionali. I dati. Il periodo preso in esame è quello compreso tra il 19 febbraio, giorno in cui si identifica l’avvio della emergenza Coronavirus, e il 26 maggio. Il raffronto è fatto con l’analogo periodo del 2020. Un anno fa le assunzioni erano state 94.390, nel 2020 sono state 37.808: esattamente 56.582 assunzioni in meno con un calo percentuale del 59,9%. Più nel dettaglio, i settori maggiormente colpiti sono stati alberghi e ristorazione, l’istruzione e il noleggio-servizi alle imprese. Nel primo caso a fronte di 30.709 contratti nel 2019, ci sono state 5.498 chiamate quest’anno: il calo è stato dell’82%, con crolli sino al 90% all’inizio di maggio, periodo in cui solitamente inizia a lavorare la stragrande maggioranza degli stagionali. L’istruzione, con gli istituti chiusi dall’inizio di marzo, ha lasciato senza contratto migliaia di supplenti: per l’esattezza 7467 persone sono rimaste a casa, con un calo del 75%. Terzo posto, noleggio e servizi alle imprese, un comparto penalizzato dalla chiusura delle attività: i contratti sono stati 43.353 a fronte degli 11.722 dello scorso anno e un calo del 63%.

I Comuni. Il dato delle assunzioni mancate è ricavato dai Centri per l’impiego. Il calo più massiccio riguarda i centri turistici come Olbia (-76%), Alghero (68%), Muravera (76%), Castelsardo (68%). Allarmante il dato anche per Cagliari e Sassari, con il crollo di assunzioni che ha riguardato vari comparti e attestato al 54 e al 49%.

Le retribuzioni. I settori maggiormente colpiti coincidono con quelli a bassa retribuzione: questo determina un rischio maggiore per la tenuta sociale poiché si tratta di lavoratori già fragili che difficilmente riusciranno a far fronte con mezzi propri al mancato salario. Come i lavoratori stagionali del turismo e della ristorazione, settore caratterizzato da una delle retribuzioni medie più basse, sotto i 22mila euro.

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