La Nuova Sardegna

Chiusi anche i teatri: «Dimenticati dalla politica»

di Mario Frongia
 Chiusi anche i teatri: «Dimenticati dalla politica»

L’attore Lubino: «La pandemia ci ha fatto malissimo. Governo e Regione non ci hanno aiutati»

14 giugno 2020
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CAGLIARI . «Non sappiamo di che morte dobbiamo morire», dice Mario Lubino. «Decisioni solo nel nome del dio Pil», attacca Lelio Lecis. «Chi si accollerà i costi per allestimenti e controlli», accelera Lello Giua. Teatro, arte, voglia di vivere da Cagliari a Sassari. Tra opere e idee, spettacoli e programmazione, serate da sold out con i big e un occhio a talenti e compagnie emergenti. Domani la fabbrica delle emozioni riparte. E chissà cosa avrebbero detto Eduardo De Filippo o Giorgio Strehler. Il 18 maggio, con il decreto del premier Conte, c’è stato il primo semaforo verde per sale teatrali, da concerto e luoghi dello spettacolo. Ovviamente, senza il pubblico. Dal 15 giugno si riapre agli spettatori. Ma dubbi e perplessità non mancano. Anzi. Posti a sedere pre assegnati, distanziamento di almeno un metro, da un massimo di mille spettatori, per eventi all’aperto, drive-in incluso, ai duecento per sale teatrali e musicali. Ci sarebbe da citare incertezze, tra stop e collasso, di sale da ballo e discoteche. «L’aspetto che mi ferisce? La cultura è all’ultimo posto e dovrebbe essere al primo. Sarebbe stato meglio riaprire prima le scuole dei bar. In Germania sono stati liberi di circolare all’aperto e di visitare i congiunti. Nel lockdown hanno avuto un trend migliore del nostro e anche con il calcio sono partiti subito. Noi dobbiamo usare guanti e mascherine in scena». Lelio Lecis, direttore artistico della Compagnia Akròama, va al sodo: «Lunedì si riparte con il personale. Lavoreremo con i progetti ma d’estate non faremo nulla. A ottobre ci sarà la Stagione del teatro contemporaneo e l’EuroFestival: il teatro sarà sanificato e super sicuro». Sul futuro, il regista e conduttore del Teatro delle Saline a Cagliari, taglia corto: «Da noi si sono fermate 35 persone e una decina di attori. Ci ha salvato un ottimo consulente del lavoro, la cassa integrazione è già arrivata. Rimpianti? Ho interrotto Il marinaio di Pessoa quando mancavano due giorni di prove con le attrici terrorizzate nel fare le scene di contatto. Le ho capite. Ma adesso muoiono dalla voglia di recitare». Mario Lubino, Teatro Sassari, amplia lo scenario: «La pandemia ci ha fatto malissimo. Abbiamo chiuso a febbraio e il discorso su come ripartire, già complicato dal decreto Gabrielli dopo i fatti di Torino, è un rompicapo. Governo, Regione e forze politiche hanno detto che avrebbero aiutato tutti. Ma in realtà nessuno ha pensato ai teatranti». Il tono del rappresentante della più antica compagnia teatrale sarda, sale: «Ma si può fare d’estate, in tre mesi, quello che si faceva in sei? Abbiamo sospeso il Festival di etnia e teatralità, sono saltate le nostre produzioni. Attrezzare gli spazi sarà molto complesso, anche per le rassegne. Stiamo lavorando al Civico, ha 240 posti ed è una bomboniera del primo Ottocento. Se pongono il distanziamento a due metri, accedono in cento. La verità? I politici ci trascurano, dicono che la cultura è fondamentale, che crea posti di lavoro, ma siamo stati sacrificati». Un quadro deprimente. Anche perché ci si chiede in quanti si avrà voglia di andare nei luoghi chiusi sinché il virus non sarà debellato. «Il sistema culturale, direttamente e come indotto, pensate ad alberghi e ristoranti, ha sofferto molto il lockdown. Basti pensare a sagre, festival, eventi in piazza. Ma qualcosa quest’estate la faremo». Da Lello Giua, Associazione enti locali attività culturali e di spettacolo, arriva un filo di ottimismo. «Avremo il Nora jazz festival, Andaras a Fluminaggiore, il D.H. Lawrence festival di letteratura a Mandas, Sanluri legge avrà per ospiti Vittorio Sgarbi, Giampiero Mughini, Valerio Massimo Manfredi. E sarà attiva anche La rete dei Castelli con i comuni Laconi, Las Plassa, Sanluri, Villamar, Sardara, Ales». Un filo di luce - specie per circa mille addetti e un centinaio di attori, con svariati milioni di euro in fumo - in fondo al tunnel.



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