La Nuova Sardegna

il decreto semplificazioni

di Umberto Aime
il decreto semplificazioni

CAGLIARI. Otto dighe e tre strade: la Sardegna c’è nel decreto che sblocca 200 cantieri dalle Alpi alle isole. Tutti liberati, all’improvviso, dai legacci soffocanti della burocrazia. Il male storico...

08 luglio 2020
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CAGLIARI. Otto dighe e tre strade: la Sardegna c’è nel decreto che sblocca 200 cantieri dalle Alpi alle isole. Tutti liberati, all’improvviso, dai legacci soffocanti della burocrazia. Il male storico dell’Italia. Lo scossone dato dalle oltre 100 pagine del pacchetto «Semplificazioni», in Sardegna dovrebbe accelerare i lavori sulla Carlo Felice, tratto nord, sulla 131 per Nuoro e «risolvere – testuale dal decreto – i nodi critici che ancora impediscono di completare la Sassari-Olbia». Poi ci sono le otto dighe su cui il premier Giuseppe Conte ha detto in conferenza stampa: «La Sardegna ha bisogno d’acqua. Bene, sarà nominato un commissario per sbloccare ognuna di quelle opere». A cominciare dai lavori di ristrutturazione della diga Eleonora d’Arborea-Cantoniera, ad Oristano, poi di quelle sul rio Olai e del Govossai, nel Nuorese, sul rio Mannu, a Pattada, e infine Monte Pranu nel basso Sulcis. È proprio grazie agli effetti benefici del decreto legge che Enas, Abbanoa e i vari Consorzi di bonifica potranno far ripartire gli appalti. Appalti finora bloccati da un’infinità di veti incrociati, oppure da contenziosi irrisolti da anni. Sotto la spinta della crisi economica scatenata dalla pandemia, l’altra notte il governo Conte ha deciso finalmente di sbrogliare la matassa. Potranno riprendere i lavori anche per la costruzione degli sbarramenti a Monte Nieddu e a Medau Aingiu, nel Cagliaritano, e sarà possibile concludere l’ampliamento della diga di Maccheronis fra Nuoro e Torpè.

Lo spettro. Ciascuna opera sbloccata ha alle spalle una storia di ordinaria follia nazionale. I lavori sulla Carlo Felice vanno avanti a singhiozzo oramai da decenni, con rattoppi d’ogni tipo chilometro dopo chilometro. Però mai c’è stato un progetto complessivo per mettere in sicurezza la finta autostrada della Sardegna. Oggi, stando al pacchetto licenziato dal Governo, un bel po’ di milioni, diverse centinaia, potranno essere spesi per azzerare i «nodi critici» – così li chiamano gli ingegneri – soprattutto sul tratto da Oristano fino a Sassari. L’Anas, in questi anni bui, ha finito per congelare, ad esempio, gli oltre 181 milioni destinati alla messa in sicurezza della 131 dal chilometro 100,8 al 209. Lo stesso miracolo, stando sempre al decreto, dovrebbe smuovere anche la 131 dcn per Nuoro: un’altra delle strade statali rimaste ancora a metà. Per non parlare della Sassari-Olbia. È l’incompiuta per eccellenza: sono trascorsi otto anni dalla posa della prima pietra, con la fine dei lavori rinviata di anno in anno fino a slittare almeno all’estate del 2021. Ora dovrebbe essere l’attesa accelerazione per la regina dei cantieri infiniti. Poi ci sono i drammi burocratici vissuti dalle dighe. Quella del Govossai è in attesa del collaudo addirittura da 64 anni e senza i necessari lavori di adeguamento ogni anno scarica a mare 2 milioni e mezzo di metri cubi d’acqua. Oppure c’è la vicenda paradossale dell’invaso di Monte Nieddu. Progettato 60 anni fa e ancora un cantiere aperto dopo un calvario di ricorsi, imprese fallite e disavventure d’ogni tipo. Anche i Maccheronis non se l’è passata meglio. Di fatto non è mai entrata a pieno regime, a causa di troppi appalti complicati, o peggio ancora ha provocato più di un disastro, perché l’opera, che risale al 1960, non è stata ristrutturata nonostante i finanziamenti. L’album delle incompiute potrebbe continuare a lungo, ma ora c’è la speranza che il decreto faccia piazza pulita degli errori del passato.

I dubbi. A leggere con attenzione i 40 articoli del dl Semplificazioni (tra l’altro non ancora definitivo) non mancano comunque le zone d’ombra. Una su tutte: il Governo ha giurato che per ciascuna opera nominerà un commissario con poteri speciali. Potrà decidere – com’è accaduto per il nuovo Ponte di Genova – senza aspettare i tempi biblici della burocrazia. Ottima scelta, ma il premier Conte non ha detto da chi e come saranno scelti i commissari. Saranno statali o il mandato sarà affidato ai governatori? Nessuno lo sa e alla Regione è scattato immediato lo stato di allerta: «L’ultima parola spetterà comunque a noi».

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