La Nuova Sardegna

Stop alle classi pollaio, le scuole sarde a corto di aule

Silvia Sanna
Stop alle classi pollaio, le scuole sarde a corto di aule

La prima radiografia fa emergere difficoltà nei centri urbani più grossi Biancareddu: recupereremo gli spazi ma servono soldi e più insegnanti

09 luglio 2020
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SASSARI. La radiografia è quasi pronta e i primi risultati sono abbastanza confortanti. Ma perché i quasi 200mila studenti sardi a settembre possano prendere posto tra i banchi, c’è ancora tanto lavoro da fare. Al momento il primo incontro organizzato dall’Ufficio scolastico regionale diretto da Francesco Feliziani alla presenza dell’assessorato all’Istruzione e Sanità, dei dirigenti scolastici e dell’Anci, è servito a fare una prima scrematura. A settembre all’interno degli istituti dovrà essere garantito il rispetto di poche regole chiare: no a classi pollaio, massimo 20 alunni, distanziamento di un metro l’uno dall’altro, percorsi di ingresso e di uscita, igienizzazione e sanificazione costante degli ambienti. Si può fare? Al momento la scuola sarda – nonostante gli enormi difetti tra cui l’età degli stabili e il mancato rispetto di alcune norme di sicurezza – parte bene. Perché le classi pollaio – complice anche il calo netto delle iscrizioni negli ultimi anni – sono presenti sono in alcuni istituti, quasi sempre secondarie di secondo grado (superiori) e nei contesti urbani più popolati. E tra le zone più critiche figura il Sassarese e il particolare il capoluogo Sassari: qui bisognerà ricavare nuovi spazi, aggiungendo aule o spostando gli studenti in eccesso in altri istituti. In questi giorni ci saranno i confronti territoriali, tra sindaci, commissari delle province e dirigenti scolastici per capire dove intervenire prioritariamente.

I primi dati. Non sono certi, proprio perché frutto di un primo studio da approfondire. Al momento circa il 6% delle aule scolastiche non è adeguato ad affrontare la scuola post Covid: spazi piccoli e troppi alunni, impossibile insomma mantenere le distanze. In numeri le aule “bocciate” sono circa 650 su un totale di 11mila. «Il dato è venuto fuori dalle misurazioni eseguite in ogni singolo istituto – dice Anna Maria Maullu, presidente regionale dell’Anp, associazione nazionale dei presidi –: un grande lavoro inserito nel cruscotto regionale a sua volta inglobato in quello nazionale sotto la lente del Ministero. Si parte da qui per essere pronti a settembre».

L’assessore. Andrea Biancareddu, responsabile regionale della Pubblica istruzione, è in attesa. «Aspetto di vedere i dati completi, so già che il lavoro da fare non mancherà, soprattutto nei centri più grossi. Mentre nei piccoli Comuni gli spazi sono più ampi e dove ci fossero difficoltà alcune scuole potranno mettere aule a disposizione di altre». L’assessore interviene anche sul recentissimo Dl semplificazioni: «Sarà di aiuto, perché consentirà di assegnare lavori sotto un certo importo in maniera diretta, senza gara ma solo sulla base dei preventivi. Si potrà dare una accelerata a interventi di manutenzione straordinaria, si potranno acquistare arredi – come banchi e sedie – con maggiore velocità. È chiaro che le opere più grosse richiederanno più tempo, e quello che abbiamo non è tanto». All’appello manca però anche altro: «I finanziamenti del governo. La ministra Azzolina ha annunciato un miliardo per la ripartenza della scuola e l’assunzione di almeno 50mila docenti. Senza soldi né insegnanti non si potrà andare lontano, per questo aspettiamo di conoscere subito la nostra quota. Solo allora, quando avremo certezza delle risorse e degli organici, potremo lavorare serenamente in vista della riapertura».

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