La Nuova Sardegna

Don Paolo Pala: «I preti omosessuali ci sono, ghettizzarli non ha senso»

Antonello Sechi
Don Paolo Pala: «I preti omosessuali ci sono, ghettizzarli non ha senso»

In uscita il libro del 45enne parroco di Palau: giusto portare il tema alla luce

11 luglio 2020
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OLBIA. Don Paolo Pala parla con il linguaggio dello studioso e del teologo ma non ci gira intorno: i preti omosessuali esistono, sono uomini come tutti gli altri, possono essere bravissimi pastori quando accettano la loro condizione, o soffrire molto in caso contrario. E allora vanno aiutati. E in ogni caso vanno valorizzati, non ghettizzati. Il parroco di Palau, che è olbiese e ha 45 anni, ci ha scritto un libro che esce in questi giorni. Preti e omosessuali: difficile trovare qualcuno che ne parli apertamente, che lo faccia un sacerdote è un evento. Di quelli che faranno discutere, dentro e fuori dalle chiese.

Don Pala, siamo indietro noi che ci stupiamo di un sacerdote che scrive un libro sui preti omosessuali o lei è molto coraggioso?

«È un tema presente nel clero e in tutta la società. Mi sembrava opportuno portarlo in luce per aiutare gli stessi sacerdoti. Il libro nasce come uno studio che ha coronato un percorso accademico in teologia morale».

I sacerdoti fanno la scelta del celibato. Perché non parlare di sessualità in genere, etero o omo, e scrivere di preti omosessuali?

«La scelta celibataria non preclude all’esercizio della propria affettività e sessualità, anche se non contempla la dimensione fisica e generativa. La sessualità è inscritta nell’umanità di ciascuna persona. Avere serenità da questo punto di vista è fondamentale: ne va sia della qualità umana che della qualità del ministero sacerdotale. L’orientamento omosessuale è ancora un tabù. In relazione alla visione sacrale del prete l’argomento è ancora più delicato. E inoltre si fa spesso confusione: l’omosessualità viene spesso accomunata alla pedofilia, sbagliando grandemente. Oppure: la Chiesa, nel suo magistero, chiede di non procedere alla ordinazione sacerdotale di ragazzi con orientamento omosessuale radicato. Ma il vero problema non è l’orientamento sessuale, che può essere integrato con un adeguato percorso formativo, il vero problema è se ci sono squilibri psicologici. L’accettare la propria condizione può essere un problema anche per gli eterosessuali certo, ma l’omosessualità pone problemi in più».

Che cosa è cambiato nella Chiesa se un prete scrive un libro su un tema così sensibile?

«C’è maggiore attenzione verso questa problematica che va affrontata, non rimossa. Né può essere affrontata in modo emergenziale: può capitare che un prete faccia una stupidaggine, non si può sempre intervenire in modo riparativo. Bisogna aiutare i sacerdoti a vivere la loro condizione con serenità e senza pregiudizio per i loro ministero».

Il numero di sacerdoti omosessuali è rilevante?

«Non rilevante, ma ce n’è un certo numero».

È una vita difficile quella dei sacerdoti omosessuali?

«Dipende da come vivono la loro omosessualità. Ci sono sacerdoti che la vivono con serenità e risultati pastorali. Altri, per difficoltà, solitudine, conflittualità con i superiori, potrebbero sviluppare situazioni compensative che conducono a comportamenti inappropriati».

Tra i sacerdoti se ne parla?

«Se ne parla ma spesso in modo non appropriato, con superficialità e giudizio. Comunque è una riflessione avviata da tempo. I pionieri sul tema sono in ambito anglosassone, soprattutto negli Stati Uniti. Ora se ne parla diffusamente e con cognizione di causa anche in Italia. Qualche mese fa è uscito un libro di don Guarinelli, milanese, su omosessualità e sacerdozio».

I preti più anziani come reagiscono al tema?

«Per ciò che sperimento personalmente, sia gli anziani che i giovani mostrano interesse e stima per questo tipo di lavoro, pur non avendo una conoscenza scientifica dell’argomento».

E i fedeli? Come reagiscono?

«Vedo molto interesse e l’esigenza di sgomberare il campo da molti equivoci, dalle errate convinzioni generate da notizie e false nozioni sull’omosessualità riferita al mondo ecclesiastico».

Dagli abusi di Boston raccontati nel film “Il caso Spotlight” a quelli attribuiti al cardinale Pell, poi assolto, a tanti altri episodi: l’omosessualità dei preti è spesso accomunata alla pedofilia. Lo ha detto lei stesso.

«La Chiesa non è un ricettacolo di pedofili. Spesso è capitato che siano stati assimilati a comportamenti pedofili dei “semplici” comportamenti omosessuali verso persone non più in età infantile ma non ancora nella maggiore età messi in atto da sacerdoti omosessuali che per rimozione o immaturità generale non hanno avuto la forza, il coraggio e la capacità di un confronto interpersonale paritario».

A chi parla con il suo libro?

«Vuole essere un aiuto alla riflessione della Chiesa. È diretto in particolare ai vescovi, ai formatori dei seminari e ai sacerdoti in generale per una riflessione serena su un fenomeno presente anche nella Chiesa. Questo per individuare percorsi di accoglienza, integrazione e valorizzazione. Senza ghettizzazioni e senza esclusioni aprioristiche. Ricordandoci che occorre affrontare e risolvere positivamente piuttosto i problemi di tipo psicologico, non ridurre la questione a un semplice discernimento di orientamento sessuale».



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