La Nuova Sardegna

Renato Soru: «Grazie a Giulia Maria Crespi ho capito l’importanza della difesa delle coste»

di Alessandro Pirina
Renato Soru: «Grazie a Giulia Maria Crespi ho capito l’importanza della difesa delle coste»

L’ex governatore racconta il rapporto ventennale con la fondatrice del Fai: ha saputo salvaguardare la nostra terra, è stata un esempio

20 luglio 2020
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SASSARI. Non c’era intervista in cui non lo citasse, in cui non lo indicasse come esempio da seguire. Per Giulia Maria Crespi Renato Soru era il politico più attento all’ambiente, allo sviluppo sostenibile, quello più in linea con la sua visione. Una stima reciproca, quella tra la signora del Fai e il patron di Tiscali, nata quando ancora Soru non aveva deciso di scendere in campo per guidare la Sardegna.

Che ricordo ha del suo primo incontro con Giulia Maria Crespi?
«Credo fosse il 2001. L’ho conosciuta a casa di un importante imprenditore nazionale. Era una cena per poche persone. Lei arrivò in maniera un po’ eccentrica: molto elegante ma con una borsa che sembrava un cestino. Ovviamente si finì subito per parlare di ambiente e natura. Erano i suoi temi. C’era anche un imprenditore veneto. Ricordo che lui a un certo punto disse: “anche io sono un grande appassionato della natura, quando vado a caccia...”. Lei non lo lasciò finire: “mi scusi, allora lei ammazza le pernici perché le ama?”. Lui si raggelò».

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Dopo quella cena si instaurò tra voi un rapporto forte.
«Sì, mi invitò a casa sua a Palau e per la prima volta ebbi la visione di Cala di Trana. Una proprietà che lei comprò alla fine degli anni ’50, quando la Costa Smeralda non era neanche nata. Oltre 100 ettari di terreno, due o tre stazzi sparsi nel verde, grandi prati e allevamenti di mucche. Alla destra della sua proprietà c’è Porto Rafael, mentre alla sua sinistra hanno costruito uno dei villaggi più terribili della Sardegna, proprio davanti alle isole di Spargi e dei Gabbiani. Uno lì può vedere le due Sardegne, quella del saccheggio e quella di chi le ha voluto bene e l’ha preservata come purtroppo noi sardi non siamo stati capaci di fare. Per me Cala di Trana è stata fonte di grande ispirazione».

Anche per la sua esperienza alla guida della Regione?
«Ci siamo conosciuti prima del mio ingresso in politica. Avevamo una visione comune della importanza della qualità ambientale e della sua tutela. Non è un caso che quando poi mi sono affacciato alla politica la tutela delle coste, dell’anima profonda della Sardegna sia stato uno dei temi portanti».

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Battaglie in cui Giulia Maria Crespi l’ha sempre sostenuta.
«In questi vent’anni ci siamo frequentati. Anche l’ultima volta che l’ho vista - mi aveva invitato a dicembre alla cena di Natale che organizzava ogni anno a Milano - abbiamo parlato di politiche di tutela delle coste. Lei aveva capito che il Ppr non è uno strumento di chiusura ma di crescita, di sviluppo, di apertura verso il futuro. Perché l’unico futuro possibile deve essere sostenibile sia dal punto ambientale che sociale ed economico».

Di fronte alle modifiche del Ppr da parte del centrodestra cosa avrebbe detto?
«Sicuramente avrebbe chiesto interviste a tutti i giornali, sardi e nazionali. Si sarebbe rivolta al ministro Franceschini e al presidente Conte. E affettuosamente avrebbe invitato i sardi ad avere più fiducia in loro stessi e nelle loro capacità, che vanno ben oltre quella di consumare le bellezze e le parti più pregiate del nostro territorio».

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