La Alan Kurdi oggi a Olbia solo 25 resteranno in Italia
di Lamberto Cugudda
Accordo con l’Ue per gli altri 100. Solinas: «Il governo non ci ha consultato»
25 settembre 2020
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ARBATAX. Seguita da una scia di polemiche, la Alan Kurdi arriva questa mattina nel porto di Olbia dove terminerà l’odissea dei 125 migranti, tra cui più di 50 minori, parecchi non accompagnati. e diversi bambini. Ma solo 25 di essi – fa sapere la ministra dell’Interno Lamorgese – resteranno in Italia, grazie alla disponibilità di diversi Paesi Ue ad accogliere il resto dei naufraghi. Dopo la decisione del Viminale di dirottare la nave umanitaria rimasta alla fonda davanti ad Arbatax per tutto il giorno, intorno alle 18,45 il comandante ha volto la prua verso il nord dell’isola, con destinazione il porto gallurese dove era previsto l’attracco per questa mattina dopo le 7, considerato che naviga con una velocità di 5-6 nodi orari. A scortarla nella traversata motovedette della capitaneria di porto, e della guardia di finanza di Arbatax. E subito si sono scatenate le polemiche, con il governatore Solinas che attacca il governo e la Lega che annuncia di volere impedire lo sbarco a Olbia.
Da giorni la nave della ong tedesca Sea Eye vaga in cerca di un porto sicuro, con almeno quattro nazioni – Germania, Francia, Malta e Italia – a rimbalzarsi le responsabilità. Inadeguata a sopportare un mare molto mosso, aveva chiesto riparo ad Arbatax dove dalle 10.15 ha stazionato nel punto di fonda assegnatole dall’ufficio circondariale marittimo, comandato dal tenente di vascello Francesco Maria Frasconi, a circa un miglio a dal porto, non lontana dall’Isolotto d’Ogliastra. Chi è passato in gommone o con altri natanti in quel tratto di mare ha parlato di tanti bimbi, molti in braccio alle madri. Sui social, i soliti immancabili e pesantissimi commenti.
Nel primo pomeriggio, quando si è saputo che il Viminale aveva dato il via libera allo sbarco, è intervenuta la ministra Luciana Lamorgese in audizione al Comitato parlamentare di controllo sull'attuazione dell'accordo di Schengen. «Abbiamo dato rifugio e abbiamo sentito anche i Paesi europei, che hanno dato disponibilità a prenderli tutti tranne 25 che dovrebbero rimanere in Italia. Il porto è chiuso, non abbiamo dato il permesso. Ma se la situazione del mare peggiora verrà data la possibilità di sbarcare ben sapendo che, pur facendo i 14 giorni di quarantena, verranno immediatamente dislocati altrove». Subito dopo però, in videoconferenza, si è tenuta una riunione fra il prefetto di Nuoro e forze dell’ordine e il sindaco di Tortotlì-Arbatax, Massimo Cannas, che ha posto in evidenza le tante criticità presenti in relazione a uno sbarco considerato che il porto di Arbatax «è privo delle minime strutture di sostegno e accoglienza; il nostro sistema sanitario è già compromesso dai casi positivi in Ogliastra». E ancora, in Ogliastra non c'è un centro di accoglienza libero per la quarantena, ma soprattutto la Assl di Nuoro non sarebbe in grado di effettuare i tamponi ai migranti in arrivo. A quel punto ecco la decisione del Viminale di scegliere Olbia quale porto di destinazione per la nave.
Il presidente della Regione, Christian, Solinas, ha tuonato contro Roma. «Una decisione presa dal Governo senza consultare la Regione alla quale si chiede un ulteriore sacrificio oltre a quelli determinati dai continui sbarchi nel Sulcis. La concessione dello sbarco a Olbia ai 125 immigrati a bordo della nave Ong dopo il diniego del governo francese non è condivisa». Per Solinas non si comprende «il vero motivo del cambio di destinazione e meno ancora quello dello stazionamento davanti alle coste sarde, anche alla luce del decreto del 7 aprile con cui si è di fatto disposta la chiusura dei porti italiani». Ha anche rimarcato che «nella totale incertezza sulla percentuale di chi sarà reindirizzato verso altri Paesi Ue, e sui tempi con i quali si procederà, si impone dunque un nuovo onere sulla Sardegna e su uno scalo portuale non adeguato e attrezzato per fronteggiare una simile emergenza dagli incerti contorni, anche sanitari».
Da giorni la nave della ong tedesca Sea Eye vaga in cerca di un porto sicuro, con almeno quattro nazioni – Germania, Francia, Malta e Italia – a rimbalzarsi le responsabilità. Inadeguata a sopportare un mare molto mosso, aveva chiesto riparo ad Arbatax dove dalle 10.15 ha stazionato nel punto di fonda assegnatole dall’ufficio circondariale marittimo, comandato dal tenente di vascello Francesco Maria Frasconi, a circa un miglio a dal porto, non lontana dall’Isolotto d’Ogliastra. Chi è passato in gommone o con altri natanti in quel tratto di mare ha parlato di tanti bimbi, molti in braccio alle madri. Sui social, i soliti immancabili e pesantissimi commenti.
Nel primo pomeriggio, quando si è saputo che il Viminale aveva dato il via libera allo sbarco, è intervenuta la ministra Luciana Lamorgese in audizione al Comitato parlamentare di controllo sull'attuazione dell'accordo di Schengen. «Abbiamo dato rifugio e abbiamo sentito anche i Paesi europei, che hanno dato disponibilità a prenderli tutti tranne 25 che dovrebbero rimanere in Italia. Il porto è chiuso, non abbiamo dato il permesso. Ma se la situazione del mare peggiora verrà data la possibilità di sbarcare ben sapendo che, pur facendo i 14 giorni di quarantena, verranno immediatamente dislocati altrove». Subito dopo però, in videoconferenza, si è tenuta una riunione fra il prefetto di Nuoro e forze dell’ordine e il sindaco di Tortotlì-Arbatax, Massimo Cannas, che ha posto in evidenza le tante criticità presenti in relazione a uno sbarco considerato che il porto di Arbatax «è privo delle minime strutture di sostegno e accoglienza; il nostro sistema sanitario è già compromesso dai casi positivi in Ogliastra». E ancora, in Ogliastra non c'è un centro di accoglienza libero per la quarantena, ma soprattutto la Assl di Nuoro non sarebbe in grado di effettuare i tamponi ai migranti in arrivo. A quel punto ecco la decisione del Viminale di scegliere Olbia quale porto di destinazione per la nave.
Il presidente della Regione, Christian, Solinas, ha tuonato contro Roma. «Una decisione presa dal Governo senza consultare la Regione alla quale si chiede un ulteriore sacrificio oltre a quelli determinati dai continui sbarchi nel Sulcis. La concessione dello sbarco a Olbia ai 125 immigrati a bordo della nave Ong dopo il diniego del governo francese non è condivisa». Per Solinas non si comprende «il vero motivo del cambio di destinazione e meno ancora quello dello stazionamento davanti alle coste sarde, anche alla luce del decreto del 7 aprile con cui si è di fatto disposta la chiusura dei porti italiani». Ha anche rimarcato che «nella totale incertezza sulla percentuale di chi sarà reindirizzato verso altri Paesi Ue, e sui tempi con i quali si procederà, si impone dunque un nuovo onere sulla Sardegna e su uno scalo portuale non adeguato e attrezzato per fronteggiare una simile emergenza dagli incerti contorni, anche sanitari».