La Nuova Sardegna

Metano, ora spunta la dorsale a metà: la Sardegna divisa in due

Giuseppe Centore
Metano, ora spunta la dorsale a metà: la Sardegna divisa in due

La sorpresa, come sempre arriva alla fine, ed è di quelle clamorose, ma non inaspettate

11 ottobre 2020
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CAGLIARI. La sorpresa, come sempre arriva alla fine, ed è di quelle clamorose, ma non inaspettate, perché di fatto contraddice non solo le interpretazioni di parte dello studio Rse «il report boccia la dorsale del gas», ma anche il senso profondo dello studio, che diventa meno assertivo e più aperto a ipotesi alternative. È come se gli esperti di Rse si fossero accorti di aver ipotizzato scenari non del tutto realistici e abbiano scelto di lasciarsi una via di fuga. E che fuga.

Al termine di due ore e mezzo di presentazione dello studio, voluto da Arera, l’autorità regolatoria, e realizzato da Rse società pubblica di ricerca, sull’approvvigionamento energetico per i prossimi venti anni in Sardegna, lo stesso amministratore delegato di Rse Maurizio Delfanti, ha voluto chiarire che «non ci sono nello studio barriere per una eventuale esclusione della dorsale del gas», e poi sulla possibile soluzione “intermedia” con la costruzione solo di una parte della dorsale gas da affiancare al trasporto su gomma Delfanti ha replicato che la ricerca «non ha volutamente analizzato scelte intermedie per non perdere di vista la semplicità e l'obiettivo ultimo dello studio, ma si possono esplorare e approfondire soluzioni alternative, anche basate su tratte di rete destinate a servire le zone a maggior densità di consumo».

Come dire che dorsale e trasporto su gomma possono convivere. Una posizione che sicuramente tiene conto delle autorizzazioni arrivate per il tratto sud (da Cagliari a Oristano, dove ci saranno i depositi costieri), comunque illogica industrialmente, di ardua regolazione e inaccettabile politicamente, con una Sardegna divisa in due, e una infrastruttura monca, e, questa sì, non conveniente e dai costi sproporzionati.

Il webinar voluto da Arera è servito però a dare molte risposte ai quesiti che i 36 soggetti interessati hanno formulato.

Imprese pubbliche e private, associazioni, sindacati, istituzioni, movimenti ambientalisti, l’elenco di chi ha chiesto chiarimenti è lungo, così come lunghe e dettagliate sono state le risposte dei tecnici di Rse, che in più punti comunque, e non è certo un caso, rimandano ad ulteriori «approfondimenti», ad altri «studi».

Alla fine è emersa la volontà di rendere lo studio meno «rigido», più «disponibile» a contributi e soluzioni alternative. Chiaramente le basi metodologiche dello studio vengono considerate valide, come l’arco temporale (20 anni) e i consumi futuri, legati allo sviluppo complessivo della Sardegna.

Il commento allo studio valuta «ragionevoli e ottimistici» i fabbisogni alla base dei diversi modelli, che è un po’ come dire «tanto non potete comunque crescere più di un certo tanto, visti i trend storici», e ribadisce che le scelte finali, anche con le osservazioni fatte, rimangono valide.

È stato proprio l’ad di Rse Delfanti, (ordinario di sistemi elettrici al Politecnico di Milano) a illustrare le osservazioni e le risposte di Rse, ribadendo però che «la scelta di installare o meno una dorsale del gas dovrebbe risultare a valle di analisi tecniche quantitative (Rse dice che sotto i consumi globali di 1,5 miliardi di metri cubi di gas/anno la dorsale non conviene, ndr) e non come assunzione iniziale». Anche per il trasporto dell’idrogeno o del biometano la dorsale non è necessaria, sempre secondo Rse. Poi però l’apertura e l’esigenza di valutare «ulteriori aspetti».

@gcentore. ©RIPRODUZIONE RISERVATA

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