La Nuova Sardegna

Gli 11 morti in Cardiologia sei indagati per epidemia

di Luca Fiori
Gli 11 morti in Cardiologia sei indagati per epidemia

Sassari, nel registro della Procura iscritti due dirigenti Ats e quattro Aou

17 ottobre 2020
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SASSARI. È il 16 marzo quando dall’interno del reparto di Cardiologia dell’ospedale civile “Santissima Annunziata” di Sassari medici, infermieri e sindacati lanciano l’allarme - insieme ai parenti dei ricoverati - del primo focolaio di covid in città.

La gestione di quell’emergenza che ha causato undici vittime e decine di contagiati, tra personale sanitario e pazienti, ha portato sette mesi dopo alla chiusura delle indagini, per quella che la Procura della Repubblica di Sassari ha definito solo la prima tranche della maxi inchiesta - seguita in prima persona dal procuratore capo Gianni Caria e dal sostituto Paolo Piras - sulla gestione della diffusione dei contagi nelle strutture sanitarie e nelle case di cura del Sassarese.

Nel registro degli indagati sono finiti i dirigenti del sistema sanitario in carica fra marzo e maggio di quest’anno, quando lo tsunami del covid trova Sassari impreparata.

Il focolaio nel reparto di Cardiologia con i primi 26 positivi tra pazienti e operatori, si allarga infatti al resto dell’ospedale e della città. Arriva subito nelle residenze per anziani, Casa Serena e la Rsa San Nicola, mietendo più di 50 vittime. A Casa Serena il primo caso positivo si registra tra il 17 e 18 marzo. Ma per fare i tamponi a tutti gli ospiti bisogna aspettare il 25, quando arrivano i medici dell’esercito. I numeri sono impressionanti: 63 positivi su 140 ospiti, più della metà degli operatori, che vengono quasi tutti mandati a casa.

Per quello che accadde nel reparto di Cardiologia tra marzo e aprile ieri mattina la Procura di Sassari ha notificato l’avviso dei conclusione delle indagini al coordinatore dell’Unità di crisi dell’Area socio sanitaria di Sassari Fiorenzo Delogu, sassarese di 66 anni, al quale sono contestati i reati di “rifiuto di atti d’ufficio, morte e lesioni da altro delitto ed epidemia colposa”.

Secondo le indagini, condotte dai carabinieri del Nas di Sassari e dagli ispettori del servizio Spresal, durante la gestione iniziale dell’emergenza Delogu «rifiutava indebitamente l’effettuazione del test molecolare – si legge nel capo d’imputazione della Procura – al medico Sara Falconi e al paziente Antonio Branca e per la mancata rilevazione della positività al test del medico Cheti Ros e proprio del paziente Branca, con conseguente ritardo di diagnosi e terapia al personale sanitario e ai pazienti contagiati, che cagionava – si legge ancora nel capo d’accusa – la morte di Branca per polmonite bilaterale da Sars-Cov 2 e insufficienza respiratoria, il 15 marzo 2020».

L’ottantunenne risulterà la prima vittima del covid in città, la seconda dell’isola in quella giornata di metà marzo in cui perse la vita anche un 42enne di Cagliari con una moglie e un figlio piccolissimo da crescere.

Nel reparto di Cardiologia dal 15 marzo al 12 aprile dopo Antonio Branca persero la vita altre dieci persone ricoverate. Nell’inchiesta della Procura di Sassari per far luce su cui decessi sono finiti anche il direttore generale dell’Aou, Nicolò Orrù, oristanese di 63 anni, che deve rispondere di “contravvenzioni di norme a tutela della sicurezza dei lavoratori, omicidio colposo plurimo, epidemia colposa”. Secondo gli inquirenti Orrù «non avrebbe fornito ai lavoratori della Struttura Complessa di Cardiologia – si legge nel capo di imputazione – i necessari dispositivi di protezione individuale in numero idoneo e non avrebbe assicurato al personale una formazione sufficiente e adeguata sul rischio biologico». Tra gli indagati anche il direttore del Servizio Acquisizione beni e servizi dell'Aou Ivana Teresa Falco, cagliaritana di 54 anni, accusata di “omicidio colposo plurimo ed epidemia colposa” per «non aver fornito ai lavoratori i necessari dispositivi di protezione individuale in numero idoneo – scrive la Procura – cagionando, per la diffusione del virus, la morte degli undici pazienti».

Il direttore della Struttura complessa Affari generali dell’Aou Antonio Solinas, sassarese di 61 anni, deve rispondere invece di “omicidio colposo plurimo ed epidemia colposa” per «non aver assicurato ai lavoratori della Struttura Complessa di Cardiologia – sostengono gli inquirenti – una formazione sufficiente e adeguata sul rischio biologico». Bruno Contu, direttore sanitario dell’Aou, ozierese di 67 anni, è accusato invece di “omicidio colposo plurimo ed epidemia colposa”, per non aver «assunto iniziative presso la direzione generale – scrive la Procura – non assicurando al personale di Cardiologia condizioni igienico-organizzative per il contenimento del rischio biologico».

Stesse accuse per il commissario straordinario dell’Ats Sardegna, Giorgio Steri, cagliaritano di 67 anni, al quale viene contestato di non aver «provveduto a effettuare gli acquisti dei dispositivi di protezione individuale necessari – si legge nel capo d’imputazione – cagionando la diffusione del virus».

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