La Nuova Sardegna

A Sassari, l’app Immuni è muta: i dati non vengono aggiornati

A Sassari, l’app Immuni è muta: i dati non vengono aggiornati

L’ufficio Igiene pubblica non inserisce i codici dei contagiati, i parenti non ricevono le notifiche

17 ottobre 2020
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SASSARI. Anche sul versante tracciamenti, per l’Ats sta diventando sempre più arduo risalire la corrente. Il monitoraggio, per mancanza di personale o di risorse, si sta fermando ai primi anelli della catena dei contatti. Le segnalazioni sono diverse, e sono fatte da persone che in qualche modo hanno interagito con soggetti risultati positivi, ma che l’Ats non ha mai contattato. Sebbene le persone figurassero nell’elenco dei contatti. Insomma la mappatura dei potenziali contagi viene eseguita più a sentimento che nel rigoroso rispetto dei protocolli. L’ultimo esempio riguarda il centro di accoglienza Pagi. Diversi contatti non sono stati avvisati, ma anche alcuni luoghi di lavoro in cui prestano servizio gli ospiti della struttura, non sono stati monitorati e sanificati dall’Ats.

La cosa ancora più grave, però, è un’altra: a Sassari, ma probabilmente anche in buona parte dell’isola, il database dell’applicazione Immuni non viene aggiornata dal servizio igiene pubblica. Talmente oberato di lavoro per gli screening quotidiani, da non aver tempo da dedicare all’inserimento dei codici. Anche in questo caso le segnalazioni sono diverse. Parenti che hanno scaricato l’app, entrati in contatto con un congiunto risultato positivo al tampone, che ha trasmesso all’Ufficio Igiene Pubblica il proprio codice Immuni, a distanza di 10 giorni stanno ancora aspettando la notifica da parte dell’applicazione.

Ed è un vero peccato che in Sardegna si sprechi una risorsa potenzialmente preziosa. Infatti l’isola è tra le regioni più virtuose: è passata in un mese dal 9° al 4° posto per percentuale di download in rapporto alla popolazione. Il 31 agosto nemmeno un sardo su 10 (il 9,4%) aveva installato l’app sul suo smartphone, ora l’isola è passata al 15,1%, sopravanzata solo da Abruzzo (15,9%), Toscana (15,7%) ed Emilia Romagna (15,5%). (lu.so.)
 

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