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SASSARI. Gli avvocati sono già al lavoro e in queste settimane prenderanno corpo le varie linee difensive. Ieri però è stato il giorno del silenzio e della riflessione sia da parte dei dirigenti...

18 ottobre 2020
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SASSARI. Gli avvocati sono già al lavoro e in queste settimane prenderanno corpo le varie linee difensive. Ieri però è stato il giorno del silenzio e della riflessione sia da parte dei dirigenti della sanità indagati per epidemia e omicidio colposo plurimo, sia da parte dei familiari delle undici persone decedute per il covid contratto in Cardiologia.

A marzo il coronavirus era una minaccia sottovalutata e sconosciuta, non c’era esperienza diretta su come fronteggiarlo, e quando ha dato la prima spallata all’interno del Santissima Annunziata, bisognava prendere decisioni rapide ed efficaci. Questo era lo scenario il 16 marzo, quando il reparto di Cardiologia si è trasformato in un terribile focolaio. La lente della Procura si è posata da subito su quel cluster e le informazioni di garanzia non sono esattamente un fulmine a ciel sereno.

La fortezza che avrebbe dovuto proteggere la città dal virus, a marzo si era trasformata nel principale veicolo di diffusione. Un cortocircuito dietro il quale, secondo gli inquirenti, si cela l’errore umano. Dapprima le denunce contro ignoti per epidemia colposa e omicidio plurimo, e successivamente le accuse . Infine i nomi e i cognomi dei presunti responsabili: il coordinatore dell’Unità di crisi di Sassari Fiorenzo Delogu, il direttore Generale dell’Aou Nicolò Orrù, la direttrice del settore Acquisti Ivana Falco, il dirigente del settore Affari generali Antonio Solinas, il direttore sanitario dell’Aou Bruno Contu e il commissario straordinario dell’Ats Giorgio Steri. A tutti, e a vario titolo, viene contestata una inefficace gestione dell’emergenza che ha innescato un focolaio all’interno del Santissima Annunziata e che si è esteso successivamente all’interno delle rsa e delle case di riposo. L’ospedale, infatti, si è trasformato nell’arco di qualche settimana in un pericoloso cluster. Il pm Paolo Piras, a fine marzo aveva lanciato una sorta di anatema contro i manager della sanità, puntando il dito contro su una gestione e una condotta, che agli occhi del magistrato è parsa subito scellerata. Piras aveva già usato la parola “reato”, perché all’interno del Santissima Annunziata in quelle settimane drammatiche i protocolli di sicurezza, secondo lui, non venivano rispettati. Si tratta naturalmente solo della prima fase di una inchiesta destinata a ulteriori sviluppi. Il procuratore Gianni Caria infatti sta lavorando su altri fascicoli aperti, che si concentrano sulla propagazione del virus all’interno di Casa Serena e poi nella rsa San Nicola. In tutto si conteranno più di 50 vittime. Ad allargare il corposo fascicolo Covid, c’è anche il caso del decesso del chirurgo Marco Spissu.

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