La Nuova Sardegna

Solinas: «Polo aeroportuale fondamentale per il nord»

di Roberto Petretto
Solinas: «Polo aeroportuale fondamentale per il nord»

Il presidente della Regione Solinas guarda con favore all’operazione  «Resta il rammarico per la conclusione di un importante ciclo storico»

24 ottobre 2020
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SASSARI. L’operazione che rivoluziona il mondo degli aeroporti sardi e che, soprattutto, chiude un’epoca storica coincisa con la presenza e le azioni dell’Aga Khan nell’isola, non era certo sconosciuta nei palazzi della Regione, impegnati in questa settimana nell’emergenza della pandemia. Infatti l’annuncio della cessione della quota Alisarda all’interno di Geasar non ha certo sorpreso il presidente della Giunta, Christian Solinas: «Sicuramente il soggetto acquirente è solido, affidabile. Si tratta di una società che ha la gestione di scali importanti e che offre garanzia per lo sviluppo delle politiche aeroportuali nell’isola, in un momento complesso e difficile anche per il comparto aeronautico. Un settore in cui la pandemia ha determinato conseguenze pesantissime. L’impegno espansivo manifestato dalla società è indicativo di una volontà di realizzare un piano industriale serio nel territorio».

Si chiude un ciclo, non senza rimpianti: «Ci resta, dall’altro lato - dice ancora Solinas -, il rammarico per la conclusione di un ciclo storico che ha avuto come protagonista l’Aga Khan. Con la cessione della quota di Alisarda nella società di gestione, si conclude un lungo percorso che ha visto stagioni esaltanti nella Costa Smeralda, nel nord est della Sardegna e che ha dato un contributo importante nello sviluppo economico del settore nell’isola».

Sta nascendo un polo aeroportuale nel nord Sardegna che si contrappone a quello del sud, monopolizzato da Cagliari: «Sicuramente un’unica proprietà dei due scali determinerà integrazioni e ottimizzazioni funzionali che spingeranno il sistema aeroportuale del nord dell’isola. Una situazione nuova, alla quale guardiamo con grande interesse, un volano per lo sviluppo del territorio e uno stimolo anche per il polo aeroportuale di Cagliari che potrebbe persino stabilire delle sinergie nei rapporti con gli scali del nord. Sinergie che possano portare a un progressivo recupero del traffico perso in questi mesi di grave crisi».

L’ottimizzazione delle risorse potrebbe creare una situazione di rischio per uno dei due scali del nord? Solinas lo esclude: «Assolutamente no. Esistono tanti esempi virtuosi, nel Mediterraneo e non solo, di isole anche più piccole della Sardegna, con un minore appeal, che hanno un numero maggiore di aeroporti che garantiscono un servizio maggiore. Spero che l’investimento previsto vada nel verso dello sviluppo».

Tempo fa si è parlato dell’ipotesi di un terzo aeroporto nel nord, a metà strada tra i due esistenti. Fanta-aeronautica? «Ogni affermazione va contestualizzata nello scenario globale - dice Solinas -: in queste condizioni sarebbe già un grande risultato mantenere gli aeroporti esistenti».

Che ruolo avrà la Regione in questa operazione? «Sarà un soggetto regolatore che può programmare linee di sviluppo, ben distinte dalla gestione che deve essere e restare imprenditoriale. La Regione, come ha sempre fatto, non mancherà di supportare nell’ambito delle proprie competenze, ogni serio piano di sviluppo che preveda incremento del traffico aereo con una benefica ricaduta sull’economia sarda».

Anche la Fondazione di Sardegna avrà un ruolo importante in questa operazione: «È vero, la Fondazione si conferma soggetto importante nelle operazioni industriali e economiche dell’isola - ammette Solinas -. Investe in settori stragegici che danno alla Sardegna prospettive e potenzialità. Quindi guardiamo con estremo interesse alle iniziative della Fondazione».

Quando si uscirà dalle secche? «Per rispondere a questa domanda ci vorrebbe un chiaroveggente, non un presidente di Regione. Il percorso è ancora impegnativo e richiama tutti a un grande senso di responsabilità, in modo che mondo, non solo la Sardegna, possa uscire da questa pandemia. Dobbiamo cercare di preservare il sistema economico e produttivo perché dobbiamo arrivare vivi alla fine di questa crisi».

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