La Nuova Sardegna

«Lo spettacolo non deve finire»

di Paolo Curreli
«Lo spettacolo non deve finire»

Venerdi i presìdi degli operatori del settore. Nell’isola redditi per 41 milioni

28 ottobre 2020
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SASSARI. Chi pensa che il settore dello spettacolo sia una fetta marginale del lavoro si deve ricredere davanti alla nitidezza dei numeri pubblicati dall’Inps: nell’isola nel 2019 le giornate retribuite sono state 539.460 e hanno prodotto reddito per 41.178.446 euro coinvolgendo 5.267 addetti. Un settore in crescita – i lavoratori dello spettacolo sardi erano 3.999 nel 2015 – che ha alimentato la buona abitudine dell’arte dal vivo.

«Ma non bisogna dimenticare il sommerso», sottolinea Diletta Mureddu segretaria regionale della Slc Cgil. «Il lavoro sommerso – aggiunge Mureddu – è invisibile ma esiste e farebbe cambiare notevolmente i numeri di cui stiamo parlando. Il silenzio intorno a un settore importante come quello della cultura e dello spettacolo non è più accettabile. Il sindacato chiede attenzione e interventi urgenti per i tanti addetti rimasti senza lavoro, senza ammortizzatori e senza indennità. Per questo venerdì si svolgeranno davanti alle Prefetture i presidi organizzati da Slc-Cgil, Fistel-Cisl e Uilcom-Uil nazionali per denunciare l’assenza di una prospettiva e sollecitare la ripartenza. A Cagliari le categorie regionali sono impegnate nell’organizzazione della protesta in piazza Palazzo dalle 10 alle 13».

Gli stagionali in Sardegna nel 2019 sono stati 1.049, i dipendenti 3.942, quelli a tempo indeterminato 1.258, a tempo determinato 2.690, gli autonomi 1.325. La prima ondata in primavera ha blindato le sale annullando tutti gli spettacoli. Eventi che, oltre l’artista sul palco, animatori e conduttori, coinvolgono numerose professionalità: tecnici luci e del suono, scenotecnici, sarti e costumisti, truccatori e parrucchieri. Competenze più a stretto contatto con gli artisti, per arrivare a un indotto più lontano dalle luci del palcoscenico anche autotrasportatori, magazzinieri e comunicatori degli uffici stampa e della pubblicità. Durante la quarantena si è cercato di non interrompere il contatto col pubblico, di non spezzare il filo con produzioni in streaming. «Ma quella è tutta un’altra cosa che può servire nell’emergenza – dice Diletta Mureddu –. Niente può sostituire l’evento dal vivo». Spettacolo dal vivo vuol dire, alberghi, ristoranti, biglietti aerei, tutta una serie di spese da anticipare per gli organizzatori e denaro che circola nel territorio. Dopo il lockdown l’attività è ripresa con coraggio e una pignola attenzione alle regole che ha dato risultati ottimi, nella risposta del pubblico e nel contenimento della pandemia: distanziamento, sanificazione e comportamento corretto da parte di tutti. Ottimismo; fino all’ultimo Dcpm. Fausto Siddi, attore nel cinema (“Il figlio di Bakunin”) nel teatro (cofondatore tra le altre cose della compagnia Actores Alidos) e referente regionale Slc Cgil per gli attori: «i numeri parlano tristemente: nel Paese ammonta a 64 milioni di euro la perdita di introiti stimata in un mese (biglietti e ingressi) fino alla chiusura del Dcpm il 24 novembre. Il settore è a rischio chiusura».

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