La Nuova Sardegna

Discoteche a Ferragosto: ipotesi di epidemia colposa

di Mauro Lissia
Discoteche a Ferragosto: ipotesi di epidemia colposa

Inchiesta della Procura di Cagliari dopo le dichiarazioni di Cocciu a Report

11 novembre 2020
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CAGLIARI. L’amministrazione regionale sapeva che il rischio di allargare il contagio c’era, ma lasciare aperte ancora per qualche serata le discoteche della Gallura significava salvare contratti onerosi con dj di fama internazionale. Da questa ammissione inconsapevole del consigliere regionale olbiese Angelo Cocciu, resa a Report e andata in onda lunedì scorso, non poteva che nascere un’inchiesta giudiziaria annunciata fin dall’altra sera, appena conclusa la trasmissione che ha sollevato una straordinaria ondata d’indignazione sui social network.

La ragione è comprensibile anche a chi non è uno specialista del diritto penale: quei due giorni di ritardo sulla chiusura generalizzata delle discoteche, spiegati da Cocciu come il risultato di una scelta sofferta ma calcolata, potrebbero aver provocato decine di morti e di ammalati di Covid in Sardegna e nella penisola, con il Billionaire di Flavio Briatore nella spiacevole posizione di epicentro del contagio. La prova generale di quanto l’isola sta vivendo oggi.

L’ipotesi investigativa di partenza è quella di epidemia, una fattispecie prevista all’articolo 438 del codice penale. Fino al 1944 questo reato era punito con la morte o con l’ergastolo, ma solo nel caso in cui il responsabile avesse provocato direttamente la diffusione dei germi patogeni. La Procura di Cagliari richiama invece la forma colposa, indicata all’articolo 452, che comporta una pena da tre a dodici anni di carcere nel caso sia stato cagionato il decesso di più persone. La contestazione non riguarda la volontà (il dolo) ma la negligenza, un atto di negligenza talmente grave da offrire campo libero al temibile virus.

Per adesso il fascicolo d’inchiesta è iscritto a carico di ignoti, in attesa che l’indagine affidata dal procuratore capo Maria Alessandra Pelagatti al gruppo di sostituti capeggiato dall’aggiunto Paolo De Angelis metta insieme quanto basta a definire gli eventuali profili penali oppure produca una richiesta di archiviazione. Epidemia colposa ma non solo, a sentire le indiscrezioni che circolano sulle decisioni assunte a mezzogiorno e mezzo di ieri in un faccia a faccia di venticinque minuti tra Pelagatti e De Angelis: dopo l’acquisizione del servizio pubblicato nell’edizione di ieri della Nuova Sardegna il primo atto d’indagine del pool di magistrati incaricato – Daniele Caria, Guido Pani e Enrico Lussu - sarà la richiesta di esibizione agli uffici regionali del parere firmato dal Comitato tecnico scientifico (Cts) sull’opportunità di chiudere le discoteche per prevenire assembramenti a rischio o di prorogarne l’apertura con precauzioni di vario tipo. Il consigliere Dario Giagoni ha confermato a Report che il documento esiste, il presidente Solinas ha dichiarato nell’aula di via Roma di aver «sentito il Comitato». La Procura chiarirà il dubbio a tutti e a questo accertamento fondamentale è legata l’ipotesi di falso ideologico di cui hanno parlato i due magistrati. Per adesso gira un ordine del giorno, il numero 39 dell’11 agosto, che definisce le posizioni politiche trasversali dei dodici onorevoli firmatari. Si chiedeva al governo regionale di valutare la possibilità di lasciar lavorare ancora un po’ le discoteche dell’isola, accettando il rischio di diffondere il contagio pur di limitare le perdite economiche del settore. I nomi: Franco Mula (Psd’Az), Angelo Cocciu (Forza Italia), Michele Cossa (Riformatori), Francesco Mura (Fratelli d’Italia), Dario Giagoni (Lega), Roberto Caredda (Misto), Gianfilippo Sechi (Udc), Giuseppe Meloni (Pd), Valter Piscedda (Pd), Gianfranco Ganau (Pd), Roberto Deriu (Leu) e Daniele Cocco (Leu). Ma quello che conta è il parere degli scienziati: se c’è verrà acquisito, altrimenti saranno sentiti i componenti del Cts per capire se in prossimità di quel nefasto 11 agosto hanno detto qualcosa a Solinas oppure no. Il dato certo è che il presidente della giunta ha firmato in quelle ore un’ordinanza grazie alla quale Briatore e gli altri gestori delle discoteche estive hanno avuto via libera sino a Ferragosto. È stato il ministro della salute Roberto Speranza a imporre quarantott’ore più avanti lo stop alle danze, mettendo fine a situazioni di pericolo sanitario denunciate in quei giorni da tutti i media del Paese. Quanto è accaduto dopo è ben noto a tutti: la Sardegna è passata da regione Covid free a focolaio d’Italia, con il fuggi fuggi dalla Costa Smeralda e da Carloforte, altro centro colpito dall’epidemia estiva, in direzione della penisola e il brusco ritorno verso lo spettro del lockdown. In ultimo polemiche a non finire sull’andirivieni di decisioni e relative conseguenze sullo stato dell’epidemia.

Ma c’è dell’altro: le indagini della Procura dovranno servire a far luce sulle pressioni che alcuni consiglieri regionali avrebbero subìto perché la chiusura delle discoteche venisse scongiurata. A confermarle a Report è stato il consigliere Giovanni Satta, che ha parlato di numerose telefonate arrivate anche da parte di colleghi del consiglio regionale. Se le pressioni si siano verificate e perché si siano verificate sono interrogativi che preoccupano e che offrono alla Procura spunti di approfondimento piuttosto interessanti.

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