La Nuova Sardegna

La diplomazia sventa lo scippo del Cannonau

di Pasquale Porcu
La diplomazia sventa lo scippo del Cannonau

Verso una soluzione per evitare che il nome possa essere usato fuori dall’isola

19 novembre 2020
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SASSARI. Guerra del Cannonau, si va verso una soluzione. Ci riferiamo all'allarme lanciato qualche mese fa, quando una norma europea se fosse stata applicata non avrebbe più “blindato” vitigni storici come il nostro Cannonau e avrebbe concesso il diritto a usare il nome del vino più identitario per l’isola anche a produttori di altre regioni italiane. Un serrato lavoro di diplomazia ha cercato di rimediare al problema e ora, se non ci saranno altri intoppi, il prossimo incontro tra Stato e Regioni dovrebbe portare all'approvazione di una legge che salverà, oltre al vitigno sardo, altri dieci vitigni tradizionali italiani.

A dare fuoco alle polveri, nel cuore dell'estate, era stata la richiesta di adeguamento del decreto ministeriale del 13 agosto 2012, al nuovo regolamento Ue numero 33/2019 e alla legge 238/2016 che comporta in particolare la modifica dell’allegato 1 contenente l’elenco delle varietà di vite o sinonimi distintivi costituenti una Dop, il quale prevedeva la dicitura “La protezione si applica al nome intero, compresi i suoi elementi costitutivi, purché siano di per se distintivi”.

«Non sono protetti, stando a quella norma, gli elementi non distintivi o generici di una Dop o di una Igp. Il nuovo regolamento non prevedeva più la frase relativa – dice Mariano Murru, presidente dell'Assoenologi Sardegna – e quindi il Ministero delle politiche agricole e forestali ha ritenuto di eliminare dall’elenco 11 Dop tra le quali ce ne sono cinque sarde: Cannonau di Sardegna; Nuragus di Cagliari; Nasco di Cagliari; Girò di Cagliari; Sardegna Semidano».

In particolare, quando si pensa a un Cannonau, è automatico associare solo l’immagine della Sardegna e del suo centro, e nient’altro. Non può essere l’articolo di una norma a cambiare la realtà. «Tra questi vitigni più esposti – precisa Murru – c’è anche e soprattutto il Cannonau, diffuso e commercializzato in altre regioni con altri sinonimi e che gode di grande interesse da parte dei Consorzi di tutela e dei produttori, per la maggiore notorietà e quindi appetibilità commerciale rispetto ai sinonimi equivalenti ( Tocai rosso, Alicante, Gamay del Trasimeno)».

Ma dopo le polemiche dei mesi scorsi, è probabile che si vada verso una svolta. «Siamo soddisfatti per il risultato raggiunto – ha commentato ieri Mariano Murru – anche a fronte dell’impegno riposto nei mesi scorsi nel rendere partecipi i produttori, i consorzi di tutela, le associazioni di categoria, le istituzioni e la stampa, coinvolgendoli nell’obiettivo comune della salvaguardia di alcuni dei più importanti vitigni tradizionali della nostra isola».

«Questi vitigni – commenta l'Assoenologi Sardegna – costituiscono spesso una sorta di memoria storica di un territorio, si tramandano di generazione in generazione divenendo un punto di riferimento, un’identificazione del territorio stesso e rappresentano, come nel caso delle vecchie vigne ad alberello, dei veri e propri musei a cielo aperto e formidabili veicoli di turismo enologico-culturale».

Si tratterebbe quindi di un risultato significativo «perché – spiega l’associazione – è stato messo nuovamente in risalto il concetto di “tradizionalità” del vitigno, ponendo le basi per un lavoro scientifico, ma anche storico e sociologico che possa definire ancora meglio il legame tra l’ambiente, il vitigno e l’opera dell’uomo. Ma forse il risultato storico più importante è quello di essere finalmente riusciti a riunire l’intera filiera per il raggiungimento di un obiettivo comune. Abbiamo remato convinti tutti nella stessa direzione e siamo riusciti a far valere i nostri diritti conquistando un grande risultato. Un esempio da ripetere per cercare di risolvere le problematiche che il comparto si trova ad affrontare soprattutto in questo momento difficile, creando i presupposti per una rapida ripresa».
 

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