La Nuova Sardegna

Moby Prince, nuovo appello a Mattarella

Moby Prince, nuovo appello a Mattarella

I familiari delle vittime: basta con i silenzi di 30 anni, ci aiuti a conoscere la verità

26 novembre 2020
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SASSARI. I parenti delle 140 vittime della Moby Prince non si arrendono. Lo hanno detto non appena è stata emanata la sentenza che di fatto esclude risarcimenti per loro, e lo ribadiscono ora con una nuova lettera indirizzata al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ai presidenti di Camera e Senato, Roberto Fico ed Elisabetta Casellati, e al ministro della Giustizia Alfonso Bonafede. «Pochi giorni fa abbiamo ricevuto l’ennesimo schiaffo giudiziario – scrivono Loris Rispoli, presidente della associazione 140, Luchino e Angelo Chessa, presidente e presidente onorario della associazione 10 Aprile-familiari vittime Moby Prince onlus –. Il magistrato fiorentino a cui è stata affidata causa civile sulla strage del Moby Prince, anche su richiesta dell’avvocatura di Stato, ci ha risposto: no, è tutto prescritto. Il giudice non ha tenuto in nessuna considerazione le Conclusioni e il lavoro della commissione parlamentare, anzi ha sollevato molti dubbi sul ruolo della politica che non può sostituirsi alla magistratura». I familiari si rivolgono alle più alte cariche dello Stato affinché intervengano per “correggere” quello che a loro avviso (e non solo loro) è un errore della magistratura. «Siamo entrati nelle aule di tribunale certi che quella frase “la legge è uguale per tutti” non avesse solo un valore simbolico ma reale ed invece siamo stati trattati non da vittime ma da questuanti – attaccano –. Sono passati 30 anni da quella tragica notte in cui 140 persone, uomini donne e bambini, sono stati lasciati lentamente a bruciare e soffocare, senza che nessuno prestasse, né organizzasse soccorso. Finalmente una ommissione, quella di inchiesta del Senato, ha accertato e scritto che la vita a bordo per alcuni è durata molte ore e quindi siamo di fronte a una strage non casuale, ma piena di responsabilità. Chiediamo con dolore, ma con dignità, che ci vengano date delle risposte – è l’appello a Mattarella, Fico, Casellati e Bonafede. Non possiamo più tollerare i silenzi di trent’anni; il muro di omertà che si è frapposto fra noi e la verità deve finalmente cadere. Voi siete la massima espressione di questo Paese e della sua classe politica. Spetta a voi verificare e correggere quegli errori, di cui sono piene indagini e sentenze; siete e dovete essere la voce critica di un Paese che non può continuare a vedere morire i propri figli nel silenzio e nell’indifferenza. Noi siamo e saremo qui – concludono – in attesa di una Verità e di una Giustizia, che troppo abbiamo atteso, ma continuiamo a credere nelle Istituzioni e vi chiediamo di mettere fine a questo Dolore».



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