La Nuova Sardegna

Zola, dolore e silenzio: «Come quando muore uno della famiglia»

Il fantasista di Oliena ha giocato per due anni con Diego «Ero come una spugna: cercavo di assorbire da lui»

26 novembre 2020
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SASSARI. «È un giorno triste, è come se se ne fosse andato uno di famiglia». Gianfranco Zola lascia che il telefono squilli all’infinito e rompe il suo silenzio solo attraverso un sms. Poche parole, che definiscono lo stato d’animo di chi ha avuto Maradona come compagno di squadra in una fase cruciale della sua carriera.

El Pibe de Oro e Magic Box, una strana coppia nata nel 1989, quando Diego era già Dio e Zola era soltanto un promettente ma semisconosciuto fantasista arrivato al Napoli dopo avere fatto faville in serie C con la Torres.

Il folletto di Oliena ha raccontato di recente proprio su queste colonne allo scrittore Marcello Fois un aneddoto legato al loro primo incontro. «Quando arrivò, io sembravo uno scemo, ero talmente emozionato, non sapevo cosa dire, penso di aver detto anche qualche stupidaggine, poi alla fine si mise a ridere… sembravo un bambinetto, quella era l’emozione che provavo per un personaggio come lui».

Un’emozione che si è tramutata in voglia di migliorare e di apprendere qualsiasi tipo di segreto da un campione di quel livello. «Lui era il mio riferimento principale – ha detto ancora Zola, che è stato compagno di squadra di Maradona per due stagioni –. Anzi era oltre: il mio Hemingway. Chiaramente l’aver avuto l’opportunità di lavorare con lui mi ha aperto un mondo nuovo. È stato una fonte di insegnamento importante, un po’ come può essere per te uno scrittore che ti ispira e guida per le cose importati. Quando andai a Napoli, avevo 22 anni, dalla serie C, dalla Torres, ero veramente una spugna… la differenza l’ha fatta la mia capacità mentale, aperta, affamata, pronto agli insegnamenti. Sono stati anni fondamentali».

Per gli sportivi dalla memoria lunga, l’episodio simbolo del loro rapporto risale alla stagione 1989-’90: contro l’Atalanta Zola parte titolare con la maglia numero 10, Maradona (non al meglio) va in panchina. Il campioncino di Oliena gioca una gara da antologia e segna il suo primo gol in serie A: all’81’ Bigon chiama fuori Zola e lo sostituisce proprio con Maradona, che prima di entrare in campo si gira verso il pubblico e chiede l’applauso per il suo compagno. L’ovazione del San Paolo, in quel pomeriggio di dicembre è la prima consacrazione di Zola ai massimi livelli. (a.si.)

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