La Nuova Sardegna

Dighe da completare via ai cantieri flash per chiudere i lavori

di Claudio Zoccheddu
Dighe da completare via ai cantieri flash per chiudere i lavori

Intesa tra ministero e sindacati per l’inizio dei turni h24 Ma c’è il rischio che l’isola possa essere esclusa in extremis

13 dicembre 2020
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SASSARI. Le richieste sono partite da almeno un anno, le risposte non sono ancora arrivate. Eppure, dopo l’accordo tra il ministero delle Infrastrutture e i sindacati, siglato 48 ore fa, l’isola potrebbe recuperare il tempo perduto e offrire possibilità di lavoro che, su scala nazionale, vengono calcolate in circa 20mila nuove buste paga. Le regole arrivano dal “Decreto Semplificazioni” e sono relative alle infrastrutture che hanno accumulato forti ritardi nell’iter di realizzazione e che, una volta commissariate, potranno essere completate con cantieri aperti 24 ore su 24 che prevedono 3 squadre di operai al lavoro per 8 ore ciascuna, comprese domeniche e festivi, che quindi potrebbero richiedere una abbondante iniezione di manodopera. Per il momento sono state individuate una cinquantina di opere in tutta Italia, con la Sardegna che partecipa al piano con nove infrastrutture idriche da completare o mettere in sicurezza. Il grosso dell’elenco nazionale riguarda strade e ferrovie, ma non prevede, ad esempio, il completamento della Sassari-Olbia.

L’elenco. Nella lista delle 50 opere tuttora in animazione sospesa che potrebbero subire una netta accelerata già dai prossimi giorni figura il completamento dell’ampliamento della diga di Maccheronis (Nu), il completamento delle dighe di Monti Nieddu e di Medau Aingiu (Ca), il completamento della diga di Cumbidanovu (Nu). Poi ci sono le infrastrutture da mettere in sicurezza, come le dighe cantoniere sul Tirso (or), sul Rio Olai (Nu), sul Rio Govossai (Nu), sul Rio Mannu di Pattada e Monte Lerno (Ss) e di Monte Pranu sul Rio Palmas (Or).

I problemi. Dietro all’immediata cantierabilità delle opere ci sono alcune zone d’ombra. Dopo il patto tra il ministero e i sindacati sarebbe proprio il premier, Giuseppe Conte, ad aver manifestato l’intenzione di limare la lista degli interventi riducendo la lista delle infrastrutture da 50 a 40. Una sforbiciata netta che non riguarderebbe le infrastrutture stradali e ferroviarie comprese nell’elenco. Il rischio che la mannaia del Governo cada proprio sulle dighe della Sardegna è dunque molto concreto. Il periodo di suspance, però, è destinato a durare pochi giorni perché la decisione dovrebbe arrivare già la prossima settimana, quando la lista verrà completata con i crismi dell’ufficialità e con i nomi dei commissari che permetteranno un lavoro più agile e veloce. Il secondo elemento di incertezza deriva dalla qualità della comunicazione tra l’assessorato ai Lavori pubblici della Regione e il ministero delle infrastrutture. La richiesta di commissariamento per la conclusione dei lavori nelle dighe è una vecchia storia per l’assessorato. La risposta, invece, era e resta un’incognita dato che non è mai arrivata: «La Regione ha chiesto da oltre un anno il commissariamento di alcune opere, tra cui le dighe, ma non ha mai ottenuto risposte», spiega Alberto Piras, commissario dell’Enas. La risposta attesa da tempo potrebbe essere quindi dietro l’angolo, sempre che le dighe dell’isola non vengano escluse dall’elenco. Per il momento, Piras non nasconde una certa soddisfazione: «Anche se vorrei essere sicuro che i poteri concessi ai nuovi commissari siano reali».

I finanziamenti. I denari per la realizzazione dei lavori, però, non sono a rischio. Si tratta di soldi già disponibili - l’intesa prevede l’accelerazione di lavori già finanziati e appaltati - che provengono da linee di finanziamento diverse tra loro che spesso prevedono la compartecipazione della Regione. Non sono a rischio, ad esempio, gli 8 milioni stanziati per il miglioramento della sicurezza idraulica della diga di Monte Pranu o i 7 pronti per la manutenzione della diga di Monte Lerno. Il problema è tutto nei tempi. Lo ricorda anche il commissario dell’Enas: «I lavori di completamento della diga di Maccheronis sono iniziati dieci anni fa». È solo un esempio ma la dice lunga sulla necessità di dare un’accelerata.

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