Scorie in Sardegna? È proibito dall’Ispra
Il centro ricerche di Porto Conte fornisce il parere tecnico che sbarra la strada all’ipotesi della Sogei. La Regione dirà no
28 gennaio 2021
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SASSARI. L’idea della Sardegna trasformata nella pattumiera delle scorie radioattive nazionali non piace a nessuno, ma il fronte del no ha adesso un argomento in più per sostenere le sue ragioni sui tavoli dei ministeri dell’Ambiente e delle Attività produttive. E’ di ieri la consegna alla Regione del parere scientifico che la Giunta aveva chiesto ai tecnici del centro ricerche del parco naturale di Porto Conte. E la relazione non lascia margini di dubbio. «In Sardegna un sito di stoccaggio delle scorie nucleari è precluso dall'Ispra, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale» ha chiarito il direttore del parco Mariano Mariani. L’assessorato regionale alla Tutela dell’ambiente, che aveva sollecitato il parere tecnico, ha adesso argomenti concreti per formulare le osservazioni da trasmettere alla Sogin, la società che ha reso nota la mappa dei territori potenzialmente adatti ad ospitare il deposito includendo 14 siti divisi tra Oristanese e alto Campidano.
La relazione, che analizza singolarmente la situazione di tutte le aree individuate nell'isola, afferma che nessuna di loro è idonea sulla base della “guida tecnica” varata dell’Ispra, che esclude la realizzazione di discariche di materiale radioattivo in territori in cui siano presenti «aree naturali protette identificate ai sensi della normativa vigente».
«Le fondamentali esigenze di tutela e conservazione sono strettamente legate a un'area di influenza più ampia dei confini stretti dell'area protetta di riferimento - ha spiegato Mariano Mariani –. Le stesse condizioni di conservazione dipendono anche dalle interconnessioni fra le aree protette e la possibilità di corridoi ecologici fra loro, alle condizioni di reciproca influenza che caratterizzano in Sardegna le superfici del sistema delle aree protette di Rete Natura 2000», nonché «alla prossimità delle aree protette ai siti individuati», che pertanto, «non possono essere idonei ad accogliere rifiuti radioattivi». E’ un no perentorio e nelle dieci pagine di contributo alla consultazione pubblica avviata dall'assessorato, i tecnici di Casa Gioiosa osservano che «gli approfondimenti della Sogin prescindono da questo tipo di valutazioni». Al contrario, «gli uffici del Parco hanno elaborato sito per sito puntuali riscontri oggettivi che evidenziano le forti relazioni di prossimità dei siti con le aree protette regionali e la loro non idoneità ad accogliere rifiuti radioattivi». La conclusione dell’analisi non si limita a “bocciare” il possibile arrivo delle scorie ma «colma la lacuna delle indagini fatte della Sogin». Una bella zeppa per ministero che si aggiunge, e rafforza, il coro di no che si e levato, unanime, dall’isola. La Regione e decine di comuni hanno già espresso la loro contrarietà e così hanno fatto le associazioni ambientaliste, i sindacato e perfino la Chiesa. Una mobilitazione che tiene anche di un referendum popolare che ha deciso - con una maggioranza bulgara, di dichiarare l’isola “nuclear free”. (a.l.)
La relazione, che analizza singolarmente la situazione di tutte le aree individuate nell'isola, afferma che nessuna di loro è idonea sulla base della “guida tecnica” varata dell’Ispra, che esclude la realizzazione di discariche di materiale radioattivo in territori in cui siano presenti «aree naturali protette identificate ai sensi della normativa vigente».
«Le fondamentali esigenze di tutela e conservazione sono strettamente legate a un'area di influenza più ampia dei confini stretti dell'area protetta di riferimento - ha spiegato Mariano Mariani –. Le stesse condizioni di conservazione dipendono anche dalle interconnessioni fra le aree protette e la possibilità di corridoi ecologici fra loro, alle condizioni di reciproca influenza che caratterizzano in Sardegna le superfici del sistema delle aree protette di Rete Natura 2000», nonché «alla prossimità delle aree protette ai siti individuati», che pertanto, «non possono essere idonei ad accogliere rifiuti radioattivi». E’ un no perentorio e nelle dieci pagine di contributo alla consultazione pubblica avviata dall'assessorato, i tecnici di Casa Gioiosa osservano che «gli approfondimenti della Sogin prescindono da questo tipo di valutazioni». Al contrario, «gli uffici del Parco hanno elaborato sito per sito puntuali riscontri oggettivi che evidenziano le forti relazioni di prossimità dei siti con le aree protette regionali e la loro non idoneità ad accogliere rifiuti radioattivi». La conclusione dell’analisi non si limita a “bocciare” il possibile arrivo delle scorie ma «colma la lacuna delle indagini fatte della Sogin». Una bella zeppa per ministero che si aggiunge, e rafforza, il coro di no che si e levato, unanime, dall’isola. La Regione e decine di comuni hanno già espresso la loro contrarietà e così hanno fatto le associazioni ambientaliste, i sindacato e perfino la Chiesa. Una mobilitazione che tiene anche di un referendum popolare che ha deciso - con una maggioranza bulgara, di dichiarare l’isola “nuclear free”. (a.l.)