Carciofaie piegate da due mesi di piogge Calo tra il 40 e il 70%
Coldiretti: disastro anche nel settore agrumi e orticoli Cereali, semina rinviata e ormai fuori tempo massimo
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SASSARI. I campi di carciofi allagati sono il simbolo del disastro, con perdite che vanno dal 40 al 70%, ma rappresentano solo una parte del dramma che due mesi di pioggia quasi ininterrotta hanno provocato all’agricoltura sarda, già messa a dura prova dall’emergenza sanitaria che ha mandato a picco l’economia e fermato alcuni settori economici strettamente collegati, come ristorazione e ricettività. Ma Coldiretti Sardegna ricorda anche i prodotti orticoli di stagione, gli agrumi, gli erbai e la cerealicoltura, con le semine che vengono rinviate di settimana in settimana e il forte rischio che la stagione venga compromessa.
In evidenza però i carciofi, nei quali la Sardegna è terza in Italia per produzione dopo Puglia e Sicilia e che finiscono soprattutto nella grande distribuzione del nord Italia. Già il lockdown – ricorda l’organizzazione –, con la chiusura totale di marzo e aprile scorso aveva colpito pesantemente il mercato del carciofo, con la chiusura dei mercati rionali e del settore Horeca, costringendo gli agricoltori a lasciare sul campo le produzioni tardive. Ci furono milioni di euro di perdite, che vanno a sommarsi a quelle di fine anno e del primo mese del 2021, con la nuova serrata per la ristorazione.
Le perdite riguardano i circa 12mila ettari di carciofaie dalla Bassa Valle del Coghinas al Sulcis passando per il Medio Campidano. «Nella Bassa Valle del Coghinas la stagione è ormai compromessa – dice Antonello Deiana, presidente di Coldiretti Viddalba – abbiamo perso il 70% del prodotto per asfissia radicale e per botrite, dovuta alla troppa umidità». «Nel Sulcis le perdite sono del 40-50% – dice Tobia Desogus, presidente di Coldiretti Masainas – i campi sono perennemente allagati. E anche se le produzioni sono al minimo, il prezzo pagato al produttore è sotto la media (-50%) a causa del Covid che sta chiudendo tutti gli sbocchi commerciali».
Nel settore agrumi le perdite sono stimate intorno al 40% con punte del 70 e anche del 100%, come per le clementine. I campi allagati oltre danneggiare gli erbai stanno compromettendo la cerealicoltura: «Non possiamo seminare – dice Paolo Floris, Coldiretti Sanluri – Il tempo delle semine è passato». Il presidente di Coldiretti Sardegna, Battista Cualbu ribadisce «la necessità di interventi straordinari per adattare l’agricoltura al nuovo clima» i cui cambiamenti «stanno condizionando l’agricoltura e vanno a sommarsi ai danni dovuti al Covid. Ogni anno dobbiamo fare la conta dei danni che non ha mai meno di sei zeri. Adesso i guai sono dati dalle troppe piogge, ma qualche mese fa il problema era inverso».
«I questa situazione di emergenza – dice il direttore Luca Saba – le aziende agricole continuano a subire anche una burocrazia lenta e nemica delle imprese. In questi giorni gli agricoltori, già in difficoltà per i danni dovuti ai cambiamenti climatici e al Covid, devono rinnovare le assicurazioni per i loro campi ma non hanno ancora ricevuto il rimborso di Agea previsto per fine anno. Questo in molti casi li costringerà a rinunciare alle assicurazioni e pagarne salatamente le conseguenze». (a.palmas)
In evidenza però i carciofi, nei quali la Sardegna è terza in Italia per produzione dopo Puglia e Sicilia e che finiscono soprattutto nella grande distribuzione del nord Italia. Già il lockdown – ricorda l’organizzazione –, con la chiusura totale di marzo e aprile scorso aveva colpito pesantemente il mercato del carciofo, con la chiusura dei mercati rionali e del settore Horeca, costringendo gli agricoltori a lasciare sul campo le produzioni tardive. Ci furono milioni di euro di perdite, che vanno a sommarsi a quelle di fine anno e del primo mese del 2021, con la nuova serrata per la ristorazione.
Le perdite riguardano i circa 12mila ettari di carciofaie dalla Bassa Valle del Coghinas al Sulcis passando per il Medio Campidano. «Nella Bassa Valle del Coghinas la stagione è ormai compromessa – dice Antonello Deiana, presidente di Coldiretti Viddalba – abbiamo perso il 70% del prodotto per asfissia radicale e per botrite, dovuta alla troppa umidità». «Nel Sulcis le perdite sono del 40-50% – dice Tobia Desogus, presidente di Coldiretti Masainas – i campi sono perennemente allagati. E anche se le produzioni sono al minimo, il prezzo pagato al produttore è sotto la media (-50%) a causa del Covid che sta chiudendo tutti gli sbocchi commerciali».
Nel settore agrumi le perdite sono stimate intorno al 40% con punte del 70 e anche del 100%, come per le clementine. I campi allagati oltre danneggiare gli erbai stanno compromettendo la cerealicoltura: «Non possiamo seminare – dice Paolo Floris, Coldiretti Sanluri – Il tempo delle semine è passato». Il presidente di Coldiretti Sardegna, Battista Cualbu ribadisce «la necessità di interventi straordinari per adattare l’agricoltura al nuovo clima» i cui cambiamenti «stanno condizionando l’agricoltura e vanno a sommarsi ai danni dovuti al Covid. Ogni anno dobbiamo fare la conta dei danni che non ha mai meno di sei zeri. Adesso i guai sono dati dalle troppe piogge, ma qualche mese fa il problema era inverso».
«I questa situazione di emergenza – dice il direttore Luca Saba – le aziende agricole continuano a subire anche una burocrazia lenta e nemica delle imprese. In questi giorni gli agricoltori, già in difficoltà per i danni dovuti ai cambiamenti climatici e al Covid, devono rinnovare le assicurazioni per i loro campi ma non hanno ancora ricevuto il rimborso di Agea previsto per fine anno. Questo in molti casi li costringerà a rinunciare alle assicurazioni e pagarne salatamente le conseguenze». (a.palmas)