In otto anni i centri storici sardi hanno perso oltre 200 negozi
La crisi morde le attività commerciali al dettaglio. In crescita solo bar e ristoranti, ma questo prima del Covid
SASSARI. Sassari ha perso, dal 2012 al 2020, 77 negozi passando da 491 a 414 esercizi di commercio al dettaglio. Nel centro storico di Carbonia hanno chiuso 26 aziende, da 270 a 244. Iglesias registra ugualmente un saldo negativo dal 2012 al 2020 le imprese del commercio al dettaglio passano da 213 a 186. Lanusei perde solo 6 imprese, passando da 87 a 81. A Nuoro si spengono 61 insegne e in centro storico le attività passano da 374 a 314. Oristano perde 30 esercizi riducendo le vetrine da 469 a 439.
A poco valgono i dati positivi di Cagliari (+29) e Olbia (+2), il saldo complessivo è negativo: i centri storici delle città coinvolte perdono 214 negozi. Sono alcuni dei dati di un report di Confcommercio in collaborazione con il Centro Studi delle Camere di Commercio Tagliacarne con focus sui centri storici su tredici tipologie di azienda. In generale crescono solo farmacie, alimentari, negozi elettronica e tabacchi. Crollano tutte le altre 9 categorie: mobili, ferramenta, carburanti, vestiario e calzature, libri e giocattoli, esercizi non specializzati e ambulanti.
I dati su imprese ricettive bar e ristoranti sono positivi (ma ora il Covid li sta mettendo sotto pressione fortissima) per la maggior parte delle città del campione: Cagliari rispettivamente +47 e +96; Carbonia rispettivamente +5 e +8; Iglesias rispettivamente +5 e +17; Lanusei rispettivamente +2 e +4; Olbia rispettivamente +18 e +53; Oristano rispettivamente +10 e +19 Nuoro è l'unica città che registra un andamento positivo per il mondo del ricettivo (+10) ma non per i pubblici esercizi, la somministrazione perde 9 attività.
In Sardegna inoltre, a differenza del resto dello stivale, i dati non sono incoraggianti neanche per le aree urbane diverse dal centro storico. I saldi sono negativi per Cagliari (-80) Carbonia (-4) Iglesias (-9) e Sassari (-124). (ANSA).